venerdì 12 giugno 2015

"Sei pronto per la tua rivoluzione?" di Vega Roze

Sei pronto per la tua rivoluzione?

Molti di voi conoscono il libro: “La Scuola degli Dei” di Stefano D’Anna, altri seguono il blog e la pagina facebook, tanti sognano di poter avere un percorso di vita simile a quello dell’autore, di essere seguiti e accompagnati nell’avventura di se stessi. Nel marasma della vita di ogni giorno spesso ci si perde, ci sente soli e confusi e anche quando si decide di fare un lavoro interiore non si conoscono gli strumenti più indicati, si provano mille tecniche, tanti percorsi, alcuni funzionano, altri no. Qualsiasi strada si decida di percorrere è importante ricordare che se l’abbiamo incrociata è perché ne avevamo bisogno, il nostro Essere sentiva che quell’esperienza andava fatta, in qualsiasi modo si sia conclusa. Chi ha letto il libro sa che esistono da sempre Scuole dell’Essere nelle quali si forgiano esseri liberi, sì perché prima di essere Sognatori, guerrieri, innamorati della vita bisogna essere liberi. 


La società ci porta all’ipnotismo fin dalla più tenera infanzia, le nostre reazioni, persino le nostre emozioni sono meccaniche, ci sono state insegnate, come fare allora per scoprire chi o cosa si è veramente e vivere liberamente il viaggio meraviglioso di questa vita? Il lavoro interiore è sempre individuale ma, per essere compiuto nel migliore dei modi è necessario incontrare una di queste Scuole dell’Essere delle quali abbiamo sentito tanto parlare, in questo contesto si inserisce la School for Dreamers che affonda le radici del suo insegnamento in conoscenze antiche quanto l’essere umano unendole alle più recenti scoperte nel campo scientifico e vibrazionale. Nel week-end del 4/5 luglio si svolgerà, presso il Castello di Carimate il programma avanzato della Scuola per tutti coloro che hanno già frequentato i corsi precedenti e anche per chi, all’interno di una ricerca individuale ha già sviluppato la visione di un nuovo paradigma dell’esistenza (queste persone potranno accedere al corso previo un colloquio con Francesca Del Nero, fondatrice della Scuola, imprescindibile requisito è aver letto e conoscere il libro: “La Scuola degli Dei” di Stefano D’Anna). 
Per tutti coloro che invece vogliono vivere un’esperienza intensa c’è la possibilità di iscriversi al seminario intensivo che si terrà dal 26 luglio al 2 agosto 2015:


Ecco l’elenco degli argomenti che verranno trattati nel week-end esperienziale del 4/5luglio 2015:

L’auto-guarigione
Il Capovolgimento
La legge dell’Antagonista
Essere-fare-avere
L’Arte del Sognare
L’Integrità

Come sempre il team della School for Dreamers si avvale di collaborazioni con relatori d’eccezione che portano la loro esperienza, e il loro contributo all’interno dell’ambizioso progetto della rivoluzione individuale di ciascun partecipante. Nell’occasione del 4/5 luglio avremo Alberto Lori, giornalista e ricercatore indipendente autore di Psico Quantum (Ri-conoscere la propria essenza per plasmare il nostro destino), maggiori informazioni su:
Per tutte le informazioni sul corso e sulla Scuola consultate il sito:

Che ne pensi? Sei pronto per la tua rivoluzione?
Ti aspettiamo!


         Guarda il video di Alberto Lori: "Superare i condizionamenti"
                Cambiare se stessi per cambiare la realtà e il mondo





