mercoledì 28 gennaio 2015

"La vittima è sempre colpevole" di Stefano D'Anna

Una gag del muto

Il ponte di una nave in una gag di Charlot. Un passeggero, un omaccione imponente e baffuto, ha un piede vistosamente fasciato. Fa fatica a camminare. Il viso è una maschera di dolore. Soffre. Arriva Charlot, il naso in aria; fischietta e avanza dondolando mentre ruota nell’aria il suo inseparabile bastone. In noi spettatori la trappola dell’umorismo è già scattata. Sadicamente, pregustiamo quello che sta per accadere. Charlot gli passerà sul piede. Poi ci ripasserà sopra con altri pestoni, tutti involontari ma che faranno ballare l’omaccione su un piede solo con ululi di dolore. Chi ha la responsabilità di quella sofferenza?


Un animale sta attraversando la foresta. Dietro sta lasciandosi una traccia odorosa di morte. Perde sangue da una ferita. Il predatore appare e lo aggredisce. Potrebbe la preda dire: che giornata sfortunata? come mai mi accade questo? perché proprio a me?


I mondiali di calcio

sono stati per noi un laboratorio unico per lo studio del vittimismo. Una squadra con i più grandi fuoriclasse del mondo, e con essa un intero paese, l’Italia, è sembrata più impegnata a trovare il pretesto per giustificare una sconfitta temuta che a cercare in sé la forza per vincere. Il caso della nazionale italiana, come dimostrerà questo articolo, è sintomatico della nostra incapacità di scoprire la sconfitta prima ancora che l’ingiustizia di arbitri e guardalinee la materializzi. E’ quella che gli anglosassoni chiamano una “self-fulfilling profecy”. Una profezia che si avvera per il fatto stesso di essere stata annunciata. Siamo più impegnati a cercare le giustificazioni alla sconfitta che già sentiamo dentro, e che già è in marcia verso di noi, piuttosto che riconoscerla ed eliminarla.

L’oracolo di Delfi
Un uomo si sveglia e avverte un senso di angoscia, sente paura, ha ansietà. E’ questo l’oracolo di Delfi, la voce della Pizia. Se fossimo capaci di ascoltarla, di ascoltarci, sapremmo che quel canto di dolore sta annunciando gli eventi che sono già in marcia sul tapis roulant del tempo-spazio. Avremmo il tempo per porvi rimedio, per prevenirli, scongiurarli. Ma l’educazione che abbiamo ricevuto da maestri di sventura e profeti del disastro, non ci ha insegnato a guardarci dentro, a scoprire la sconfitta prima che si manifesti. La sconfitta, come il successo, procede dall’interno all’esterno. Ma noi non lo sappiamo. Così anneghiamo con un caffè le nostre paure ed entriamo nel mondo con le ferite aperte. Né più né meno di quell’animale che perde liquido vitale e lascia dietro di sé la traccia che gli farà incontrare il predatore.

L’esistenza è una nostra invenzione.
Nessun evento può accadere esternamente ad un uomo senza il suo consenso, sia pure inconsapevole. Nulla può occorrergli senza prima attraversare la sua psicologia.
Il pensare è quindi potentissimo.
Quelli che poi chiamiamo fatti, gli eventi, le esperienze e tutti i possibili accadimenti della vita sono stati d’essere già in marcia per andare incontro a chi si è messo in sintonia. Gli stati sono eventi in attesa dell’occasione propizia per verificarsi. La qualità delle nostre emozioni, l’ampiezza dei nostri pensieri, gli stati d’animo che viviamo in questo stesso istante, stanno decidendo cosa si manifesterà nel visibile, la natura degli eventi che si materializzeranno nella nostra vita.
L’esistenza è una nostra invenzione. Come tale dipende interamente da noi.

Uno stato permanente di sconfitta

A tutte le latitudini ed in tutti i tempi l’uomo sembra aver ricevuto questa stessa, identica, descrizione di se stesso e del mondo. A questo stato permanente di sconfitta, che è radicato in tutte le società umane ed è esteso a tutte le culture, abbiamo dato il nome di Victim Consciousness.
Solo apparentemente un uomo si augura bene, prosperità, salute. Se potesse osservarsi e conoscersi interiormente ascolterebbe invece dentro di sé la recita pressoché continua di un canto di negatività, come di una preghiera di sventura fatta di preoccupazioni, di immagini malate, dell’attesa di eventi terribili, probabili ed improbabili....

I due binari della vita
L'essere è fatto di stati e la vita di eventi. La nostra esistenza quindi corre parallelamente su due binari: quello degli eventi che sono la successione di avvenimenti della nostra vita così come ci vengono incontro sul tapis roulant del tempo-spazio, e quello degli stati che sono i moti dell'animo, i moods, gli stati d'essere che si succedono dentro di noi, in modo quasi
sempre inavvertito. La storia personale di un uomo è quindi orizzontalmente fatta di eventi e verticalmente fatta di stati. Tuttavia la gente pensa alla propria vita e la racconta come se fosse costituita soltanto di eventi esterni.

