martedì 20 dicembre 2016

Una nuova via alla felicità

Sapienza, arte e filosofia del Dono
Se vuoi sinceramente comprendere la Cura del Perdono, innanzitutto devi dimenticare ciò che sai, pensi, supponi o ti è stato detto e insegnato al perdono. Devi partire da zero. La mente deve essere sgombra da pregiudizi: come un foglio bianco sul quale scrivere la più bella storia della tua vita… Un viaggio dentro il significato più autentico del perdono, attraverso un percorso che cambia la vita, libera dalla sofferenza, insegna come amare, trasformare i problemi in risorse, avere successo e scoprire se stessi.Comprendere il perdono significa comprendere la vita poiché la vita è un dono e viene data per dono.


LA CURA DEL PERDONO
Il perdono fa parte di una nuova educazione alla consapevolezza; una strategia evolutiva necessaria per la salute, il benessere e la qualità della vita. È una delle abilità personali e sociali necessaria nella nuova educazione per tutti gli individui, e soprattutto nella formazione dei nuovi leader. Il processo del perdono è un allenamento neuronale per sviluppare capacità fondamentali nella sfera personale, relazionale e sociale: trasformare i problemi in risorse, gestire i conflitti, sviluppare l’empatia matura, la cultura integrata della pace…
Negli ultimi 5 anni si sono moltiplicate le pubblicazioni scientifiche riguardanti il perdono che hanno coinvolto studi di neuroscienze e si sono principalmente focalizzati sugli effetti benefici del perdono nel sistema circolatorio, immunitario e nervoso. Questo interessamento da parte della scienza ha consacrato il perdono come strumento fondamentale per la salute e la qualità della vita.
Queste le premesse per un invito alla comprensione di una filosofia che migliora la qualità della vita sotto tutti gli aspetti (personale, relazionale e sociale) e che può essere applicata in ogni ambito dell’educazione: salute, giustizia, formazione, politica, arte…


Daniel Lumera

Attualmente è il direttore della Fondazione MyLifeDesign e presidente della International School of Forgiveness (I.S.F.), una scuola di formazione interamente dedicata alla divulgazione di una nuova idea ed esperienza di perdono, inteso in senso laico e universale, per la trasformazione degli individui, delle relazioni, della società e per la risoluzione dei conflitti tra stati, popoli, etnie e religioni. È considerato uno dei massimi esperti del tema perdono, che studia e approfondisce dal 2005 attraverso un approccio multidisciplinare.

Francesca Del Nero

Francesca Del Nero ha appena vissuto un distacco traumatico e definitivo da Virginia una delle sue tre figlie. Si troverà quindi nel contesto ideale per portare la sua testimonianza di perdono  resa per la prima volta in pubblico.
Fondatrice e direttrice di School for Dreamers. La sua casa editrice è la Efdien Publishing. Affermata Manager in campo finanziario, ha vissuto il mondo aziendale per tanti anni, ne conosce a fondo le dinamiche e le sfide che lo caratterizzano. Laureata in Giurisprudenza, master in marketing bancario, 3 figlie. Ha lasciato GE Capital nel 2010 per creare accanto a sé un team di collaboratori entusiasti intorno a un progetto mirato alla diffusione di un messaggio di rinnovamento dell’individuo per una nuova realtà economica e sociale. E’ stata consulente, dal luglio 2010 alla fine del 2011, di GE Capital Interbanca per la gestione del programma Health Ahead, un programma welfare del Gruppo GE nel mondo, coordinando 700 dipendenti nel rivedere il loro lifestyle, con risultati di eccellenza. E’ Life coach e Practioner reconnective healing (2 livello) certified by Reconnective Healing Foundation, Eric Pearl.