mercoledì 10 giugno 2015

"Capovolgi la tua visione" di Stefano D'Anna

Una volta presa la decisione, la visione si era fatta lucida, tagliente come una lama. ‘Vidi’ negli occhi di chi era stato il mio capo il riflesso delle mie insicurezze, la pochezza della condizione impiegatizia, l’asfissia di quella descrizione del mondo. ‘Vederlo’ e sentirmi libero fu tutt’uno. Ero libero perché ‘vedevo’, ‘vedevo’ perché ero libero. Riconoscermi in quest’uomo, scrutare la mia immagine riflessa in ogni sua attitudine o parola, fu come poggiare il piede su un gradino e andare oltre. Non avrebbe mai più potuto essere il mio capo. Era bastato innalzarmi di un millimetro nella verticalità per ‘comprendere’ in un istante tutta l’esistenza di quell’uomo: studi, carriera, relazioni.
La sua vita affettiva, quella professionale, le apparenti vittorie e gli insuccessi, e tutto quello che poteva credere di sapere e quello che credeva di possedere, d’un colpo fu contenuto. E fui libero. In tutto l’Essere sentii l’affrancamento dalle vecchie catene. Mi apparvero allora
assurdi come credi idolatri la devozione alla scarsità di tutti gli uomini, la generale venerazione per tutto ciò che è sofferenza, la nostra affezione alla menzogna, la nostra fede incrollabile nella inevitabilità della morte.
L’incontro con il Dr L. era stato un duello tra il vecchio ed il nuovo in me. Una sola esitazione e sarei stato disarcionato e ricacciato nell’erebo della dipendenza. Ma come in una tenzone medioevale, nel mondo dell’invisibile era registrata la mia vittoria. Fui pervaso da una felicità nervosa, selvaggia, di chi ha appena superato una sfida mortale.
Quando ci lasciammo, sulla soglia del suo ufficio, ebbi l’impressione che anche gli occhi del Dr L. esprimessero soddisfazione per il mio passaggio. Il nostro incontro aveva dato anche a lui un respiro di libertà e per qualche attimo l’aveva fatto uscire dalla prigione del suo ruolo.
Realizzai che tutta l’umanità, come un unico organismo, sa e prova gioia per una sola cellula che guarisce e annuncia la nuova specie. Realizzai che in tutti quegli anni la ACO Corporation non aveva rappresentato soltanto un lavoro e una fonte di reddito, ma una protezione e la rappresentazione tangibile di una condizione di dipendenza. Era tempo di girare pagina.
Il Dreamer mi ricordava costantemente che il sogno è la cosa più reale che ci sia e che l’arte del sognare è un innalzamento dell’Essere che permette di accedere al mondo delle soluzioni.

«Nel mondo degli eventi, nel mondo degli opposti, non puoi incontrarti
con la soluzione. La soluzione non è sullo stesso piano del problema. Solution
comes from above and not in time! Bisogna sapere come entrare nel mondo
delle soluzioni. Quando ti innalzi nell’Essere tutto quello che ti era apparso
nebuloso diventa chiaro e gli apparenti problemi che sembravano montagne
insuperabili si rivelano lievi gibbosità… »
Credere che il mondo possa essere migliorato dall’esterno è la convinzione fideistica di un’umanità che non ha la forza di affrontare alla radice il suo male. Occorre una rivoluzione del pensiero. Un capovolgimento. Per cambiare la realtà bisogna cambiare il sogno. Solo
l’individuo può farlo.
Il tempo curva, e l’uomo e tutte le civiltà da lui create curvano e degradano con una ciclicità che li riporta sempre al punto di partenza, al passato, mentre hanno l’illusione di andare verso il futuro. La soluzione, nella vita di un uomo come nella storia di una civiltà, non è quindi mai
nel tempo ma in un ‘tempo verticale’, in un tempo senza tempo, in un innalzamento della qualità del pensiero che può avvenire solo in questo istante.
«Solo gestendo l’attimo sospeso tra il nulla e l’eternità l’umanità potrà modellare il suo destino, creare eventi di ordine superiore.»
Com’era già accaduto in tutte le fasi della mia vita guidate dal Dreamer, da quel momento ogni cosa assunse le proporzioni più giuste e prese puntualmente il suo posto, come nell’incastro dei pezzi in un gioco perfetto. La decisione, una volta presa, diede un taglio netto a situazioni
che da troppo tempo stagnavano e nelle quali stavo indulgendo.
«First thing first! Appena metti avanti a ogni altra la cosa più importante
di tutte: il ‘sogno’, la tua evoluzione… quando ricordi Me… un senso di
discriminazione emerge... sai con certezza che cosa fare e che cosa non
fare… Quando cominci ad autosservarti, a conoscerti, tutto quello che è
giusto comincia ad accadere e tutto ciò che non fa parte del ‘sogno’, tutto
ciò che è inutile, superfluo o dannoso, inizia a dissolversi.»


                           Guarda il video di Francesca Del Nero: "Capovolgi la tua visione!"





                                           Scopri il programma intensivo della School for Dreamers
                                                                              


giovedì 4 giugno 2015

"La felicità è un diritto" di Stefano D'Anna

Nell’ottobre del 1999, ero con un amico americano, un sociologo di Oxford. Il discorso cadde su quel documento dell’umanità che è la Dichiarazione d’Indipendenza americana. Trovavo straordinario, e lo dissi al mio amico, che nel 1776 un gruppo di uomini illuminati da un “entusiasmo” filosofico e civile, nel redigerlo, concepissero un diritto mai affermato prima: il diritto alla felicità.

“L’uomo ha diritto alla felicità” è una di quelle epigrafi scritte nei cieli, un grido di libertà destinato ad echeggiare per sempre nel concerto universale della storia e nel cuore di ogni uomo. Manifestai apertamente la mia ammirazione per un paese, allora nascente, che era stato capace di concepire un fine così alto e di perenne validità, un asintote ideale verso cui la storia avrebbe teso all’infinito, per sempre.

