lunedì 16 novembre 2015

"La legge dell'antagonista" di Stefano D'Anna

LA LEGGE DELL’ANTAGONISTA.

OGNI ORGANISMO SULLA VIA DELLA SUA EVOLUZIONE E' MINACCIATO DA UN ANTAGONISTA CHE E' PROPORZIONALE ALLA FORZA E ALL'AMPIEZZA DEL SUO PROGETTO.
QUESTA MINACCIA E' IL MOTORE DELLA SUA EVOLUZIONE ED E' INDISPENSABILE ALLA SUA CRESCITA.
UN UOMO CHE CRESCE ABBANDONA LE SUE ATTUALI DIFFICOLTA', ORMAI ARMONIZZATE E COMPRESE, E QUINDI NON PIU' ANTAGONISTE MA PARTE DEL SUO SVILUPPO, E VA INCONTRO A PROSSIMO LIVELLO DI DIFFICOLTA'.
QUALSIASI ATTIVITA', PRATICA O FILOSOFICA, TENDE A SVILUPPARE NELL'UOMO LA CAPACITA' DI USARE L'ANTAGONISTA COME UNO SCALINO SU CUI POGGIARE IL PIEDE ED ANDARE OLTRE.
L'ANTAGONISTA LO INCONTRA SOLO CHI HA UNO SCOPO E VUOLE RAGGIUNGERLO. LA CADUTA NON HA ANTAGONISMO, E' LIBERA E QUINDI INDOLORE.

La prima forza, il nostro aim, può essere immaginata come un invito che spediamo all’antagonista indicandogli dove stiamo andando, una specie di sfida, il lancio di un guanto. Al tempo debito, l’antagonista puntualmente ci verrà incontro, non per ostacolarci, come potrebbe sembrare, ma per permetterci di superarlo e di realizzare il nostro scopo. Oscuramente l'umanità sa che più grande è il sogno, più ampio lo scopo, maggiori sono le difficoltà che ci verranno incontro proprio per permetterne la realizzazione. Come in ogni duello si combatte solo tra pari, e la forza dell’antagonista è grande quanto la posta in palio. Così inconsapevolmente gli uomini accettano il limite, imparano a contenere le loro aspirazioni, imparano a rimpicciolire il sogno, per limitare l'attrito, la forza avversa. Questa visione mantiene la maggior parte dell'umanità al di sotto di un livello di responsabilità, di dignità ed anche di ricchezza materiale.