Programma del seminario

5 FEBBRAIO 2017 • MILANO dalle ore 9:00 alle ore 18:00 (con pausa pranzo) Le tre promesse:
  • Prometto di assumermi la totale responsabilità della mia vita
  • Prometto di essere disponibile al cambiamento
  • Prometto di avere il coraggio di osare, scegliendo di vivere la vita che io sento giusta per me e non quella che gli altri sentono giusta per me
Contenuti:
  • Le 4 Chiavi della Cura del Perdono
  • Una scienza della Felicità: le formule del perdono per il benessere, la qualità della vita e la realizzazione personale
  • Come trasformare i problemi in risorse e liberarsi dalla sofferenza
  • Integrare la relazione Madre-Padre con la Cura del Perdono
  • Creatività e perdono
  • Guarire le relazioni con l’omeopatia relazionale
  • La Cura del Perdono nelle relazioni, nella crescita individuale e in quella collettiva
Durante il seminario interverrà con un suo contributo anche Francesca Del Nero, partner co-organizzatore dell’evento (School For Dreamers).

Dialoghi sul perdono [VIDEO]

Guarda alcuni estratti video tratti dai dialoghi sul perdono di Daniel Lumera nelle scuole italiane.

Un omaggio per te

Iscriviti al seminario e ricevi in regalo il libro
“La cura del Perdono” di Daniel Lumera.




http://lnx.schoolfordreamers.com/seminario-di-daniel-lumera-la-cura-del-perdono/


giovedì 17 novembre 2016

Quando senti l'esistenza stringerti in una morsa senza respiro...

Quando senti l’esistenza stringerti in una morsa senza respiro, quando ti rendi conto di essere in prigione e non vedi vie d’uscita, sarà questo Seminario a trovare te. Apparirà sulla tua strada e saprai che sei pronto per la tua Rivoluzione Individuale, per la più grande avventura che un uomo possa immaginare: la riconquista della propria integrità, del suo paradiso perduto. In questo viaggio di ritorno all’essenza dovrai  decidere l’impossibile impresa di cavarti di dosso e buttare via il groviglio mortale di pensieri distruttivi, emozioni negative, convinzioni ed idee di seconda mano. Dovrai ‘vincere te stesso’, e riconoscere che la storia personale di un uomo è fatta di circostanze ed eventi esterni, ma prima ancora di circostanze ed eventi interni, di emozioni e pensieri. Eppure siamo stati educati a pensare alla nostra vita, e a parlarne, come se essa dipendesse esclusivamente da fatti esterni. In realtà, la qualità della vita di un uomo, e tutto quello che gli accade, è il fedele riflesso dei suoi stati mentali ed emozionali. La nostra psicologia crea la nostra vita.


Thinking is Destiny.
Quello che pensiamo, ciò che sentiamo può farci vincere o fallire. Il nostro sogno può farci ricchi o renderci poveri. Può farci felici o renderci miseri.  Agendo direttamente sui nostri stati, elevando la qualità dei pensieri e alleggerendo le nostre emozioni, non solo potremo cambiare la nostra attitudine e il modo in cui reagiamo agli eventi della nostra vita, ma trasformare la natura stessa di quegli eventi. Prestare attenzione ai tuoi stati psicologici significherà per te il ribaltamento della vecchia descrizione di quello che è causa e di ciò che è effetto, rendendoti più consapevole, spingendoti a rintracciare in te l’origine, la vera fonte di tutto quello che ti accade.  Fredoom Technology è l’opportunità che dai a te stesso, la scelta che ti aprirà la porta verso la conoscenza di te, verso un viaggio di trasformazione che ti condurrà sulla strada del tuo Sogno, per una vita più autentica, più libera e più felice.
Come promesso al Dreamers Day del 2 ottobre, il programma Freedom Technology del 26 e 27 novembre 2016, sarà disponibile a condizioni estremamente vantaggiose: 333 euro per due giorni con cinque trainer d’eccezione, i prossimi seminari a partire da febbraio 2017 saranno riproposti a prezzo pieno.