Il pensiero è creativo
Che sia positivo o negativo, il pensiero dell’uomo è sempre creativo e trova puntualmente l’occasione per materializzarsi. I nostri pensieri, come inviti scritti di nostra mano, spediti e poi dimenticati, attraggono gli eventi corrispondenti. Al tempo dovuto, quando neanche più ci pensiamo, circostanze, incontri, accadimenti, problemi ed incidenti, cadute e fallimenti, si presentano al nostro uscio, ospiti indesiderati eppure a lungo, oscuramente, evocati.  Solo la disattenzione ai nostri stati, che sono la vera origine di quegli eventi, ce li fa apparire improvvisi, inaspettati.
Stati ed eventi sono perciò la stessa cosa. Gli stati si producono nell’essere di ogni uomo, gli eventi si manifestano nella sua vita, nel tempo, e sembrano prodursi indipendentemente dalla sua volontà. In realtà siamo noi che li abbiamo intensamente invocati, inconsapevolmente creati.

Più veloci dell’occhio
E’ convinzione comune che siano gli eventi esterni a condizionare le nostre attitudini e a determinare i nostri stati d'animo. Un fatto si verifica, facciamo un incontro o riceviamo una notizia, e noi crediamo che lo stato psicologico che avvertiamo, di irritazione, di ansia o di sorpresa, di gioia o di infelicità, sia un effetto, una conseguenza di quell’avvenimento, di quell’incontro, di quella notizia. Allo stesso modo che, fino all'invenzione della fotografia, è stato impossibile determinare l’esatta successione degli zoccoli nel galoppo del cavallo, essendo i suoi movimenti più veloci dell'occhio, così pensieri, emozioni, percezioni, sensazioni, come lampi elettronici, attraversano le misteriose foreste dei nostri neuroni a velocità vicine a quella della luce e sembra impossibile stabilire la corretta successione temporale in connessione agli accadimenti esterni.

martedì 20 gennaio 2015

"Il Nuovo Testamento come manuale di management interiore." di Andrea Bertuzzi

Il Nuovo Testamento come manuale di management interiore. La lezione di economia dal Vangelo che Stefano D’Anna aveva tenuto sulle pagine di Monsieur nel 2013 è diventata un libro.
Con testi inediti e spunti di riflessione sull’Integrità, unico strumento per cambiare le sorti del mondo.

Se le idee di una società si amplificano, se il suo sistema dei valori si innalza, se la visione dell’umanità si evolve, anche l’economia si arricchisce. "La chiave è l’Integrità!". Stefano D’Anna era convinto che questa fosse l’unica risorsa necessaria alla leadership, il solo strumento per cambiare
la società. Per rivoluzionare il mondo, infatti, è necessario rivoluzionare solo il proprio essere, un percorso tortuoso che tuttavia ti consegna in mano le chiavi per accedere a qualsiasi Sogno. Stretto da una morsa non più sostenibile, come succede a molti di noi, intrappolato in una vita divenuta
estranea al suo universo interiore, D’Anna aveva trovato anni fa la via dell’indipendenza attraverso
la riconquista della propria Integrità, come ha raccontato nell’appassionante libro La scuola degli
dei e sulle pagine di Monsieur. Ma quando è mancato, nel settembre scorso, aveva lasciato nel cassetto un progetto. «Dopo aver raccolto i suoi scritti e gli appunti, articoli e servizi, con onore, gioia, amore e cura del dettaglio, abbiamo unito le parti di un tutto», spiega Francesca Del Nero, editrice del primo libro postumo dello scrittore, Lezioni di Economia dal Vangelo, a cura di Rita Valente Picardi, con la prefazione di Franz Botré (21 euro, Efdien Publishing; ordinabile come gli altri di D’Anna su www.schoolfordreamers.com).

