giovedì 28 gennaio 2016

"L'assenza di amore" di Stefano D'Anna

Liberi significa liberi interiormente da paure, ansietà, emozioni negative, liberi da pregiudizi, preconcetti, idee di seconda mano, capaci di rivoluzionare una descrizione ristretta del mondo, migliorandosi ed innalzando la qualità del pensare e del sentire.
Thinking is destiny. Il benessere di un uomo, il suo destino finanziario, la qualità della sua vita sono un riflesso della qualità del suo pensiero, delle sue convinzioni.
Il più piccolo miglioramento anche di un solo uomo crea lo spazio perché altri possano cambiare, per trasformare la propria condizione di dipendenza in un progetto di superamento dei propri limiti, per il miglioramento di se stesso e degli altri. In questo modo la nostra civiltà, come una starship lanciata nello spazio, continua la grande avventura e viaggia verso il suo vero fine: l’evoluzione dell’uomo.
“Il lavoro si sublimerà fino un giorno a sparire dalle attività umane…”
Un giorno, quando avremo bilanciato la nostra psicologia, capiremo che il lavoro è stato per l’umanità una forma di autopunizione, l’effetto di una vulnerabilità. Il lavoro di un uomo, il grado di faticosità, di penosità, di maggiore o minore povertà, la qualità del suo ruolo, misura esattamente la sua divisione interna, è direttamente proporzionale alla distanza che quell’uomo ha da se stesso. Il lavoro è il riflesso di una psicologia differita dal “qui ed ora”, da un tempo verticale; la dipendenza è l’immagine speculare di una mente preoccupata, impaurita, che ancora vive nel senso di colpa, nel dubbio, nell’insicurezza, nel dolore. Il lavoro dipendente è il riflesso di una coscienza di vittimismo... La dipendenza è paura… è assenza di amore….
Tra i pezzi in esibizione alla mostra “Atroci Strumenti di Tortura”, in corso recentemente a Milano, andrebbe inserita la scrivania, simbolo e strumento di una condizione di schiavitù che non è mai stata abolita, ma che ha solo cambiato pelle.  


Il grado di paura, la distanza che un uomo ha da se stesso, o ignoranza di sé, il suo grado di differimento dal “qui ed ora”, determina la qualità del suo ruolo lavorativo e decide il girone infernale cui deve appartenere. Più questo differimento si riduce, più il lavoro si sublima, fino a diventare “sogno”. Il Lavoro è la negazione, la degradazione del “sogno”. Il lavoro è il “sogno” visto di spalle. Il lavoro è la maschera che noi indossiamo per nascondere il nostro senso di annientamento, il nostro senso di insignificanza… per nascondere la nostra caduta dal paradiso…
In tutte le culture ed in tutti i tempi, il lavoro è stato connotato da fatica ed è sinonimo di costrizione, sforzo, dolore… L’Ecclesiaste indica il lavoro tra le sette malattie che intaccano l’essere. La domanda d’avvio di questo libro dell’A.T. è lapidaria: “Quale valore ha tutta la fatica che affatica l’uomo sotto il sole?”. Nella tradizione giudaico-cristiana, in particolare, lavorare è tuttora il riflesso di una maledizione biblica… è il prodotto di  una condanna… è alienazione, è travaglio… Le condanne bibliche al dolore, per l’uomo attraverso la fatica del lavoro, per la donna attraverso il travaglio del parto, si fondono nella parola francese travail, nel termine anglosassone labour. Così lo spagnolo. Così il dialetto siciliano, quello napoletano. In esse è per sempre sigillato questo significato di tribolazione.
Lo stesso termine ebraico “amal”, significa letteralmente “faticare”.
Amal/Amar. Anche se “Amal” e “Amare” hanno radici linguistiche lontane, formano un polarismo avvincente, cioè una coppia di estremi destinati a rappresentare due concezioni del mondo: Amal è il lavoro come sforzo, Amar (A-mors) è il lavoro come sogno, come assenza di sforzo.
L’economia è fatta da uomini che amano. Un uomo contempla il cielo.. si sta nutrendo di qualcosa di eterno… Questa è economia. La nostra università crede che “amare quello che fai e fare solo ciò che ami” sia diritto di nascita di ogni uomo… crede che chi ama, che chi sogna, non lavora e che chi lavora non può sognare. Love what you do, do only what you love.
Bisogna trasformare il lavoro in “sogno”! Chi sogna ama, chi lavora non può amare… L’assenza di amore, la sofferenza, producono lavoro-fatica…
Chi ama quello che fa, chi sogna, anche se apparentemente sta lavorando per un’organizzazione, in realtà sta lavorando per sé, si sta integrando. Chi fa un lavoro senza amarlo sta lavorando per qualcun altro, si sta danneggiando. Quella che viene chiamata retribuzione è in verità un risarcimento danni per la degradazione fisica, emozionale e mentale prodotta da quella condizione di dipendenza.
Il clochard, in barbone, è l’uomo che vive in un limbo, emarginato in una zona dell’essere in cui non può né amare, né lavorare. Non può né appartenere al tempo né all’assenza di tempo. E’ un uomo che ha abbandonato il mondo del lavoro senza però riuscire ad entrare in quello del “sogno”. Sognare è l’azione di un uomo di responsabilità.. Soltanto i grandi guerrieri, i grandi condottieri, possedevano l’arte del sognare, la capacità di essere effortlessly dreamful.