Per tutte le informazioni visita la pagina:
http://lnx.schoolfordreamers.com/freedom-technology-in-8-passi-weekend-seminar/


venerdì 28 ottobre 2016

"Come superare le difficoltà?" di Stefano D'Anna

OGNI ORGANISMO SULLA VIA DELLA SUA EVOLUZIONE E' MINACCIATO DA UN ANTAGONISTA CHE E' PROPORZIONALE ALLA FORZA E ALL'AMPIEZZA DEL SUO PROGETTO.
QUESTA MINACCIA E' IL MOTORE DELLA SUA EVOLUZIONE ED E' INDISPENSABILE ALLA SUA CRESCITA.
UN UOMO CHE CRESCE ABBANDONA LE SUE ATTUALI DIFFICOLTA', ORMAI ARMONIZZATE E COMPRESE, E QUINDI NON PIU' ANTAGONISTE MA PARTE DEL SUO SVILUPPO, E VA INCONTRO A PROSSIMO LIVELLO DI DIFFICOLTA'.
QUALSIASI ATTIVITA', PRATICA O FILOSOFICA, TENDE A SVILUPPARE NELL'UOMO LA CAPACITA' DI USARE L'ANTAGONISTA COME UNO SCALINO SU CUI POGGIARE IL PIEDE ED ANDARE OLTRE.
L'ANTAGONISTA LO INCONTRA SOLO CHI HA UNO SCOPO E VUOLE RAGGIUNGERLO. LA CADUTA NON HA ANTAGONISMO, E' LIBERA E QUINDI INDOLORE.





Tutti sono tesi verso qualche meta; tutti, consapevolmente o inconsapevolmente, stanno tentando di perseguire un risultato, tutti vorrebbero raggiungere un obiettivo, hanno un goal, the aim. La qualità di questo aim è un indicatore importante dell'ampiezza dell'essere di un uomo.
Il nostro obiettivo ci misura. Tanto che per un uomo è impossibile avere un obiettivo più grande di sé, un goal che ecceda la capacità del suo essere.
Comunemente, un uomo è individuato, è  contraddistinto da una serie di connotati fisici: sesso, altezza, colore dei capelli o degli occhi, taglia, numero di collo o di calzatura, peso, etc. Ma se dovessimo trovare una reale differenza tra gli uomini essa è nella loro appartenenza a gradini diversi della scala dell’Essere. L'Essere è tutto quello che non è visibile di un uomo. L’Essere è il contenitore della sua invisibilità. Idee, pensieri, emozioni, sensazioni, atteggiamenti e reazioni, desideri, gusti, attrazioni e repulsioni, amori ed odii, il sistema di valori, le cose in cui crede, i pregiudizi, i segreti e tutto ciò che appartiene alle sue speranze, ambizioni, paure, dubbi, incertezze, definisce quello che una persona è.
La scoperta più curiosa ed anche misteriosa, che abbiamo fatto studiando l’Aim, è che esso è direttamente proporzionale all'essere. E’ quindi impossibile per un uomo avere un'aspirazione più grande di sé. Perché l’aspirazione e l’essere sono una sola cosa.
Se un uomo riuscisse a proporsi un obiettivo che è oltre la sua responsabilità interiore; se lo ricordasse costantemente e perseverasse nel suo raggiungimento, questo lo trasformerebbe nella psicologia, porterebbe ad un innalzamento del suo livello d’essere allineandolo al suo scopo e riconducendo così in equilibrio il rapporto tra aim ed essere.

Il nostro scopo indirizza la nostra vita, determina il nostro futuro, decide la qualità delle relazioni, l’altezza del nostro destino ed il potere finanziario che può esserci dato. Il nostro scopo determina anche lo spazio fisico che occupiamo nel mondo, il posto dove viviamo.
Conoscere il proprio scopo, essere consapevoli del proprio Aim, saperlo formulare, mette un uomo in una condizione di preminenza rispetto agli altri. Aver presente il proprio scopo manda al futuro messaggi di entusiasmo e di felicità. E’ parte del “conosci te stesso”. Non basta formulare l’Aim, occorre visualizzarlo, ricordarlo, tenerlo costantemente presente, anche nelle condizioni più avverse. Ricordare lo scopo significa possedere il seme del proprio destino. Distrazioni, pensieri poveri, immaginazioni negative, emozioni spiacevoli, nella psicologia sono le erbacce che rischiano di coprirlo e soffocarlo.