mercoledì 14 gennaio 2015

"E' tempo di realizzare il sogno" di Stefano D'Anna

«Ricordi quel ‘sogno’ ad occhi aperti? È tempo di realizzarlo! È tempo di creare una Scuola per sognatori, dove i giganti dell’economia ameranno insegnare.»
Quelle parole, che negli anni seguenti avrei letto mille volte, stavano contagiandomi, conquistandomi, innamorandomi. Esse mi avrebbero sostenuto e dato forza nei tanti momenti di difficoltà che avrei incontrato nel corso di quell’impresa.
«Tutto ciò che conta ed è reale in un uomo è invisibile − enunciò − Così in economia. C’è una verticale all’asse dell’economia, un piano di ordine superiore, un mondo delle idee e dei valori morali da cui i fatti economici dipendono.»
Mi fece rilevare come, ancora oggi, condizioni di sottosviluppo e di stagnazione economica sono associate a un sistema di valori di tipo arcaico. Queste condizioni di sottosviluppo sono soltanto l’altra faccia di un problema che nelle economie evolute si manifesta attraverso fatti patologici e malattie sociali.
«È quindi nel mondo invisibile delle idee, dei valori ideologici e morali, della filosofia e del linguaggio, che troviamo l’origine, il motore dei fatti che si proiettano visibilmente nel mondo dell’economia e del business.
…Oltre le piramidi dell’industria… oltre i grattacieli della finanza…dietro tutto quello che vedi e tocchi, dietro tutto quello che di utile, di bello, di vero ha conquistato l’umanità… all’origine di ogni intuizione, di ogni raggiungimento scientifico… c’è sempre il sogno di un uomo… di un individuo…
All’individuo, alla sua preparazione, dedica ogni tuo respiro! Mettilo al centro di ogni attenzione. La massa è un fantasma… un meccanismo influenzato da tutto ed ogni cosa… Non ha fede, non ha una volontà propria… non può creare… E, difatti, non ha mai creato nulla. La sua funzione, la ragione della sua esistenza, è distruggere. L’individuo e la folla sono le due facce di una stessa realtà, i pistoni di uno stesso motore. L’individuo crea, la folla distrugge.
Sta a te decidere a cosa appartenere. L’individuo è l’unica realtà… è il sale della Terra.»
Per il Dreamer le uniche limitazioni sono nell’Essere. Povertà e guerre sono il riflesso di una coscienza di scarsità, di una logica conflittuale. Saranno cancellate dal pianeta solo quando le avremo sradicate dall’individuo.
«Fonda una Scuola per individui, una Scuola senza confini… Raccogli i sognatori di tutto il mondo… senza distinzione di nazionalità, di colore, di credo, di censo… Una Scuola dove il soggetto più importante da studiare è se stesso, dove la capacità di fare e di agire sono il risultato più concreto
dell’amarsi dentro.»
Le Sue parole fluivano veloci ed io stentavo a registrarle. Più che parlare, il Dreamer stava dettando. Quando me ne accorsi, sentii aprirsi una ferita. Mi sentii umiliato… mi stava trattando come un amanuense. Una punta di risentimento, il brontolio di una lamentela cupa e muta, montarono dalla melma dell’Essere senza che potessi farci nulla. Più di ogni cosa, mi esasperava quella Sua totale mancanza di riguardo per lo sforzo cui mi stava obbligando per tenerGli dietro. Sembrava che lo
facesse apposta…
«Smettila e scriviii!» ordinò con voce terribile il Dreamer, interrompendo all’istante quel corso di pensieri e la sequela di stati d’animo in cui stavo avvitandomi. Quell’urlo del Dreamer arrivò provvidenzialmente ad afferrarmi sull’orlo della china, mentre già scivolavo nella acque stigie
dell’autocommiserazione, dell’accusa, della lamentela.
«Scrivi!» ripeté. La Sua voce si era ridotta ad un sibilo ancora più terrificante dei Suoi urli.
«Questo libro è per sempre! Un giorno saprai che la tua vita ha avuto un senso solo perché hai incontrato Me, che scrivere le Mie parole è la sola ragione per cui sei nato.»
Questo intervento del Dreamer ebbe la forza di liberarmi. In un istante mi sentii terso e leggero, come un cielo d’estate spazzato dal maestrale. Come sempre, le bacchettate del Dreamer erano terapeutiche; avevano il potere di eliminare la zavorra, di spazzare via dall’Essere ogni inquinamento. Intanto aveva ripreso il Suo discorso, in un normale tono di voce.
«Le scuole e le Università della prima educazione, anch’esse insegnano a sognare» disse, e lasciò trascorrere una breve pausa. Poi in tono amaramente ironico aggiunse:
«Ma il sogno che proiettano è la scarsità… il loro insegnamento è la dipendenza, il dubbio, la paura, il limite… Dietro la maschera della loro presunta erudizione, nascondono il dolore ed un canto incessante di sconfitta.»
Ora non stava più rivolgendosi a me, ma a generazioni di futuri studenti, oltre l’illusoria barriera del tempo. Le sue idee potenti e rivoluzionarie stavano plasmando la missione della Scuola, il suo
destino, scorrendo come linfa nelle sue radici.
«Ogni conoscenza proveniente dal mondo esterno, dagli altri, qualunque teoria o metodo, può essere una base di partenza, ma dovrà essere abbandonato per poter andare oltre e raggiungere un più alto
livello di intelligenza.
È tempo di lasciarsi alle spalle ogni insegnamento, ideologia, disciplina,
libro o idea, ogni parola scritta, e tuffarsi nelle acque profonde del Sé, alla ricerca della verità, della propria unicità.
Solo in questo modo potrai superare ogni ostacolo, liberarti da ogni ipnotismo, diventare padrone di tutto e ogni cosa.»

                                                 Prossimi eventi della School for Dreamers:
                                            http://lnx.schoolfordreamers.com/calendario-eventi/





Lezioni di Economia dal Vangelo
il nuovo libro si Stefano D'Anna a questo link:
http://lnx.schoolfordreamers.com/lezioni-di-economia-dal-vangelo/