Raccontai come da molti anni questa affermazione solenne mi affascinasse e la considerassi uno di quei vessilli innalzato all’unica, vera rivoluzione, la Rivoluzione Individuale: quello sconvolgimento di idee e convinzioni, quello shock del pensiero che può avvenire solo nell’individuo. Rivoluzioni, guerre, rivolte, hanno lasciato tutto com’era e nei secoli dei secoli sono tutte miseramente fallite perché esterne all’uomo.



“L’uomo ha diritto alla felicità” è il vagito di una nuova umanità, un canto più forte di mille peana, capace di far fremere l’immensa assemblea del genere umano e di mettere in marcia milioni di uomini verso la conquista della propria dignità. L’uomo non è stato maledetto per sempre. Soffrire, invecchiare, ammalarsi e morire non è una condanna ineluttabile e non può più essere accettata come destino comune dell’uomo e sua naturale, ineludibile condizione. L’uomo ha diritto alla felicità, ecco la visione capace di far saltare dai cardini tutto il vecchio impianto mentale di un’umanità sconfitta, l’idea luminosa capace di riscattarci, darci un fine.

Erano queste le parole che correvano nella casa lucchese con l’amico americano, nell’inverno del 1999. Quella conversazione sarebbe rimasta tale, uno scambio di idee tra amici, se in quella occasione en passant non avessi appreso che quella espressione che credevo coniata da quei legislatori-filosofi capeggiati da Thomas Jefferson e da Benjamin Franklin, non era americana.
“La prima stesura del documento, ancora in bozza, in quel punto recitava: l’uomo ha diritto alla proprietà” - mi disse l’amico - “ma la proposta che era di John Locke non convinse Benjamin Franklin, il padre della Rivoluzione americana, che non ne era soddisfatto”. Lui, solo lui, conosceva l’invisibile completezza di quel documento che, come un corpo, per vivere aveva bisogno di tutti gli organi. E lì mancava l’organo più importante, il cuore.

Fece allora qualcosa di straordinario. Mandò una delegazione in Italia.

Ero affascinato dagli insperati sviluppi di quella conversazione. Stavo percorrendo a ritroso la traccia che poteva condurre all’origine di quell’idea che avrebbe trasformato la felicità, da concetto visionario, da chimerica aspirazione o wishful thinking, a diritto naturale, inalienabile e inviolabile dell’umanità, e della ragione.

Avrei voluto saperne di più. Stavo percorrendo il Nilo alla ricerca delle sue mitiche fonti. Ma il mio amico non sapeva altro se non che quella delegazione aveva con sé la bozza della dichiarazione d’indipendenza di quella nascente nazione e la missione di incontrare chi doveva completarla. Ma chi fossero venuti ad incontrare in Italia, chi avrebbe sostituito l’espressione di Locke con quella scheggia luminosa di intelligenza, non era possibile sapere. Non c’era libro che lo riportasse, né ricerca che l’avesse accertato. Quel 1999 stava chiudendosi così, lasciando irrisolto quell’affascinante enigma che continuò ad occupare i miei pensieri per i giorni seguenti. Di lì a poche settimane, nel dicembre del 1999, dovetti recarmi a Napoli per attività legate al nuovo ateneo della European School of Economics. In quell’occasione visitai Palazzo Serra di Cassano, sede dell’Istituto Filosofico, e la mostra allestita per il bicentenario della Rivoluzione napoletana; la rivoluzione dei filosofi che doveva condurre al martirio un’intera classe intellettuale tra le più colte ed illuminate d’Europa. Quell’anno la testa pensante di un’intera nazione fu tragicamente recisa e il suo cuore palpitante si fermò per secoli. Appresi che quel palazzo era rimasto chiuso per duecento anni, dal giorno in cui il giovane figlio, fervente seguace delle idee repubblicane, cadde martire di quella repressione. Rivivere la fine di quel sogno di libertà, la recisione del fiore della cultura napoletana ed europea, in quel palazzo dove avevano echeggiato gli ideali repubblicani e le parole di quegli uomini e donne che avevano giurato di voler vivere liberi o morire, provocò una vertigine del pensiero.
Tra le opere esposte mi impressionò uno dei quadri che rappresentava un condannato dal volto nobile, lo sguardo sognante, e alle sue spalle il boia. Senza il particolare del capestro tra le mani di quest’ultimo sarebbero sembrati una coppia di giovani amanti, lascivamente vicini. Vite intrecciate in uno stesso destino che portava l’uno ad essere vittima e l’altro carnefice. Fu lì che trovai un libriccino di circa 70 pagine, l’ultima pubblicazione dell’Istituto: un omaggio a Gaetano Filangieri e alla sua opera “La scienza della legislazione”. Fu lui l’ispiratore, il legislatore-filosofo, il padre della Rivoluzione che non vide. In quelle stanze erano risuonate le sue idee che ora ritrovavo ancora palpitanti in quelle pagine che avevo tra le mani. L’uomo che aveva saputo essere il Platone di Napoli, che aveva consacrato solennemente allo Stato la sua vita, aveva firmato le “Riflessioni politiche sull’ultima legge del Sovrano”. Apparse nel Settembre del 1774 esse rappresentarono il vero inizio della Rivoluzione napoletana ed il suo manifesto. Quel giorno scoprii l’informazione che mancava al mio amico Americano. Benjamin Franklin aveva inviato il testo della Costituzione a Gaetano Filangieri usando due intermediari di suggestivo valore simbolico:
Luigi Pio, diplomatico napoletano a Parigi, sostenitore di Robespierre, e l’abate Leonardo Panzini che aderì alla Repubblica e ne fu rappresentante presso il Direttorio.
Meravigliosamente, le tessere di quel mosaico stavano trovando il loro posto. Fui percorso da un brivido di irrealtà. Allo scadere esatto di due secoli, nel Palazzo Serra di Cassano, mi veniva rivelato il segreto prezioso. I due frammenti di quella storia rimasti separati per centinaia di anni, come i due pezzi di un amuleto, si riunivano proiettando una luce abbagliante. Ora sapevo che quell’idea era nata dall’intelligenza e dalla passione civile di Gaetano Filangieri, una delle voci più alte della coscienza europea. Benjamin Franklin l’aveva incastonata, come un gioiello, insieme al diritto alla vita e alla libertà, in quella Unanime Dichiarazione dei Tredici Stati Uniti d’America che resterà monumento della speranza dell’umanità di diventare un giorno una specie felice e immortale.