La gente lavora con fatica ed anche gli uomini più ordinari fanno sforzi immani per tutta la vita. Altri cercano il blessing di pochi attimi di integrità, di non-lavoro; e per questo attraversano oceani, scalano le montagne più ardue… perché non conoscono “the effortlessness of dreaming”. Non sanno che sognare è il fare. Bisogna trasformare il lavoro in sogno.
La positività e la felicità nel futuro dell'uomo si accompagneranno inevitabilmente ad una progressiva, inarrestabile, riduzione della sua attività di lavoro e ad un declino del lavoro-fatica.
Un'umanità più libera interiormente dalla paura, dal dubbio, da pensieri distruttivi e dalla miriade di emozioni negative che da sempre ne agitano l'animo, non potrà più accettare i ritmi, gli ambienti e la qualità del lavoro di una civiltà che ancora concepisce il lavoro come fatica ed iperattività, che per funzionare ha bisogno, e quindi educa, eserciti di alienati, legioni di fakiri capaci di sopportare, senza neppure più avvertirla, la indicibile dolorosità del dipendere. Le Scuole sono la propaggine fisica di questa psicologia. Nelle scuole di ogni ordine e grado, in tutto il pianeta, i giovani sono esposti ad un unico messaggio educativo globale: l’insegnamento a dipendere. Fin da bambini ore ed ore in un banco per imparare a vivere da prigionieri, senza alcuna aspirazione alla libertà. Un training indispensabile per poter un giorno fare gli impiegati a vita, aggrappati alla ricchezza di altri, ed appartenere di diritto al club degli angosciati aziendali.

Paura e sofferenze sono ringhiere.  Guai a perderle!  E’ più difficile eliminare la più piccola paura dalla propria vita che scalare una montagna.
Occorrono scuole di libertà, di conoscenza di sé… Scuole di integrità. La prima caratteristica di una scuola del futuro è quella di eliminare piuttosto che aggiungere. Eliminare vecchie strutture, stratificazioni di ignoranza, di concetti arruginiti, di idee obsolete; abbandonare preconcetti, falsi sentimenti, paure immaginarie ed ogni identificazione con il superficiale, con il mondo delle apparenze.
Occorre una scuola che “ricordi”, una scuola con una memoria verticale che indichi la direzione per il “viaggio di ritorno”. Una Scuola del capovolgimento per l’eliminazione della vecchia educazione, per una rieducazione dell’uomo nel nome dell’essere.