martedì 6 gennaio 2015

"Se io fossi il ministro dell’istruzione…del pianeta!" di Francesca Del Nero

“L’uomo ordinario non sogna, obbedisce ciecamente a un racconto ipnotico dell’esistenza. Ha dimenticato la sua unicità, la sua natura di creatore. Perché non ha accesso a se stesso. Non si
conosce!...”
Il libro La Scuola degli Dei di Stefano D’Anna dal quale sono stati estratti alcuni brani “ è la storia della ‘rinascita’ di un uomo comune, epitome di una umanità decaduta, sconfitta. Il suo viaggio di ritorno all’essenza è un nuovo esodo alla ricerca dell’integrità perduta. La prima condizione per intraprendere questo viaggio è la consapevolezza del proprio stato di schiavitù.
La radice, la causa prima di tutti i problemi del mondo, dalla povertà endemica di intere regioni del pianeta alla criminalità ed alle guerre, è che l'umanità pensa e sente negativamente. Le emozioni negative governano il mondo che conosciamo. Esse sono irreali eppure occupano ogni angolo della nostra vita. Per cambiare il destino dell'uomo bisogna cambiarne la psicologia, il suo sistema di convinzioni e di credenze. Bisogna estirpare dal profondo la tirannia di una mentalità conflittuale,
fragile, mortale. La malattia più temibile del pianeta non è il cancro né l'Aids, ma il pensiero conflittuale dell’uomo. È questo l’architrave su cui poggia la visione ordinaria del mondo, il vero
killer planetario.”
Ne ho prelevato alcuni passaggi perché intendo divulgare a macchia d’olio, senza tregua e senza perdere nemmeno una occasione questo libro di cui sono l’editore. Un libro per sempre che ha cambiato la mia vita e quella di migliaia di persone nel mondo che è alla base della filosofia della School for Dreamers, una Scuola dell’Essere, una Scuola del capovolgimento che porto avanti insieme ad un team di persone connesse allo stesso Sogno. E’ una missione che perseguo con tutta la mia anima, energia, amore e impiegando ogni risorsa necessaria. Il Sogno della sua espansione mi guida instancabilmente e incessantemente. E ne sono felice,costantemente felice!
La Scuola per sognatori pragmatici ha il grande obiettivo di ispirare le persone ad un risveglio, l’Umanità ha urgente bisogno di prendere coscienza della necessità di un cambiamento di frequenza, pena il baratro sull’orlo del quale consapevolmente o meno tutti ci troviamo. Intendo partire dal concetto di uomo ordinario per poi arrivare a delineare che cosa sia necessario fare per capovolgere la visione dell’ordinarietà e produrre intenzionalmente felicità per tutti come la risorsa più disponibile ma anche più nascosta e insidiosa da reperire.
ORDINARIO, dal latino ORDINARIUS, da ordo-ordinem. Che sta nell’ordine delle cose, che si fa regolarmente, che avviene di solito. Dal significato di consueto, comune, viene poi quello di
grossolano, di poco conto, alquanto ignobile. Il vocabolario ci conduce attraverso il suo significato etimologico e ci evidenzia il carattere principale di questo aggettivo. Riportando queste indicazioni all’Uomo di cui ci occupiamo esse svelano senza fatica anche le caratteristiche di un uomo ordinario. Egli vive per lo più meccanicamente, sostanzialmente rapito dalla descrizione del mondo che gli è stata raccontata. La vita è fatica, è sofferenza, è sforzo con qualche momento di gioia e quando va
molto bene di felicità. L’uomo ordinario è mediocre, normalmente esegue un copione non suo, intrappolato in schemi obsoleti, pregiudizi e idee di seconda mano. Non conosce se stesso e non conosce di conseguenza il motivo per cui ha scelto ( perché l’anima ha scelto) di venire ad abitare
questo pianeta, questa valle di lacrime. Può vivere anche un’esistenza intera senza porsi domande o
qualora se le ponga difficilmente trova risposte esaustive. A volte cerca ma non trova, né nella famiglia né nel sistema educativo, soluzioni cui possa aggrapparsi per capovolgere questa visione assai triste dell’esistenza. Alte volte addirittura crede di trovare la felicità nelle cose che
riesce a possedere e accumulare, nelle situazioni che in qualche modo riesce a creare. Il suo sguardo è sempre rivolto all’esterno. Non ha una direzione, non sa cosa ama fare, non ama quello che fa e la vita si riduce infine a un cercare di arrabattarsi per sopravvivere quindi soddisfare sostanzialmente i bisogni primari. Come se fossimo ancora all’età della pietra.
Ma davvero è tutto qui? Davvero è questo l’unico modo di vivere possibile? E’ questo il destino che l’uomo ha scelto? Una sana ribellione alberga per fortuna nel cuore di molti, sempre più in ogni angolo anche remoto della terra. Eh si perché non può essere tutto qui? Che senso avrebbe vivere
una vita perlopiù in uno stato d’ansia, di paura, di disagio e di sofferenza. Voi direte: questi sono quesiti millenari! Si, è così ma quel che c’è di nuovo è che la nostra epoca, quella in cui ci troviamo qui e ora, per la prima volta nella storia dell’Umanità esige qualcosa di più alto. L’energia è cambiata a livello planetario e molti sono pronti a entrare in un nuovo paradigma dell’esistenza, molti si stanno preparando, stanno studiando e applicando leggi e principi di un’ esistenza felice.
Se fossi il ministro dell’istruzione del nostro Paese o di una qualsiasi Nazione del nostro straordinario Pianeta andrei a sovvertire tutto il sistema educativo sin dal giardino d’infanzia. Direi basta a un sistema che propone con ripetitività esasperante ciò che non può più funzionare con le nuove generazioni che stanno nascendo, se mai avesse funzionato con la mia generazione o con quella delle mie figlie, dei nostri giovani. Lascerei solo alcune materie oggi conosciute come fondamentali
