lunedì 24 agosto 2015

"Sogno dunque sono" di Stefano D'Anna


Quando gli artisti greci raggiunsero la perfezione nel riprodurre il corpo umano, come nessuna civiltà aveva mai fatto prima, e toccarono l’apice con la statua dell’efebo, il giovinetto di Kritios, più vera del vero, si fermarono. La loro arte aveva smesso di sorprendere e destare ammirazione quindi aveva perso il suo senso. Fu allora che nell’arco di una generazione la trascesero non più imitando la realtà ma esagerandola. Nacquero così opere immortali come i Bronzi di Riace, di una bellezza che la vita non avrebbe potuto eguagliare. Trascendere è la funzione del Sogno.
Quando visitai per la prima volta il museo di Reggio per ammirare i Bronzi, splendidi anche nell’inadeguatezza di quella cornice, la mia attenzione fu attratta da un reperto apparentemente modesto: la punta di una freccia preistorica finemente cesellata. La domanda su come avesse potuto quel nostro remoto antenato realizzare una tale opera mi affascinò, e il perché l’avesse fatto, quale fosse l’irragionevole ragione di quell’immenso, inutile lavoro mi arrovellò per molto tempo dopo quella visita, intuendo l’ineffabile, insondabile mistero che esso custodisce.
Una freccia è uno strumento di caccia e forgiarne la punta è abilità ordinaria di ogni cacciatore; serve a procurargli cibo per giorno. Ma quella punta cesellata dodicimila anni fa era in realtà una macchina del tempo, un’astronave fatta per viaggiare alla velocità del sogno, come la Cappella Sistina, come Versailles. La visione di un essere capace di concepire nella semioscurità di una caverna l’impresa di attraversare i millenni, di sconfiggere il tempo mi percorse l’essere come un brivido dell’anima. Chi aveva creato quell’oggetto non stava cacciando per la giornata ma eseguendo un rito propiziatorio che avrebbe attirato prosperità e cibo per generazioni. Egli era l’archetipo di un essere senza tempo, un centauro metà uomo, metà sogno. Non essendo a conoscenza di reperto più antico, devo ritenere che quello sconosciuto progenitore sia l’inventore del superfluo.
Ma il superfluo è un bene di prima necessità.  La nostra civiltà, tutt’intera, è stata edificata sull’architrave dell’apparente inutile, del futile. Quando il superfluo raggiunge vette di vertiginosa bellezza, come negli oggetti scelti e illustrati nelle pagine che seguono, questi diventano strumenti del Sogno.
Ci sono oggetti che il tempo seppellisce sotto la sua polvere in pochi anni, o anche solo in giorni, e ci sono altri che hanno la magia di sconfiggere il tempo, il dio Crono, crudele divoratore dei suoi figli.
Ancora oggi qualcuno produce frecce per le necessità contingenti, e altri, pochi tra i pochi, apparentemente anch’essi fanno frecce ma in realtà sognano e producono oggetti che quando appaiono, tutte le volte che li usiamo o anche che soltanto li vediamo, lasciano una traccia ancora calda. Seguendola si può risalire a quel mondo di aspirazione, di intuizione, di armonia e bellezza che li ha concepiti e creati, all’Olimpo degli oggetti sfuggiti alle leggi del tempo. E quando desideriamo fortemente di possederli non è per la loro materialità ma per la magia che essi possiedono e che la nostra mente conferisce solo ad alcuni oggetti, estremamente rari, che abbiano trasgredito ogni limite umano, sbriciolato pregiudizi e tabù e con essi la barriera della logica e del senso comune per entrare nel regno incantato dei sogni e delle visioni cui solo l’infanzia ha accesso.