                                                                              LA SCUOLA DEGLI DEI DI STEFANO D'ANNA

                                                             IL PICCOLO DREAMER PROGRAMMATORE DI MONDI DI VEGA ROZE



                                                                              NEL RINASCISENSO DI MARIO DAL MARE


                                                                        L'EONARDO IL TRASFORMISTA DI MICHELE LOMBARDI


martedì 19 gennaio 2016

"Il divertimento e l'eccitazione di conoscere se stessi" di Francesca Del Nero


Uno si domanda ma come mai da millenni, dai tempi di Delfi ci sia stato passato questo messaggio: "Conosci te stesso". Un messaggio dapprima raccolto da pochi, poi abbandonato, trascurato, ignorato per secoli dai più. Da alcuni anni è in atto una preparazione per molti esseri sul nostro pianeta che si sono svegliati e hanno ripreso in mano la saggezza e la profondità di questo monito millenario. Conosci te stesso! Solo così potrai creare la tua realtà, potrai scegliere uno dei tanti destini possibili.
Quando cominci a viaggiare dentro di te in realtà cominci a giocare. Sì giochi perché ti appaiono davanti una porta dietro l’altra. Come in un videogame ti ritrovi su un percorso nuovo, incontri te stesso dietro una porta che con coraggio cominci ad aprire, dietro quella ne appare un’altra e via via così, preso da una sottile eccitazione procedi aprendo porte prima sconosciute e dietro ognuna di esse c’è una parte di te! Ci sono le tue qualità e i tuoi apparenti difetti, ci sono i tuoi limiti, le tue credenze, i tuoi schemi. Un mondo intero che prima ignoravi. Cosa accade? Accade che ti senti euforico, cominci a vedere i tuoi lati oscuri, entri in uno stato di sincerità assoluta con te stesso, vedi cose inconfessabili, percepisci le emozioni negative che hanno guidato la tua esistenza. A cosa serve quindi aprire gli occhi su di te? 

Serve ad accettarsi, perdonarsi e a lasciare andare per poter fare spazio e incominciare a trasformare la tua realtà in ciò che scegli di vivere anziché essere come una foglia in balia del vento, senza una direzione. Da anni ormai vivo giorno per giorno, respiro dopo respiro in questo che chiamo il Viaggio più importante nella vita di un uomo. Il Viaggio nell’Essere è diventato il programma fondamentale di School for Dreamers perché un Sognatore non può prescindere dall’intraprenderlo. E chi è un sognatore? Un sognatore è colui che è sveglio, presente a se stesso che sceglie il suo destino su questa terra, in questa vita con questo corpo qui e ora. Sarebbe un lavoro pesante, per molti lo è, ma noi di School for Dreamers amiamo invece proporlo, perché così lo stiamo vivendo, come una tra le attività più divertenti ed esaltanti che un uomo possa compiere. Rientrare in possesso della capacità creativa è qualcosa di unico, all’inizio quasi sconvolgente per la carica di energia che suscita. Ci ho messo tanto tempo e chissà quante sono ancora le cose che devo imparare di me e del funzionamento quantico della realtà. Ho però imparato a Viaggiare nella leggerezza, mi porto dietro sempre meno pesi, mi proietto in ciò che ho sognato sempre più libera, mi diverto a osservarmi e anche quando vedo parti di me ancora oscure non le giudico, le amo, sì, le amo perché sono o sono state parti di me che mi hanno portato dove sono ora. E dove sono ora, mi piace.! Mi piace perché non sono più guidata dall’affanno, dall’ansia inconsapevole, dalla confusione del mondo esterno. Ciò di cui mi prendo cura quotidianamente?  Me stessa, il mio mondo interiore, il mio corpo, la mia energia. Un giorno non lontano scriverò un libro sul percorso che mi sta portando laddove ho scelto di essere, su tutti i fronti della mia esistenza. Ho sviluppato una pazienza che non mi apparteneva, una pazienza diversa da quello che pensavo fosse la pazienza. Significa che non vivo più nell’aspettativa che qualcosa accada, vivo invece con la certezza che accadrà ciò che ho scelto. E  mano a mano tutto si sta manifestando nella realtà. Non mi agito più, non mi arrabbio più, quasi nulla mi accende il pulsante delle varie emozioni negative che frenano il manifestarsi di qualsiasi sogno. Mi diverto a giocare con i miei pensieri, lascio andare quelli limitanti e inserisco intenzionalmente quelli che servono a consolidare la mia Direzione. 