quali l’apprendimento impeccabile della propria lingua e di almeno altre due da imparare altrettanto impeccabilmente. Manterrei la matematica a un livello intermedio, la letteratura, la geografia, la filosofia, la fisica quantistica nei suoi concetti base e infine la storia. Si, la storia raccontata diversamente per toglierci dall’ipnosi collettiva che tutto debba per forza ripetersi. Una storia nuova in cui si narrino i grandi eventi abbandonando inutili dettagli e concentrandosi sulle cause, sulle motivazioni del ripetersi incessante di guerre già vinte e già perse da milioni e milioni di persone lungo il corso delle varie epoche per mettere in luce che nulla è mai cambiato perché l’uomo non è cambiato continuando come ancora è ad essere guidato dalle emozioni negative, dal desiderio di sopraffazione, di prevaricazione, dall’assenza di rispetto per la dignità dell’altro. In una parola
dall’assenza di amore. Introdurrei lo studio dei grandi pensatori di tutti i tempi e dei sognatori del passato e del presente, andrei a mettere in luce quali sono le leggi e i principi cui si sono ispirati, che li hanno guidati; inserirei programmi che sostengano la creatività nel fare, nel dipingere, nel suonare uno strumento, nel cantare, nello scrivere. Infine inserirei a gran voce lo studio di se stessi e del
proprio sogno, delle leggi universali che sono incontrovertibili come lo è quella della gravità che non conosciamo e quindi non possiamo usare. Insegnerei come raggiungere concretamente i propri obiettivi e offrirei strumenti pratici affinché all’uscita dalla Scuola i nostri giovani siano davvero preparati a vivere la vita che hanno scelto. Allora sì, la scuola diventerebbe un luogo di crescita
autentico dove tutte le facoltà umane nella loro globalità sarebbero espresse e sviluppate con l’obiettivo di predisporre l’umanità alla felicità. Nel sistema vigente il corpo viene per lo più
relegato a svolgere una qualche attività sportiva, non se ne insegna per nulla la miracolosità. Non si parla, se non in casi rarissimi, della necessità che ha di essere nutrito e non iper nutrito, che il cibo è energia e che è meglio si tratti di energia pulita. Non si accenna nemmeno al fatto che anche il cervello ha bisogno di un nutrimento sano, alto, che non è stato concepito per appiattirsi su
programmi televisivi che intendono solo conformarci tutti come un grande gregge guidato da un
fantomatico pastore senz’anima. Che l’equilibrio tra uomo, natura e mondo animale va mantenuto, va alimentato. La mente poi viene sorretta da schemi obsoleti, pesanti che spengono la fantasia e la gioia di apprendere. Andare a scuola troppo frequentemente è senza una motivazione profonda, senza
passione, entusiasmo, senza gioia né allegria. Della parte emozionale dell’individuo, di quella parte invisibile che guida inconsapevolmente tutta la sua esistenza nessun accenno, nessuno strumento, nessuna comprensione.
Assumerei un esercito di Coach qualificati che stimolino ogni bambino e ogni giovane attraverso l’arte di fare domande incentivandoli a trovare soluzioni uniche per ottenere risultati, azione e concretezza adatte a ognuno di loro. Introdurrei un battaglione di healer di alto livello per far sì che sin da subito i bambini si rendano conto della loro energia, che la possano usare per l’auto guarigione, che la possano impiegare per guarire gli altri, che ne conoscano il potere. Un’armata di professionisti del respiro, della meditazione e dell’uso della visualizzazione come strumenti necessari e semplici per stare bene, per mettere a fuoco il proprio Sogno e manifestarlo in realtà. Da ultimo introdurrei filosofi e teologi illuminati che abbiano compreso lo scopo ultimo dell’Uomo, che abbiano abbandonato le barriere fittizie che credono ancora in Dio, Allah, Budda etc come entità diverse, come opposti gli uni agli altri, come fossero detentori di verità separate, quando invece la verità è Una. Dio è dentro di noi e non importa come si chiama, Dio è Uno e noi tutti siamo Uno con lui.
Ecco, così immagino la Nuova Scuola, la Scuola della Nuova Era, in cui si preparino le Nuove cellule dell’Umanità. Un’Umanità che ha abbandonato le credenze malate, l’affidarsi continuo alla parola Impossibile, che finalmente abbia capito e fatto proprie le verità millenarie del Vangelo in cui era già tutto scritto e non ha saputo leggere. Un’Umanità che comprenda che il male non esiste, che così come lo abbiamo creato lo possiamo trasformare in opportunità, una Umanità che sperimenti che ogni dolore può diventare amore. Un’Umanità guarita, sana e felice. Le conseguenze di un tale sistema educativo a livello sociale ed economico non sono nemmeno immaginabili ma di sicuro sono
straordinarie, prodromi di un cambiamento epocale. Sono pronta, il programma è articolato, serio, concreto, dettagliato. In una parola : Un Sogno pragmatico.
Oggi accade invece che si arriva a trenta, quaranta, cinquant’ anni ed oltre per cominciare il Viaggio vero della propria esistenza. Si cominciano percorsi di crescita personale, più o meno seri, alla ricerca di una qualche comprensione superiore. Qualcosa che aiuti a districarsi dal groviglio in cui ci si ritrova appiattiti, assenti e imprigionati senza riuscire a capire nella pratica come fare a uscirne, come fare a riappropriarsi della propria divinità, della propria forza creatrice, quella che abbiamo ma che abbiamo dimenticato di possedere. Spenti,stanchi, soli, spesso ammalati profondamente nell’anima e