Nella navigazione a vela la prima forza è la rotta, la direzione che diamo all'imbarcazione. Il vento è una forza che sembra contrastarci ma in realtà alimenta le vele ed è il motore stesso del nostro viaggio. L'arte della navigazione è proprio la capacità di volgere il vento a proprio vantaggio, orientando le vele nel modo più opportuno. Ed ogni disciplina marziale è l’arte di volgere a proprio vantaggio la forza avversaria.
Questa visione dell'antagonista ha in sé la chiave di accesso al mondo della responsabilità e della libertà. Il segreto di questo passaggio attraverso la cruna dell’ago è una rivoluzione degli schemi mentali, un rovesciamento della descrizione ordinaria del mondo.
Mentre per un uomo ordinario l'attitudine nella vita è di evitare le difficoltà con ogni mezzo, un leader sa che le difficoltà annunciano la realizzazione delle proprie aspirazioni e le accoglie come alleati a lungo invocati.
ADVERSITY IS PROSPERITY
ADVERSITY IS FORTUNE
ADVERSITY IS BLESSING
Ogni nostra conquista, ogni nostro achievement richiede uno sforzo. Quando Agamennone sogna di conquistare Troia gli viene chiesto di sacrificare la figlia più cara, Ifigenia. E ad Abramo di immolare la cosa più preziosa, il figlio Isacco. Ed in tutte le tradizioni ed in tutte le mitologie, ogni eroe, da Ulisse a Sigfrido, ad Arjuna, per raggiungere la sua meta, affronta prove che richiedono un coraggio e una forza al di sopra di quella degli uomini comuni. Ma per realizzare il nostro Aim che cosa ci è chiesto veramente di sacrificare? Ifigenia, Isacco sono simboli. Per raggiungere il suo scopo ad un uomo è richiesto di sacrificare limiti e mediocrità ed ogni identificazione, esterna ed interna, con emozioni negative, pensieri piccoli che impediscono il suo passaggio e non possono seguirlo lì dove egli ha scelto di andare. E’ straordinario come i miti greci sappiano trasferirci un messaggio così potente ed offrirci le scoperte di una scienza antica quanto l’uomo, infinitamente più avanzata della moderna psicologia. Ciò che impedisce a un uomo di andare oltre sono i suoi attaccamenti; e ciò cui un uomo è più attaccato, anche se è difficilo vederlo ed ammetterlo, non sono i figli o i suoi beni, ma le sofferenze ed i limiti.
Gli uomini sono attaccati alle loro sofferenze più che ai loro beni e per questo hanno tanta difficoltà ad abbandonarle. La paura ed il dolore circoscrivono uno spazio ipnotico, delimitano i confini delle nostre possibilità e ci fanno sentire sicuri come tra le pareti massicce di un bunker, metà rifugio, metà prigione....
Togliere ad un uomo che non si è preparato un malanno o una difficoltà, è come dare alla sua vita un’accelerazione cui non è pronto e le cui conseguenze non sono prevedibili. Egli immediatamente li sostituirebbe con un altro malanno o con un’altra difficoltà ripristinando, come una perfetta macchina omeostatica, le condizioni che gli corrispondono....  (S. E. D’Anna - La rivoluzione individuale).
Se hai un aim c’è un prezzo che ti è richiesto di pagare in anticipo. Pagalo senza esitazioni e con gioia. Quando l’avrai pagato saprai che il prezzo è sempre giusto. Quando ricorderete questo messaggio della vostra Scuola e lo porterete con voi, impresso nella parte più profonda di voi, avrete nelle vostre mani il segreto più importante per conquistare posizioni di responsabilità e di ricchezza. Quando arriveranno eventi minacciosi, burrascosi, apparentemente insostenibili, soltanto pochi sapranno riconoscere dietro le apparenze dell’antagonista, il migliore alleato.

Senza farlo vedere, vi stropiccerete le mani, sapendo che dietro quell’avversità che spaventa tutti gli altri, che li spinge ad abbandonare, a tradire, a fuggire, c'è il grande segreto per andare oltre.

Alla vigilia della battaglia con i germani, mentre tutti i romani sono spaventati e pronti ad abbandonare, a disertare, c'è soltanto un uomo che mantiene la sua integrità, l'impeccabilità, l'incorruttibilità, e vede la grande opportunità oltre l'apparente avversità. Pensate alla diversa ampiezza del loro aim. Chi voleva tornare in patria per riabbracciare la famiglia, chi per tornare agli agi della propria condizione. Cesare aveva a cuore le sorti della patria, di tutto quello che era stato costruito attraverso i secoli e di cui si sentiva responsabile e continuatore. Nella diversa ampiezza del loro aim c'è la diversa ampiezza del loro essere e la diversità del loro destino. Cesare nel pensare, nel sentire, nel comportamento è già un imperatore, l'impero gli sarà soltanto aggiunto.

Ma come fare ad accogliere gli eventi che si presentano in modo così minaccioso? L'antagonista sembra conoscere le nostre paure, i limiti della nostra comprensione, e trova sempre maschere tali da spaventarci. Che cosa può darci quella fiducia in noi stessi, la certezza di farcela, la capacità di vedere il successo dietro la maschera terribile dell'antagonista? Cosa ci può permettere di credere in quella incredibile combinazione di eventi che permette a quella donna di trovare l'unico uomo al mondo che poteva donarle un midollo compatibile e che da un paese distante migliaia di chilometri è arrivato puntualmente a salvarla?