E arrivo a “Toys for Boys” (inserto della rivista Monsieur n.d.a.), al cuore di questo editoriale che introduce il settimo numero di questa fortunata collana, religiosamente collezionata, anno dopo anno, meravigliosa vetrina di oggetti apparentemente superflui e oltraggiosamente costosi. Un vero schiaffo alla miseria, come direbbero a Napoli, specie in questi tempi di austerity che stanno iscrivendo a forza milioni di persone all’antica scuola cinica, istigatrice dell’estrema frugalità, fondata da Diogene 2.500 anni fa, suppergiù. Per inciso, Diogene, che ligio alla sua filosofia si era ridotto a vivere nelle strade di Atene, è un buon esempio che la frugalità può allungarci la vita. Morì nella botte che usava come abitazione all’età di 96 anni, nello stesso giorno di Alessandro il Grande che dopo averlo incontrato aveva detto: “se non fossi Alessandro, vorrei essere Diogene”.
L’ambizione di spiegare in un articolo, e fosse anche in un volume, l’assoluta necessità del superfluo, a tutte le latitudini e in tutta la storia dell’umanità, sarebbe eccessiva. Ma il tentativo di capirci qualcosa è legittimo. Che cosa spinge un collezionista di orologi a pagare 100 mila euro per una grand complication che svolge un compito egregiamente assolto da un microchip da un euro? E che cosa ci tiene immobili, ammirati davanti a una GranCabrio Sport della Maserati, all’ultimo modello della classe S grand edition della Mercedes o il Pershing 92 della Ferretti. E chi li compra? Riccastri che hanno denaro da gettare via, spendaccioni vanitosi ed esibizionisti che prima o poi si ridurranno sul lastrico o sognatori, ispiratori, propiziatori di prosperità, strateghi del lusso, epigoni di Luigi XIV che volle Versailles, di Giulio III che affidò la Cappella Sistina a Michelangelo, contro il parere di tutti, e soprattutto del suo architetto Bramante, e più recentemente, dello Sheikh Mohammed bin Rashid Al Maktoum, il visionario di Dubai.
Dietro ogni conquista umana, all’origine di ogni intuizione, di ogni progresso scientifico o sociale, dietro le grandi imprese del mondo, le iniziative di business più audaci e di successo e alla fonte di tutto quello che di bello, utile e ricco è stato realizzato e ancora vive, vi è invariabilmente un uomo, un individuo e il suo Sogno.
Per questo la più famosa citazione della filosofia occidentale, “Cogito Ergo Sum”, penso, quindi esisto, coniata dal pensatore che è considerato all’origine del pensiero moderno, René Descartes:, dovrebbe essere cambiata in: “Somnio Ergo Sum”, Sogno, quindi sono. Io Sogno = Io sono. Io sono il mio Sogno. E’ per questo che il sogno di un uomo è anche la sua misura. C’è chi può sognare una casa in montagna e chi una villa esclusiva in Sardegna, ma non possono sognare Versailles o la Cappella Sistina. questi sono il sogno di un re.
Chi ha acquistato all’asta di Christie’s un’opera di Picasso per cinquanta milioni non ha comprato un quadro a olio ma la sua invisibilità, quel frammento di eternità che ogni artista, ogni grande designer tenta di catturare e imprigionare nella sua opera. E quelle auto, quello yacht non sono mezzi di locomozione ma tentativi di entrare nell’Olimpo dei capolavori universali, navicelle spaziali create per viaggiare in una dimensione senza tempo, dove entrare a contatto con i sensi superiori dell'uomo: la creatività, l'intuito e un settimo senso, il Sogno. 
Questi oggetti hanno un’anima e sanno con chi stare e chi abbandonare. Uno scettro è un oggetto per un re. La regalità, l’ampiezza di visione, la responsabilità di un re viene prima dello scettro. Il caso potrebbe portare quell’oggetto nelle mani di chi non ha la regalità, ma per quanto tempo potrebbe trattenerlo? Come un perfetto meccanismo omeostatico, l’esistenza prende un po’ di tempo ma poi inesorabilmente riporta gli oggetti con un’anima nelle mani di chi ne riconosce la magia e sa gestirne il potere. Si potrebbe dire che come noi li sogniamo anche gli oggetti con un’anima sognano a chi appartenere e a essi arrivano.
Un giorno Chuang-Tzu, il saggio, si addormentò e sognò di essere una farfalla. Svegliandosi si chiese: Chi sono? Sono Chuang-Tzu che ha sognato di essere una farfalla o una farfalla che ora sta sognando di essere Chuang-Tzu?