Nel momento stesso in cui ci poniamo un obiettivo, ci fissiamo uno scopo o formuliamo un desiderio, possiamo accorgerci che una forza opposta e contraria si mette in moto per ostacolarne il raggiungimento, qualunque esso sia. La maggior parte dell’umanità, nell’ignoranza di sé, non essendo consapevole del proprio aim, non si rende conto di aver messo in azione una forza ed avverte soltanto l'azione della forza antagonista, della seconda forza. Se provate a chiedere ad un uomo ordinario come va la vita, cosa pensa dell'esistenza, vi racconterà tutti i suoi problemi, delle continue difficoltà ed ostacoli che incontra. A una mente conflittuale l'esistenza appare come un flusso ininterrotto di ostacoli, di problemi e difficoltà, l'intero pianeta è percepito come il campo d'azione di una forza cieca, inspiegabile, che sembra non avere altra finalità che di impedirci il raggiungimento del nostro scopo. In realtà non è così e noi incontriamo solo gli ostacoli che noi stessi abbiamo già creato nella nostra psicologia.



L’antagonista siamo noi. Siamo noi l’ostacolo ad ogni nostro raggiungimento.


La prima forza, può essere immaginata come un invito che spediamo all’antagonista indicandogli dove stiamo andando, una specie di sfila, il lancio di un guanto. Al tempo debito, l’antagonista puntualmente ci verrà incontro, non per ostacolarci, come potrebbe sembrare, ma per permetterci di superarlo e di realizzare il nostro scopo. Oscuramente l'umanità sa che più grande è il sogno, più ampio lo scopo, maggiori sono le difficoltà che ci verranno incontro proprio per permetterne la realizzazione. Come in ogni duello si combatte solo tra pari, e la forza dell’antagonista è grande quanto la posta in palio. Così inconsapevolmente gli uomini accettano il limite, imparano a contenere le loro aspirazioni, imparano a rimpicciolire il sogno, per limitare l'attrito, la forza avversa. Questa visione mantiene la maggior parte dell'umanità al di sotto di un livello di responsabilità, di dignità ed anche di ricchezza materiale.
Nella navigazione a vela la prima forza è la rotta, la direzione che diamo all'imbarcazione. Il vento è una forza che sembra contrastarci ma in realtà alimenta le vele ed è il motore stesso del nostro viaggio. L'arte della navigazione è proprio la capacità di volgere il vento a proprio vantaggio, orientando le vele nel modo più opportuno. Ed ogni disciplina marziale è l’arte di volgere a proprio vantaggio la forza avversaria.
Questa visione dell'antagonista ha in sé la chiave di accesso al mondo della responsabilità e della libertà. Il segreto di questo passaggio attraverso la cruna dell’ago è una rivoluzione degli schemi mentali, un rovesciamento della descrizione ordinaria del mondo.
Mentre per un uomo ordinario l'attitudine nella vita è di evitare le difficoltà con ogni mezzo, un leader sa che le difficoltà annunciano la realizzazione delle proprie aspirazioni e le accoglie come alleati a lungo invocati.