quindi poi nel corpo, il nostro veicolo su questa terra, siamo come zombie allo sbando, guidati da fili invisibili. Abbiamo quindi di fronte due schieramenti: un mondo che “cerca” etichettato per lo più con la bolla dell’esoterismo e un mondo immutabile, sempre uguale a se stesso, per lo più senza morale, etica e Integrità, chiamato business.
“Il Business sarà la religione planetaria, la religione delle religioni. È nel Business, più che nei conventi, più che nelle moschee o negli ashram, che gli uomini sono impegnati in uno sforzo titanico
verso gradi più alti di responsabilità. È nel business che sta avvenendo la trasformazione di avversità e difficoltà in propellente per il viaggio verso la libertà. È nei grattacieli delle multinazionali, nei templi della finanza, più che nelle sinagoghe e nei monasteri, che gli uomini stanno tentando
l’ impossibile: capovolgere la loro visione... cambiare il proprio destino.”
Due mondi che però non si parlano, che si guardano per lo più in cagnesco per l’incapacità di sentire e di capire che non c’è separazione, non c’è divisione, che tutto deve cambiare ed unirsi verso un unico obiettivo. Quello di essere felici, sempre, non ogni tanto, occasionalmente, per il verificarsi di qualche evento fortuito. Un paradiso costante, qui su questa terra, in questa dimensione. Persone felici, aziende felici, gioia, prosperità per tutti e Serietà intesa come rispetto di noi stessi, della nostra
dignità e di quella degli altri. Le risorse sono illimitate e non limitate come ci viene insegnato
alla prima lezione di economia di qualsiasi facoltà di economia del pianeta. Da questo apparentemente banale statement nasce la criminalità, sgorga implacabilmente l’idea del potere come forza contro l’altro, del denaro accumulato usando gli altri e a discapito degli altri dimenticando che l’altro è il mio riflesso, che se uso male il mio potere contro qualcosa o qualcuno in realtà lo sto
usando contro di me. E’ solo il tempo che decreta la verità di questa assunzione.
“Quello che vedi e tocchi, gli eventi che potresti giurare stiano accadendo in questo preciso momento, sono stati registrati tempo fa. Per potersi verificare hanno avuto il tuo assenso in un’altra dimensione, nel mondo dell’Essere, nei tuoi stati” mi disse con la massima naturalezza. Mi spiegò come i fatti siano già fatti, e che il successo è tale perché è già successo. “Gli eventi della vita sono stati d’Essere solidificati, resi visibili dal tempo. Mentre vi assisti e ne sei coinvolto, puoi credere che si stiano verificando sotto i tuoi occhi, hai l’illusione che siano nuovi di zecca e che stiano accadendo per la prima volta; in realtà essi sono la proiezione del tuo passato che ripete se stesso, con appena qualche leggera variante.”
L’essere umano crede nel tempo. Siamo assediati dal passato e spaventati dal futuro, ingabbiati nelle logiche del tempo, abbiamo smesso di credere per vedere, abbiamo dimenticato che il Sogno è la cosa più reale che ci sia.
“La più grande illusione dell’umanità è l’idea di avere un futuro − mi rivelò quella volta − Un uomo ordinario in realtà non ha un futuro. Al di là delle apparenze egli incontra sempre e solamente
il suo passato.” Eventi, incontri, circostanze si ripetono e ricorrono nella sua vita; sempre gli stessi, solo leggermente camuffati.
“È come dire che gli uomini vivono una vita usata, di seconda mano” dissi con quel tanto di incredulità nella voce da coprire il senso di inquietudine che sentivo di fronte alle Sue rivelazioni.
“E tuttavia ognuno si illude che gli eventi della sua vita siano nuovi di zecca, creati apposta per lui, mai accaduti prima”
Siamo incapaci di stare nel momento presente che è l’unico istante eterno in cui tutto si crea e tutto si trasforma.
‘Visibilia ex invisibilibus’. Tutto quello che percepisci, vedi e tocchi nasce da una invisibilità. La vita di un uomo è l’ombra del suo ‘sogno’, è il dispiegamento nel visibile dei suoi principi e di tutto
ciò in cui crede...Tutti vedono puntualmente realizzarsi ciò in cui hanno fermamente creduto... Un uomo crea sempre. Gli ostacoli che incontra sono la materializzazione dei propri limiti, del suo
pensiero conflittuale, della sua impotenza... C’ è chi ha fede nella povertà, c’è chi ha fede nella malattia... c’è chi crede incrollabilmente nel limite e nella scarsità... c’è chi ha puntato tutto sulla criminalità... Un uomo crea sempre, anche negli stati più tenebrosi dell’Essere.»
Provate a immaginare ora che mondo sarà quando il sistema educativo avrà questa sostanza, questa verticale. Le conseguenze virtuose si verificheranno prima che la seconda generazione sia
nata. Avremo nuovi Leader, Integri, consapevoli, illuminati. In attesa che ciò si renda manifesto perché si renderà manifesto ho fondato la School for Dreamers. Una Scuola della responsabilità, del capovolgimento di visione per preparare quanti più uomini e donne possibili a vivere felici e a
scardinare da ogni possibile livello della società tutto ciò che frena l’Essere nella sua evoluzione. C’è chi dice che abbiamo un destino preordinato ed è in qualche modo stato dimostrato scientificamente, altri dicono il contrario, che siamo nel libero arbitrio, noi di School for Dreamers diciamo che ci sono più destini possibili e contemporanei, sta a noi e solo a noi scegliere quello che vogliamo, quello che intendiamo essere. Essere fare avere è il paradigma che normalmente ci guida.