                                                             Scopri il Dreamers Day!

mercoledì 12 agosto 2015

"Parliamo di felicità" di Stefano D'Anna


Parliamo di felicità, la inseguiamo per tutta la vita, mettiamo ogni  impegno sperimentando ogni modo possibile per raggiungerla senza tuttavia mai riuscirci e neppure ci assale il sospetto che ci sia qualcosa oltre la felicità, qualcosa che viene prima e che ne è la necessaria e insostituibile condizione.
L’America è stata scoperta nel 1492, ma è stata ‘creata’ tre secoli dopo, il 4 luglio 1776, quando un scintilla di intelligenza inserì la felicità, il suo libero perseguimento, tra i diritti inalienabili dell’uomo nella storica Dichiarazione d’Indipendenza. Fu allora che la felicità, per la prima volta nella storia, da concetto visionario, aspirazione fantastica o vago desiderio, si trasformò in diritto naturale,inalienabile e inviolabile. “Noi consideriamo le seguenti Verità evidenti di per sé: che tutti gli uomini sono creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, che tra questi diritti ci sono la vita, la libertà e il perseguimento della felicità.”


Idealisti e giuristi, grandi filosofi, statisti illuminati e leader visionari, specialmente negli ultimi tre secoli, hanno creduto che le ragioni della generale infelicità dovessero ricercarsi in cause esterne all’uomo e che la felicità potrebbe essere assicurata a tutti attraverso il cambiamento delle leggi, il passaggio da regno a repubblica, da assolutismo a democrazia e a regimi politici più tolleranti in materia etica, politica, religiosa. E che una maggiore libertà delle istituzioni politiche e civili potrebbe garantire la felicità a milioni di persone. Niente potrebbe essere più utopico e irrealizzabile di quella vecchia idea o slogan che risale al XVIII secolo: “La maggiore felicità possibile per il maggior numero di persone possibile” e di ogni altra formula o alchimia politica tesa all’obiettivo della felicità pubblica.
In realtà la felicità è un sentimento intimo, personale, che affonda le sue radici in una condizione dell’essere che solo l’individuo può raggiungere e non può appartenere alla massa. Per cui felicità pubblica è un paradosso che nasce dall’unione di due termini contraddittori. Un bell’esempio di ossimoro.Noi siamo adoratori del tempo, sue creature, educati a credere che, prima o poi, si creeranno le condizioni che ci daranno la felicità. E’ quindi comune il sentire il pronunciare frasi come: “sarò felice quando… mi sposerò… quando cambierò lavoro… quando avrò abbastanza denaro…” E’ evidente che nessuno può essere felice ieri o tra un anno. Il ricordo o l’immaginazione della felicità non sono la felicità. Eppure il paradigma dominante mette al primo posto l’avere e all’ultimo l’essere. Per cui si dice: “se avessi denaro a sufficienza, farei il giro del mondo e sarei felice.”
In realtà le cose funzionano esattamente al rovescio. Prima raggiungi quello stato dell’essere che chiamiamo felicità, poi arriverà il denaro per fare il giro del mondo. Essere felici può essere solo intenzionale, può solo nascere da una decisione che un individuo prende consapevolmente in questo istante.