L’AVVERSITA’ E’ PROSPERITA’
L’AVVERSITA’ E’ FORTUNA
L’AVVERSITA’ E‘ GUARIGIONE

Ogni nostra conquista, richiede uno sforzo. Quando Agamennone sogna di conquistare Troia gli viene chiesto di sacrificare la figlia più cara, Ifigenia. E ad Abramo di immolare la cosa più preziosa, il figlio Isacco. Ed in tutte le tradizioni ed in tutte le mitologie, ogni eroe, da Ulisse a Sigfrido, ad Arjuna, per raggiungere la sua meta, affronta prove che richiedono un coraggio e una forza al di sopra di quella degli uomini comuni. Ma per realizzare il nostro Aim che cosa ci è chiesto veramente di sacrificare? Ifigenia, Isacco sono simboli. Per raggiungere il suo scopo ad un uomo è richiesto di sacrificare limiti e mediocrità ed ogni identificazione, esterna ed interna, con emozioni negative, pensieri piccoli che impediscono il suo passaggio e non possono seguirlo lì dove egli ha scelto di andare. E’ straordinario come i miti greci sappiano trasferirci un messaggio così potente ed offrirci le scoperte di una scienza antica quanto l’uomo, infinitamente più avanzata della moderna psicologia. Ciò che impedisce a un uomo di andare oltre sono i suoi attaccamenti; e ciò cui un uomo è più attaccato, anche se è difficile vederlo ed ammetterlo, non sono i figli o i suoi beni, ma le sofferenze ed i limiti.
Gli uomini sono attaccati alle loro sofferenze più che ai loro beni e per questo hanno tanta difficoltà ad abbandonarle. La paura ed il dolore circoscrivono uno spazio ipnotico, delimitano i confini delle nostre possibilità e ci fanno sentire sicuri come tra le pareti massicce di un bunker, metà rifugio, metà prigione....
Togliere ad un uomo che non si è preparato un malanno o una difficoltà, è come dare alla sua vita un’accelerazione cui non è pronto e le cui conseguenze non sono prevedibili. Egli immediatamente li sostituirebbe con un altro malanno o con un’altra difficoltà ripristinando, come una perfetta macchina omeostatica, le condizioni che gli corrispondono…
Se hai un aim c’è un prezzo che ti è richiesto di pagare in anticipo. Pagalo senza esitazioni e con gioia. Quando l’avrai pagato saprai che il prezzo è sempre giusto. Quando ricorderete questo messaggio della vostra Scuola e lo porterete con voi, impresso nella parte più profonda di voi, avrete nelle vostre mani il segreto più importante per conquistare posizioni di responsabilità e di ricchezza. Quando arriveranno eventi minacciosi, burrascosi, apparentemente insostenibili, soltanto pochi sapranno riconoscere dietro le apparenze dell’antagonista, il migliore alleato.
Senza farlo vedere, vi stropiccerete le mani, sapendo che dietro quell’avversità che spaventa tutti gli altri, che li spinge ad abbandonare, a tradire, a fuggire, c'è il grande segreto per andare oltre.

L'ANTAGONISTA NON E' MAI SUPERIORE ALLE NOSTRE FORZE.

Non possiamo essere avversati da nulla che sia più grande di noi, che non sia nelle nostre capacità di contenere, di sopportare, di superare e trasformare.
Senza la comprensione di questo, la maggior parte degli uomini si ferma molto prima di questa soglia e si rifiuta di pagare il prezzo del prossimo passaggio evolutivo. Il pagamento è inevitabile e tutti fanno sforzi e tutti pagano. La differenza è l'intenzionalità. Gli sforzi che siamo obbligati a fare, ai quali non possiamo sottrarci, è come se non contassero. Valgono solo gli sforzi consapevoli, i sacrifici intenzionali volti al raggiungimento di un aim, liberamente scelto.

L’AVVERSITA’ E’ LA STRADA PER IMPARARARE AD AMARE
L’AVVERSITA’ E’ LA STRADA PER IMPARARE A VIVERE
L’AVVERSITA’ E’ LA CHIAVE CHE APRE LA PORTA A EVENTI DI ORDINE SUPERIORE



SE DESIDERI APPROFONDIRE LA CONOSCENZA DI QUESTA FILOSOFIA IL PROSSIMO APPUNTAMENTO CON LA SCHOOL FOR DREAMERS SARA' A MILANO SABATO 26 E DOMENICA 27 NOVEMBRE