“Solo un Re può sognare Versailles.” Solo un intenso lavoro sull’Essere può produrre l’amore per il fare e la gioia di un avere sano, equilibrato e in armonia con tutto e tutti. School for Dreamers prepara
uomini e donne speciali, straordinari. E’ sempre alla ricerca di coloro che in assenza di paura, guidati da qualità superiori saranno capaci di sovvertire idee e principi radicati scuotendo il sistema sin dalle radici e capovolgendo la realtà a beneficio proprio e di tutti. Questo è il mondo che sogno, che dovremmo consegnare ai nostri figli. Si può fare, sì, si può fare dicendo basta al vecchio e
entrando rapidamente, ora all’istante nel Nuovo. Il Sogno ha le sue leggi, i suoi principi e quando li si conosce e li si governa, tutto da impossibile diventa possibile, poi probabile e infine
inevitabile.

lunedì 5 gennaio 2015

"Il nuovo Paradigma" di Stefano D'Anna

Una volta, a seguito di un paziente lavoro, arrivai finalmente a fissare a Parigi l’incontro con il fondatore di una multinazionale, leader nel settore della moda e dell’industria del lusso. Il pretesto che dovetti creare per quel meeting fu l’acquisto di un immobile di sua proprietà. La trattativa
che avevo avviato da Londra già da settimane era ora giunta nella sua fase conclusiva e richiedeva appunto il nostro incontro. Il nome di quell’imprenditore francese era nella lunga lista di personaggi, ‘maestri’ del business nel proprio settore, che il Dreamer mi aveva chiesto di contattare e di incontrare.
Era quello un periodo in cui ero strenuamente impegnato a trasformare il mio cattivo rapporto con il denaro. Secondo il Dreamer era necessario che imparassi a negoziare con i più ‘duri’ businessmen senza timori o sudditanza. Alla vigilia della mia partenza per quell’incontro che si sarebbe svolto
a Parigi nel sancta santorum di una delle griffe più famose del mondo, ero esasperato all’idea di non sapere minimamente che cosa avrei detto. Sentivo crescere la mia ansietà e con essa anche una forma di risentimento nei confronti del Dreamer ‘colpevole’ di mettermi in situazioni così critiche.
Chiesi di poterLo incontrare con la segreta speranza di farmi esonerare da questo viaggio e di cancellare quell’incontro già fissato a Rue de la Paix. Eravamo insieme da pochi minuti quando questo stato d’animo sfociò in una domanda aggressiva senza che potessi fare nulla per controllarmi.
«Ma a cosa serve negoziare un palazzo o un’industria − sbottai ad un certo punto, cercando di nascondere il mio malessere dietro un inattaccabile buon senso − a cosa serve discutere in ogni dettaglio l’acquisto di un’auto di lusso o di un aereo privato se poi non si ha il denaro per comprarli?»
«Se saprai recitare ‘impeccabilmente’ − mi rispose il Dreamer con insolita cortesia e ignorando le condizioni in cui mi stavo presentando davanti a Lui − se all’esame del tuo interlocutore apparirai credibile, allora vuol dire che quel denaro è già nelle tue tasche.»
Non capivo. Secondo me ‘fare sul serio’ era tutt’altra cosa. Ero certo che se avessi veramente avuto il denaro per comprare quella proprietà a Parigi non avrei avuto ansie, avrei saputo cosa dire e cosa fare.
«Ti sbagli di grosso − ribatté tagliente il Dreamer − la prima educazione ti ha abituato a credere che se avessi denaro e mezzi sufficienti potresti fare tutto quello che desideri e quindi ti sentiresti sicuro, saresti ricco, felice, rispettato. Avere-Fare-Essere è il paradigma dominante, l’epitome della
mitologia di un’umanità degradata, e la causa di tutti i suoi mali e delle sue disgrazie.»
Pronunciate queste parole sollevò gli occhi e mi fissò intensamente. Poi, senza abbandonarmi con lo sguardo, con l’indice ed il medio della mano destra distesi ed uniti si colpì lentamente e ripetutamente
l’orecchio destro. Il Dreamer mi stava ammonendo per la mia durezza di comprensione e stava chiedendo un ascolto assoluto, senza divisioni o distanze.
Quella Sua strana mimica mi inquietò; sotto la vernice di normalità di quel suo movimento sentii l’imperio, l’autorità di un gesto tragico, teatralmente magico, e questo impresse una tale accelerazione che dovetti lavorare sul respiro per non entrare in uno stato di agitazione.
«Questo schema mentale è comune a miliardi di esseri − disse − devi rovesciarlo! Il paradigma di una nuova umanità è: Essere-Fare-Avere. Più sei, più fai, più hai. Avere ed Essere sono la stessa cosa ma su piani diversi dell’esistenza.»
La scoperta che Essere è già Avere, e che l’essere guida l’avere e ne è la vera causa, ebbe l’effetto di una esplosione che buttò all’aria, per sempre, idee e convizioni di una vita. Questo fu uno di quegli shock del pensiero che hanno avuto la forza di modificare il mio destino. Il discorso del Dreamer si fece denso, intenso. Tirai fuori il mio taccuino e lì, per la strada, cominciai a prendere appunti. Mentre la mano scorreva veloce sui fogli, raccogliendo ogni Sua parola, memorizzavo e ripetevo a mente le frasi che non riuscivo a riportare per tempo sul taccuino. Temevo di perdere anche una sola molecola della comprensione di quel momento. Sarebbe stato irrimediabile.
Riallacciandosi al discorso iniziale, mi disse che l’incontro che stavo per avere a Parigi poteva equipararsi alla visita ad un elegante negozio di abbigliamento o a una famosa gioielleria. L’importante non era comprare gli abiti che abbiamo provato né i gioielli più preziosi che ci hanno
mostrato, ma essere ‘riconosciuti’ dall’Essere, dall’invisibile di quel negozio... Mi spiegò che l’importante era che quel mondo... che quella fascia dell’esistenza ci dicesse ‘sì’.