E' questa puntualità che ci interessa. E' la stessa che troviamo in tutti i meccanismi narrativi, dalle fiabe ai film: l'eroe, l’uomo che ha un sogno, che ama, l'essere luminoso, è sempre al centro di questa puntualità. E quando il momento è estremo, ha il coltello alla gola e tutto sembra perduto, uno squillo annuncia l'arrivo dell'aiuto.
L'ANTAGONISTA NON E' MAI SUPERIORE ALLE NOSTRE FORZE.
Non possiamo essere avversati da nulla che sia più grande di noi, che non sia nelle nostre capacità di contenere, di sopportare, di superare e trasformare. Anche tra Davide e Golia, oltre le apparenze, la lotta è sempre pari. Per chi conosce il Gioco, la vita è una palestra meravigliosa per crescere ed essere di più. Freedom from Fear, libertà dalla paura.

Senza la comprensione di questo, la maggior parte degli uomini si ferma molto prima di questa soglia e si rifiuta di pagare il prezzo del prossimo passaggio evolutivo. Il pagamento è inevitabile e tutti fanno sforzi e tutti pagano. La differenza è l'intenzionalità. Gli sforzi che siamo obbligati a fare, ai quali non possiamo sottrarci, è come se non contassero. Valgono solo gli sforzi consapevoli, i sacrifici intenzionali volti al raggiungimento di un aim, liberamente scelto.

E' una esperienza comune a tutti noi l'accorgersi che il nostro stato d'essere cambia continuamente e che con esso si modifica la nostra visione del mondo reale: ciò che abbiamo visto in uno stato di ottimismo o di euforia, radicalmente si trasforma quando, per qualunque motivo, entriamo in uno stato d'animo diverso, e quel progetto che ci era apparso così desiderabile e realizzabile, diventa improvvisamente irto di difficoltà insormontabili e ci spaventa, smorzando quella che ora ci appare una inspiegabile velleità.
Vision and reality are one.
Il mondo è tale perchè la nostra visione è tale. Alice nel Paese delle Meraviglie che annega nelle proprie lacrime è la metafora dell’uomo che ha una visione rovesciata del mondo e da creatore è diventato vittima della sua creazione. Il mondo ingrandisce o si rimpicciolisce, è minaccioso o amico, è splendido o miserabile con l'ampliarsi o il rattrappirsi dei nostri pensieri, del livello e della qualità delle nostre emozioni, delle nostre sensazioni e la ricchezza o il grado di povertà delle nostre percezioni, cioé con il nostro livello d'essere. I pensieri dell’uomo, nel bene e nel male, sono sempre creativi, come i frutti dell’albero della conoscenza. E come il sognatore trasforma il sogno in realtà, così l’uomo ordinario, dal pensiero distruttivo, e che ha dentro un canto di dolore, determina gli eventi luttuosi della sua vita e diventa vittima della sua creatività distruttiva.
Dal mito biblico di Adamo ed Eva fino a Frankenstein e a Blade Runner, il peccato dei peccati è la degradazione dell’uomo-Dio, che in uno stato di dimenticanza, si identifica con la sua creatura, il mondo, trasformandosi in un essere pauroso e piagnucoloso. E, come accade in tutti questi miti, la creatura si ribella ed uccide. 
L’antagonista viene a risolvere.. a pareggiare i conti che non abbiamo chiuso.. i vuoti nell’essere che non abbiamo riempito.

                                                                                "La Scuola degli Dei" di Stefano D'Anna



                                                                          Scopri la nuova Agenda & Diary for Dreamers








venerdì 6 novembre 2015

"Il tuo pensiero crea il tuo destino." di Stefano D'Anna

Partendo da questo assioma la nostra ricerca ha raggiunto una prima conclusione così rivoluzionaria da richiedere, anche soltanto per poter essere formulata, il completo rovesciamento della visione ordinaria del mondo.