Sii immensamente felice senza motivo. Un uomo capace di fabbricare intenzionalmente anche un solo atomo di felicità, senza bisogno di un pretesto o una causa esterna, ha il potere di cambiare la realtà a suo volere ed è padrone assoluto del suo destino. Ognuno può osservare nella propria vita che qualsiasi cosa porti felicità dall’esterno, sia essa una notizia, un evento o una persona, è destinata a durare solo attimi. Poi ci sarà portata via. La si può paragonare a un saltello che per un istante ci fa librare nell’aria, ma non è un volo. Un vero volo è la sospensione sine die della legge di gravità. Solo la felicità che è stata forgiata dentro, intenzionalmente, può riportarci permanentemente in questo stato che è andato perduto e che pure è nostro diritto di nascita. Non c’è stata scuola, mentore o genitore che ci abbia informato di qualcosa che viene prima, qualcosa che va desiderata, ricercata, che richiede un lavoro strenuo, l’attraversamento di una porta stretta che è solo per pochi. Qualcosa che viene prima della felicità. Qualcosa da cui essa dipende. Una condizione sine qua non. Qualcosa più preziosa “ch’è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta”:
la libertà. E invece che cercare la felicità, quanto più utile sarebbe piuttosto cercare la libertà da tutto quello che ostacola, da ciò che ci impedisce di essere felici, da quello che ci fa infelici.
Quando pensiamo alla libertà, il pensiero va alle lotte, ai martiri caduti perché venissero riconosciuti i diritti che la garantiscono nelle sue più concrete manifestazioni, come la libertà di parola, di opinione, di stampa, di associazione e anche di portare armi per la propria difesa. Ma esiste una libertà “da” che è vera, inalienabile e imperdibile. Come la libertà da limiti interiori, dalle prigioni del tempo, dalla superstiziosa fede in piani e programmi, dall’ansia e dalla paura. Il mito di Crono che divora i suoi figli è un monito millenario. Chi è figlio del tempo sarà divorato dal tempo. Non è possibile essere preda dell’ansia, sotto la tirannia di piani e programmi e essere felici. Pianificare è un sostituto del sogno, dell’intuizione e anche dell’intelligenza. La vita è imprevedibile e l’uomo assopisce la paura del futuro con la falsa sicurezza delle previsioni, attraverso rituali fatti di regole e formule. La libertà dal tempo è quindi una condizione fondamentale nella conquista della felicità.
Soprattutto siamo prigionieri dei ruoli. Crediamo di essere insegnanti, manager, padri, madri, fidanzate, studenti, imprenditori e siamo convinti che credere nei ruoli, identificarci con essi, eliminando ogni spazio tra la pelle e la maschera, sia l’unico modo di vivere. E così, invece di giocarli, di gioire nel recitarli, diventiamo i ruoli e li trasformiamo in trappole. Anche di questi dovremo liberarci lungo il sentiero stretto che conduce alla felicità. Osare di essere liberi. Guardarci dentro e avere il coraggio di buttare via la zavorra mortale di superstizioni,pregiudizi, idee di seconda mano, identificazione con i ruoli, la superstizione del tempo e soprattutto la paura, il più paralizzante di tutti i limiti. Solo allora sapremo che l’infelicità non esiste se non nella nostra immaginazione negativa. Quando, a seguito di questo titanico lavoro, avremo saputo liberarci da ogni forma di dipendenza, di divisione e conflitto interiore, riguadagnata la nostra integrità, scopriremo che la felicità è come quella fragranza di muschio che le renne inseguono e che le strema in una corsa mortale, vanamente cercandola fuori di sé. Per un destino infelice non sapranno mai che quell’essenza che le inebria è prodotta dalle loro stesse ghiandole.

                                                 Guarda il video del Dreamers Day



1

domenica 2 agosto 2015

Realizza il tuo Sogno!