«È vero, non uscirai con quell’orologio prezioso al polso, e quel capo non sarà nel tuo guardaroba, ma avrai allenato le capacità per possederli… Lo stile è coscienza… Allena l’Essere… Ogni tuo sforzo per entrare in fasce più ricche dell’esistenza ti serve a sconfiggere il tuo senso di scarsità. Esercitati all’abbondanza, innalza la visione e sogna l’impossibile, crea una ‘prosperity consciousness’ che è la vera origine di ogni ricchezza e la condizione per poterla mantenere.»
«Il denaro si fabbrica dentro − disse quella volta il Dreamer − Sogna, visualizza costantemente l’armonia e il successo, e li otterrai. Il denaro sarà solo una conseguenza naturale.Allora arriva senza sforzo… Allora non avrai mai paura di perderlo… Il denaro deve arrivare da solo, naturalmente,
per effetto della tua prosperità interna… allora lo sentirai crescere e scoppiettare in tasca, come popcorn…»
Dovendo incontrare questa volta un maestro dello stile, oltre che businessman, il Dreamer si raccomandò particolarmente che il mio abbigliamento fosse all’altezza dell’occasione.
«Il gusto è coscienza» mi disse mentre insieme camminavamo in Via dei Condotti e ascoltavo le istruzioni per quell’incontro a cui il Dreamer dava un’importanza straordinaria. Dovevo scegliermi un vestito e mentre passavamo davanti alle vetrine delle più prestigiose griffe del mondo, il Dreamer mi fece osservare la bellezza, l’eleganza, lo stile, la cura di ogni dettaglio che faceva di quei negozi, di quelle imprese e dei fondatori che le avevano create l’epitome planetaria dell’arte del vivere.
«Solo apparentemente lo scopo di entrare in un negozio è quello di comprare un oggetto o un vestito − disse il Dreamer − È soltanto un alibi. In realtà quello che veramente compri è coscienza.»
Entrammo nelle boutique più eleganti, visitai con Lui le agenzie immobiliari più importanti, gioiellerie e negozi esclusivi. Ci presentarono le proprietà, le collezioni di abiti, gli oggetti più preziosi; ed ogni volta il Dreamer mi fece notare che le attività che avevano raggiunto il top a
livello mondiale avevano tutte un denominatore comune: l’attenzione.
L’attenzione al più piccolo particolare, dall’arredo alla qualità delle persone che vi lavoravano, la gioiosità di queste, la luminosità del loro aspetto, l’amore che mostravano per il loro lavoro.
«Quello che vedi concentrato in questa strada è la materializzazione di un grado della coscienza umana − disse, e completò con una raccomandazione − non comprare neppure uno spillo al di sotto di questo livello di cura, di attenzione, di amore.»
Gli assicurai che non avrei chiesto di meglio ed osservai che a tutti avrebbe fatto piacere di servirsi soltanto in quei negozi, di circondarsi di quella bellezza, di quella ricchezza.
Fu allora che ricevetti una delle Sue più memorabili lezioni.
«Like attracts Like − enunciò il Dreamer − un uomo incontra sempre se stesso e sceglie se stesso. Tutto corrisponde perfettamente al suo grado di attenzione.»
«Ed il denaro? − chiesi − non è questo che fa la differenza tra quello che si può avere e non avere?»
«La coscienza è denaro! − affermò il Dreamer − È l’Essere che decide l’avere. Un uomo può avere solo il denaro che è capace di sognare, di visualizzare, di immaginare… Quando avrai fatto un lavoro sull’Essere, quando l’avrai semplificato, arricchito, sublimato in ogni angolo, l’abbondanza, la
prosperità, la bellezza, ti corrisponderanno. Questo si chiama ‘coscienza di prosperità’. Il denaro per permetterti tutto questo verrà da solo, per caduta, come una semplice conseguenza del tuo innalzamento.»
«Gli oggetti hanno un’anima − continuò il Dreamer − Apparentemente siamo noi a sceglierli, ma in realtà sono gli oggetti che scelgono chi può possederli. Le cose sanno con chi andare e chi abbandonare… Puoi possedere solo ciò di cui sei responsabile… Non essere distratto dalla scarsità. Dai tutta la tua attenzione, al ‘sogno’, ai beni inalienabili che sono diritto di nascita di ogni uomo: integrità, bellezza, libertà, felicità, intelligenza, amore, verità. Disegna dentro di te la ricchezza, l’eleganza, il gusto, lo stile.»
Intanto il nostro shopping continuava ed io cominciavo ad essere molto più disteso. L’incontro di Parigi non mi preoccupava più. Ero un bambino in un grande Luna Park. Notai che dovunque entrasse il mondo s’inchinava. Un clima di leggerezza si diffondeva intorno. Il Dreamer
arricchiva l’aria di generosità, di potere, e tutti lo sentivano. Con Lui accanto il mondo celebrava ed offriva il meglio di sé.
«Chi è padrone di se stesso governa il mondo. Il mondo lo riconosce ed è felice di servirlo.
Ognuno di questi negozianti è in realtà un guardiano dell’invisibile» mi rivelò il Dreamer avvicinandosi al mio orecchio mentre un nugolo di commessi partiva in tutte le direzioni per soddisfare le Sue richieste.
« Quando avrai superato i limiti e gli ostacoli interni... quando avrai eliminato il dubbio e la paura che ancora te ne separano, tutto il mondo sarà informato del tuo passaggio a quella fascia dell’esistenza. Il mondo sa tutto di te!»
Un fiume di gente ci scorreva accanto; da un braccio di cielo, racchiuso tra i cornicioni di palazzi patrizi ed il verde dei terrazzi, un raggio di sole, sottile come un laser, tra tutti scelse noi. Imitai il Dreamer e sollevai il volto, per accoglierlo. Con gli occhi socchiusi restai lì, con Lui, per attimi
eterni, ad ali spiegate, come farfalle trafitte da un ago d’oro.






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