PER TUTTE LE INFORMAZIONI VISITA LA PAGINA 


venerdì 21 ottobre 2016

"Sognare il proprio lavoro" di Stefano D'Anna

“Il lavoro si sublimerà fino un giorno a sparire dalle attività umane…
Un giorno, quando avremo bilanciato la nostra psicologia, capiremo che il lavoro è stato per l’umanità una forma di autopunizione, l’effetto di una vulnerabilità. Il lavoro di un uomo, il grado di faticosità, di penosità, di maggiore o minore povertà, la qualità del suo ruolo, misura esattamente la sua divisione interna, è direttamente proporzionale alla distanza che quell’uomo ha da se stesso. Il lavoro è il riflesso di una psicologia differita dal “qui ed ora”, da un tempo verticale; la dipendenza è l’immagine speculare di una mente preoccupata, impaurita, che ancora vive nel senso di colpa, nel dubbio, nell’insicurezza, nel dolore. Il lavoro dipendente è il riflesso di una coscienza di vittimismo... La dipendenza è paura… è assenza di amore….
Tra i pezzi in esibizione alla mostra “Atroci Strumenti di Tortura”, in corso qui a Milano, andrebbe inserita la scrivania, simbolo e strumento di una condizione di schiavitù che non è mai stata abolita, ma che ha solo cambiato pelle.  
Il grado di paura, la distanza che un uomo ha da se stesso, o ignoranza di sé, il suo grado di differimento dal “qui ed ora”, determina la qualità del suo ruolo lavorativo e decide il girone infernale cui deve appartenere. Più questo differimento si riduce, più il lavoro si sublima, fino a diventare “sogno”. Il Lavoro è la negazione, la degradazione del “sogno”. Il lavoro è il “sogno” visto di spalle. Il lavoro è la maschera che noi indossiamo per nascondere il nostro senso di annientamento, il nostro senso di insignificanza… per nascondere la nostra caduta dal paradiso…
In tutte le culture ed in tutti i tempi, il lavoro è stato connotato da fatica ed è sinonimo di costrizione, sforzo, dolore… L’Ecclesiaste indica il lavoro tra le sette malattie che intaccano l’essere. La domanda d’avvio di questo libro dell’A.T. è lapidaria: “Quale valore ha tutta la fatica che affatica l’uomo sotto il sole?”. Nella tradizione giudaico-cristiana, in particolare, lavorare è tuttora il riflesso di una maledizione biblica… è il prodotto di  una condanna… è alienazione, è travaglio…La parola francese travail, il termine anglosassone labour, contengono in modo indissolubile questo significato di sforzo. Così lo spagnolo. Così il napoletano. Lo stesso termine ebraico “amal”, significa letteralmente “faticare”.




Amal/Amar. Anche se “Amal” e “Amare” hanno radici linguistiche lontane, formano un polarismo avvincente, cioè una coppia di estremi destinati a rappresentare due concezioni del mondo: Amal è il lavoro come sforzo, Amar (A-mors) è il lavoro come sogno, come assenza di sforzo.
L’economia è fatta da uomini che amano. Un uomo contempla il cielo.. si sta nutrendo di qualcosa di eterno… Questa è economia. La nostra Scuola crede che amare quello che  si fa e fare solo ciò che si ama sia diritto di nascita di ogni uomo, crede che chi ama, che chi sogna, non lavora e che chi lavora non può sognare. 
Bisogna trasformare il lavoro in “sogno”! Chi sogna ama, chi lavora non può amare… L’assenza di amore, la sofferenza, producono lavoro-fatica…
Chi ama quello che fa, chi sogna, anche se apparentemente sta lavorando per un’organizzazione, in realtà sta lavorando per sé, si sta integrando. Chi fa un lavoro senza amarlo sta lavorando per qualcun altro, si sta danneggiando. Quella che viene chiamata retribuzione è in verità un risarcimento danni per la degradazione fisica, emozionale e mentale prodotta da quella condizione di dipendenza.
Il clochard, in barbone, è l’uomo che vive in un limbo, emarginato in una zona dell’essere in cui non può né amare, né lavorare… Non può né appartenere al tempo né all’assenza di tempo. E’ un uomo che ha abbandonato il mondo del lavoro senza però riuscire ad entrare in quello del “sogno”. Sognare è l’azione di un uomo di responsabilità.. Soltanto i grandi guerrieri, i grandi condottieri, possedevano l’arte del sognare, la capacità di essere effortlessly dreamful.


