Una volta
presa la decisione, la visione si era fatta lucida, tagliente come una lama.
‘Vidi’ negli occhi di chi era stato il mio capo il riflesso delle mie
insicurezze, la pochezza della condizione impiegatizia, l’asfissia di quella
descrizione del mondo. ‘Vederlo’ e sentirmi libero fu tutt’uno. Ero libero
perché ‘vedevo’, ‘vedevo’ perché ero libero. Riconoscermi in quest’uomo,
scrutare la mia immagine riflessa in ogni sua attitudine o parola, fu come
poggiare il piede su un gradino e andare oltre. Non avrebbe mai più potuto
essere il mio capo. Era bastato innalzarmi di un millimetro nella verticalità
per ‘comprendere’ in un istante tutta l’esistenza di quell’uomo: studi,
carriera, relazioni.
La sua vita
affettiva, quella professionale, le apparenti vittorie e gli insuccessi, e
tutto quello che poteva credere di sapere e quello che credeva di possedere,
d’un colpo fu contenuto. E fui libero. In tutto l’Essere sentii l’affrancamento
dalle vecchie catene. Mi apparvero allora
assurdi come
credi idolatri la devozione alla scarsità di tutti gli uomini, la generale
venerazione per tutto ciò che è sofferenza, la nostra affezione alla menzogna,
la nostra fede incrollabile nella inevitabilità della morte.
L’incontro
con il Dr L. era stato un duello tra il vecchio ed il nuovo in me. Una sola
esitazione e sarei stato disarcionato e ricacciato nell’erebo della dipendenza.
Ma come in una tenzone medioevale, nel mondo dell’invisibile era registrata la
mia vittoria. Fui pervaso da una felicità nervosa, selvaggia, di chi ha appena
superato una sfida mortale.
Quando ci
lasciammo, sulla soglia del suo ufficio, ebbi l’impressione che anche gli occhi
del Dr L. esprimessero soddisfazione per il mio passaggio. Il nostro incontro
aveva dato anche a lui un respiro di libertà e per qualche attimo l’aveva fatto
uscire dalla prigione del suo ruolo.
Realizzai
che tutta l’umanità, come un unico organismo, sa e prova gioia per una sola
cellula che guarisce e annuncia la nuova specie. Realizzai che in tutti quegli
anni la ACO Corporation non aveva rappresentato soltanto un lavoro e una fonte
di reddito, ma una protezione e la rappresentazione tangibile di una condizione
di dipendenza. Era tempo di girare pagina.
Il Dreamer
mi ricordava costantemente che il sogno è la cosa più reale che ci sia e che
l’arte del sognare è un innalzamento dell’Essere che permette di accedere al
mondo delle soluzioni.
«Nel mondo degli eventi, nel mondo degli opposti, non puoi
incontrarti
con la soluzione. La soluzione non è sullo stesso piano del
problema. Solution
comes from above and not in time! Bisogna sapere come entrare
nel mondo
delle soluzioni. Quando ti innalzi nell’Essere tutto quello che
ti era apparso
nebuloso diventa chiaro e gli apparenti problemi che sembravano
montagne
insuperabili si rivelano lievi gibbosità… »
Credere che
il mondo possa essere migliorato dall’esterno è la convinzione fideistica di
un’umanità che non ha la forza di affrontare alla radice il suo male. Occorre
una rivoluzione del pensiero. Un capovolgimento. Per cambiare la realtà bisogna
cambiare il sogno. Solo
l’individuo
può farlo.
Il tempo
curva, e l’uomo e tutte le civiltà da lui create curvano e degradano con una
ciclicità che li riporta sempre al punto di partenza, al passato, mentre hanno
l’illusione di andare verso il futuro. La soluzione, nella vita di un uomo come
nella storia di una civiltà, non è quindi mai
nel tempo ma
in un ‘tempo verticale’, in un tempo senza tempo, in un innalzamento della
qualità del pensiero che può avvenire solo in questo istante.
«Solo gestendo l’attimo sospeso tra il nulla e l’eternità
l’umanità potrà modellare il suo destino, creare eventi di ordine superiore.»
Com’era già
accaduto in tutte le fasi della mia vita guidate dal Dreamer, da quel momento
ogni cosa assunse le proporzioni più giuste e prese puntualmente il suo posto,
come nell’incastro dei pezzi in un gioco perfetto. La decisione, una volta
presa, diede un taglio netto a situazioni
che da
troppo tempo stagnavano e nelle quali stavo indulgendo.
«First thing first! Appena metti avanti a ogni altra la cosa
più importante
di tutte: il ‘sogno’, la tua evoluzione… quando ricordi Me… un
senso di
discriminazione emerge... sai con certezza che cosa fare e che
cosa non
fare… Quando cominci ad autosservarti, a conoscerti, tutto
quello che è
giusto comincia ad accadere e tutto ciò che non fa parte del
‘sogno’, tutto
ciò che è inutile, superfluo o dannoso, inizia a dissolversi.»
Guarda il video di Francesca Del Nero: "Capovolgi la tua visione!"
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