Ho sempre goduto della mia solitudine e negli ultimi anni è diventata una necessità della mia anima. Stare con me stessa mi piace, amo la mia presenza e il mio stato d’essere è sempre più stabilmente sulla frequenza della pace interiore. Quando hai la pace dentro, puoi sorridere a qualsiasi cosa, puoi ridere, puoi goderti la vita, amandola così com’è.
Se vuoi accedere anche tu a questo percorso di scuola che ho vissuto io e tantissimi con me ti aspettiamo il 6/7 febbraio prossimo a Milano per un week end che ti darà così tanto da non potertelo descrivere a parole … sarai tu a dirmelo quando lo avrai sperimentato!

                                          CLICCA QUI PER TUTTE LE INFORMAZIONE SUL CORSO DEL 6/7 FEBBRAIO 2016


                                                                                 LA SCUOLA DEGLI DEI DI STEFANO D'ANNA
                                                   IL PICCOLO DREAMER PROGRAMMATORE DI MONDI DI VEGA ROZE



                                                                                NEL RINASCISENSO DI MARIO DAL MARE


                                                                        L'EONARDO IL TRASFORMISTA DI MICHELE LOMBARDI

venerdì 15 gennaio 2016

"Anche gli Dei vanno a scuola" di Rita Valente Piccardi

La Scuola degli Dei, luogo dell’anima dove il mondo duale che conosciamo comincia a scricchiolare. Qui gli dei non insegnano e gli uomini non imparano. Qui uomini e dei si riconoscono in un unico Essere. Non mentori né libri. Qui è solo il viaggio nella consapevolezza che svela la realtà vera. Un viaggio unico e individuale che tuttavia comporta il paradosso di aver bisogno degli altri per poterci guardare nello specchio, per poterci guardare dentro.



Incontri la Scuola quando è il momento, quando sei pronto a capovolgere i tuoi pensieri, la tua visione di te stesso e del mondo, quando il cercatore che c’è in te decide di credere prima di vedere e parte per l’avventura più bella della sua vita. E’ un’esperienza fantastica, che ti toglie dall’angolo in cui ti eri messo e ti apre nuovi orizzonti, ti invita a spostare lo sguardo fra la terra e il cielo per scoprire la terra di mezzo, la terra degli Uomini con la U maiuscola.

Il viaggio è entusiasmante. Gioia, buonumore, felicità sono stati d’essere che imparerai a raggiungere sempre più spesso e sempre più velocemente e anche quando ti troverai ad affrontare il dolore e la sofferenza che ti porti dentro, che hai accumulato, intossicandoti corpo, mente e spirito, lo farai con fiducia e li ringrazierai perché è grazie a quelle ombre che saprai che da qualche parte c’è la luce e che è ora di illuminare la tua esistenza.

C’è chi sostiene che siamo qui per essere felici. Io dico che siamo qui per scoprire chi realmente siamo e saperlo ci renderà felici.

Stefano D’Anna col suo “La Scuola degli Dei” mi ha indicato la via del Sogno e School For Dreamers mi ha insegnato a Sognare. Ora tocca a me. Ora tocca a te.

Vieni a Milano a incontrare la Scuola. Il prossimo appuntamento è il 6 e 7 Febbraio.
Ti aspetto! Ti aspettiamo tutti!


Rita Valente Picardi

                                            CLICCA QUI PER TUTTE LE INFORMAZIONI SUL CORSO DEL 6/7 GENNAIO 2016