La gente lavora con fatica ed anche gli uomini più ordinari fanno sforzi immani per tutta la vita. Altri cercano la guarigione di pochi attimi di integrità, di non-lavoro; e per questo attraversano oceani, scalano le montagne più arduo, perché non conoscono l'arte del sognare. Non sanno che sognare è il fare. Bisogna trasformare il lavoro in sogno. La positività e la felicità nel futuro dell'uomo si accompagneranno inevitabilmente ad una progressiva, inarrestabile, riduzione della sua attività di lavoro e ad un declino del lavoro-fatica.
Un'umanità più libera interiormente dalla paura, dal dubbio, da pensieri distruttivi e dalla miriade di emozioni negative che da sempre ne agitano l'animo, non potrà più accettare i ritmi, gli ambienti e la qualità del lavoro di una civiltà che ancora concepisce il lavoro come fatica ed iperattività, che per funzionare ha bisogno, e quindi educa, eserciti di alienati, legioni di fakiri capaci di sopportare, senza neppure più avvertirla, la indicibile dolorosità del dipendere. Le Scuole sono la propaggine fisica di questa psicologia. A sei, sette anni i bambini, come piccoli spartiati, sono inquadrati nell’esercito triste degli adulti.  Ed è osservabile la loro trasformazione. Il gusto del gioco, la freschezza delle impressioni, l’entusiasmo, l’adattabilità, il coraggio, vengono sostituiti giorno dopo giorno con l’apprendimento delle emozioni cosiddette umane: invidia, gelosia, rancore, ansietà, paura, il parlare eccessivo, il nascondersi e il mentire, e quelle deformazioni del viso che formano il repertorio di maschere per la loro espressione. L’ingabbiamento della libertà del bambino, la sua omologazione agli adulti, è un’operazione dolorosa. Si chiama educazione. Nelle scuole di ogni ordine e grado, in tutto il pianeta, i giovani sono esposti ad un unico messaggio educativo globale: l’insegnamento a dipendere. Fin da bambini ore ed ore in un banco per imparare a vivere da prigionieri, senza alcuna aspirazione alla libertà. Un training indispensabile per poter un giorno fare gli impiegati a vita, aggrappati alla ricchezza di altri, ed appartenere di diritto al club degli angosciati aziendali.
La dolorosità, come durante un lungo viaggio lo sferragliare del treno, poco a poco non la sentiamo più, finché diventa per noi tutt’uno con l’esistenza.  La sua presenza diventa una costante naturale, e per assurdo, rassicurante, al punto che abbandonare la dolorosità sarà per l’adulto un’impresa quasi impossibile. Paura e sofferenze sono ringhiere.  Guai a perderle!  E’ più difficile eliminare la più piccola paura dalla propria vita che scalare una montagna.
Occorrono scuole di libertà, di conoscenza di sé… scuole di integrità. La prima caratteristica di una scuola del futuro è quella di eliminare piuttosto che aggiungere. Eliminare vecchie strutture, stratificazioni di ignoranza, di concetti arruginiti, di idee obsolete; abbandonare preconcetti, falsi sentimenti, paure immaginarie ed ogni identificazione con il superficiale, con il mondo delle apparenze. Occorre una scuola che “ricordi”, una scuola con una memoria verticale che indichi la direzione per il “viaggio di ritorno”. Una Scuola del capovolgimento per l’eliminazione della vecchia educazione, per una rieducazione dell’uomo nel nome dell’essere.
"Ho sognato una Rivoluzione: ho sognato una Scuola che educhi una nuova generazione di leader capaci di armonizzare gli apparenti antagonismi di sempre: economia ed etica, azione e contemplazione, potere finanziario e amore"
Da "La Scuola degli Dei di Stefano D'Anna