Tra “l’uomo ha diritto alla felicità”, coniato da Filangieri, inserito nel testo dalla Dichiarazione, e “l’uomo ha diritto alla proprietà”, proposto da Locke, passano eternità. L’ascesa che gli USA conosceranno tra le nazioni della terra, la sua capacità  di attirare e di assimilare uomini da ogni parte del pianeta, attirati da quel profumo intenso di libertà, the american dream, trovano origine e spiegazione in quel granello di immortalità, in quel seme luminoso inserito nella Dichiarazione. Da questo si sviluppa l’economia e la potenza degli Stati Uniti. Lo slogan diventa più americano della bandiera a stelle e strisce è l’espressione più alta dei principi e della missione di quel paese.
La Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti, nella sua parte più luminosa, ha un padre napoletano. Partita dall’Italia la storia degli Stati Uniti, con la scoperta di Colombo, ritorna all’Italia con Filangieri per il suo atto di nascita, come in un simbolico ritorno al padre che mostra il forte intreccio dei destini dei nostri due popoli. I segnali di decadenza di quella società sono poi diventati tanti e si sono acutizzati. Quella promessa al mondo, di disponibilità verso i suoi problemi, in una prospettiva di significato universale, capace di abbracciare popoli e civiltà in una visione ampia e dialettica, non si è compiuta. La distruzione delle World Towers dell’11 settembre è soltanto il segno visibile di una lunga degradazione del ‘sogno’ che si è gradualmente trasformato in cupidigia, in volontà di potenza, e non infrequentemente in sfruttamento e sopraffazione.
La conflittualità, la criminalità, un’economia che è una macchina di morte, con al centro l’industria bellica più grande del mondo, vanno in direzione opposta a quei valori di dignità e di libertà indicati dal ‘sogno’.

Quando una società ha un numero di obesi che ha superato di molti punti il 50% non ha bisogno dei talebani per conoscere il sabotaggio e il disastro. 

La strage di civili in Afghanistan ha sporcato di sangue la Dichiarazione d’Indipendenza poche ore prima del suo anniversario. E’ un presagio che sarà bene scongiurare più che ignorare.

Filangieri idealista e giurista, ancora crede che la felicità possa arrivare dall’esterno. Come Rousseaux, crede che il cambiamento delle leggi, la repubblica, la democrazia, la liberalizzazione delle istituzioni politiche e civili, possano portare felicità ai popoli. Rousseaux nella prima pagina del “Contrat Social” osserva che l’uomo parla sempre di libertà “ma dovunque volgo lo sguardo lo vedo in catene”. 

Ignorava che la felicità è possibile solo all’individuo. Solo chi ha sconfitto in sé la logica conflittuale, le forze opposte che da sempre si combattono nel cuore di ogni uomo ha diritto alla felicità. E solo un uomo felice può cambiare l’economia e portare guarigione ai millenari problemi del mondo.