"Dietro ogni conquista umana, all'origine di ogni intuizione, di ogni progresso scientifico o sociale, dietro le grandi imprese del mondo, le iniziative di business più audaci e di successo e alla fonte di tutto quello che di bello, utile e ricco è stato realizzato e ancora vive, vi è invariabilmente un uomo, un individuo e il suo Sogno"

da "A Dream for the World" di Stefano D'Anna

Il Dreamers Day è il "giorno zero", il punto di partenza per un evento, una festività planetaria, multiculturale, multirazziale, suggerita la mondo dal nostro Paese che più di ogni altro è stato la culla di grandi sognatori e pertanto ha il compito, il dovere, la missione di ricordare al mondo stesso che il Sogno è la cosa più reale che ci sia.
E' ora di radunare tutti i sognatori pragmatici del mondo affinché si connettano e mettano a servizio del Pianeta la loro energia, creatività, consapevolezza e intelligenza visionaria. Questo cammino è già iniziato attraverso il lavoro la visone e le opere di grandi sognatori come Giulio Cesare, George Washington, Leonardo Da Vinci, Albert Einstein, Martin Luther King, Mahatma Gandhi, Enzo Ferrari, Steve Jobs, Adriano Olivetti, Walt Disney, Madre Teresa, Ataturk. Il 2015 sarà l'anno in cui il processo di trasformazione sarà chiaramente visibile al mondo intero, perché il Sognatore Pragmatico non è imprigionato nel tempo, spezza le catene del pessimismo, della paura del giudizio e delle emozioni negative ed è illuminato dalle proprie certezze. Per questo è in grado di realizzare la sua visione, il suo Sogno.
Ogni Sognatore riconoscerà negli altri Sognatori il coraggio di ribaltare i vecchi paradigmi e insieme daremo al nostro pianeta una reale possibilità di sviluppo armonioso e salvezza globale.
Conosciamoci, uniamoci e i limiti si dissolveranno davanti ai nostri occhi. Un Sogno planetario, per manifestarsi, ha bisogno di una grande energia. Per questo è necessario radunare tutti quegli uomini e quelle donne che ne diano testimonianza con il racconto della propria esperienza, sia essa imprenditoriale, artistica o umana. Infonderanno negli animi dei partecipanti la forza e la certezza di potercela fare, cambiando la visone del loro essere, imparando a vivere da veri creatori della propria esistenza e dando un contributo reale al ribaltamento di un sistema ormai vecchio che sta derubando l'umanità della possibilità di una vita felice per tutti.
E' necessario rifondare alla radice il sistema, armonizzando gli apparenti antagonismi di sempre: economia ed etica, azione e contemplazione, potere finanziario e amore. Il mondo sta aspettando questo momento da tanto tempo e ora non può sprecare l'occasione di dar voce alle leggi del Sogno: non si vede per credere ma si crede prima di vedere. I visionari pragmatici chiamati all'appello arriveranno da tutto il pianeta, saranno esempio, ossigeno per l'Umanità intera. Lo sproneranno verso una reale evoluzione, che procede dall'interno verso l'esterno, e sarà un'esplosione di luce planetaria.
Tutto questo si può fare!
Finalmente, i Sognatori pragmatici del mondo avranno un punto di riferimento per incontrarsi, conoscersi, rafforzarsi e condividere idee e progetti.
Per la prima volta a Milano il 18 ottobre 2015!
Tre le modalità di partecipazione:
1) Hai un progetto da realizzare o in corso di realizzazione?
Fra i cinque migliori selezionati, il vincitore sarà premiato durante l'evento da un'Academy di personaggi illustri con una borsa di studio del valore di 10.000 euro
2) Partecipa alla selezione, potresti essere tra i 10 testimonial del Sogno!
Non importa da quale dei cinque continenti provieni. Non contano gli studi che hai fatto, la religione o la cultura a cui appartieni. Se senti di rispondere alle caratteristiche di un Sognatore pragmatico, se puoi di dimostrare di aver creduto in testo oltre ogni limite, se senti di avere una storia da raccontare e condividere con il resto del mondo, se vuoi che il tuo esempio sia d'ispirazione agli altri.
3) Esserci!
Acquista il biglietto e vieni a incontrare altri Sognatore il 18 ottobre a Milano, sarà un evento straordinario, un'opportunità unica di condivisione e collaborazione. Ti aspettiamo!

Per tutte le informazioni consulta il sito: http://www.dreamersday.it/