La ricchezza delle nazioni, il loro grado di prosperità e di benessere, la stabilità e la maturità delle loro istituzioni, sono l'effetto dei modi di pensare e di sentire dell'umanità. L'economia di un paese non è che la proiezione del suo sistema di valori e dei principi in cui crede.
Per cambiare il nostro destino, anche economico, dobbiamo perciò prima cambiare la nostra psicologia. Il sistema dei valori morali, delle idee e dei principi in cui crediamo è la causa ed i fatti economici sono l'effetto. Questo è vero per un paese, per una organizzazione, per un uomo come per una civiltà. La vera differenza tra le nazioni non è quindi creata dalla quantità della loro ricchezza, comunque misurata, che è al più un effetto, o dalla disponibilità più o meno grande di risorse naturali o tecnologiche, ma dalla diversa qualità delle loro idee, dell'ampiezza del loro modo di pensare e di sentire, della profondità del sistema dei valori morali di quei popoli. Così come la differenza tra gli uomini non è di ceto, di razza, di credo, ma di psicologia. Questa scoperta è uno shock del pensiero che getta all'aria la vecchia descrizione del mondo e produce conseguenze straordinarie sul piano delle idee e perciò sulla realtà stessa della civiltà contemporanea. Intervenire in economia e cercare di indirizzarla attraverso misure e strumenti economici è la concezione di una scienza isolata, chiusa in se stessa. E' come tentare di cambiare le immagini proiettate su uno schermo grattandole con le mani. Quando le immagini appaiono sullo schermo piatto dell'esistenza, e sono a noi visibili, vuol dire che esse sono già irrimediabilmente proiettate. Così i "fatti" economici. Essi sono già "fatti". Essi sono in realtà la materializzazione di una psicologia. L'unico modo per cambiarli è di risalire alla loro causa: il pensiero che li ha proiettati. Continuando la nostra metafora, occorre risalire al proiettore ed alle immagini sulla pellicola.
Le conclusioni cui siamo giunti sono valide per l'economia come per la politica. La politica è tale perché la nostra psicologia, il nostro modo di pensare e di sentire, è tale. La satira di Swift nei Viaggi di Gullier è ancora ferocemente attuale. A Lilliput si combattevano due partiti: quello che voleva aprire le uova dalla parte più stretta e quello che voleva invece aprirle dalla parte più larga. In tutti i tempi i motivi che dividono le fazioni raramente sono stati meno pretestuosi. Dietro la forma del mondo c'è lo spirito di divisione, la mancanza di unità e la mente conflittuale dell'uomo.



La Politica e il pensiero conflittuale
Come l'economia, anche la politica è il riflesso della psicologia dell'umanità ordinaria.
Il mondo è tale perché la nostra psicologia è tale.
Una psicologia conflittuale guidata dagli istinti di razza e di territorio, fondata su una visione predatoria del mondo, su una logica binaria, duale, dove l’opposizione, il contrasto, l’antagonismo, la competizione, sembrano parte permanente ed ineliminabile della storia dell’uomo. La politica, intesa come attività faziosa fondata sull'egoismo e sull'affermazione cieca del proprio interesse e di quello del proprio gruppo sugli altri.
Essa esisterà fino a quando sarà prevalente la parte di umanità governata da una emozionalità malata, che pensa e sente negativamente. L'uomo è un progetto incompleto, un essere in prigione laddove si crede libero e una moltitudine, laddove si crede un individuo interiormente compatto, integro. "L'uomo è una corda su un abisso tesa fra la bestia ed il superuomo", aveva intuito Nietzche e paventava un'età in cui l'umanità "non getterà più la freccia del suo desiderio al di là dell'uomo e la corda del suo arco avrà disimparato a vibrare".
La psicologia ordinaria, che nel nostro studio chiamiamo orizzontale, é quella di un essere che manca di unità interiore, irascibile, suscettibile, agitato internamente da una legione di emozioni, pensieri e desideri contrastanti che tirano in direzioni opposte e lo lacerano, creando esternamente conflitti, divisioni, criminalità e guerre.
L'uomo orizzontale è internamente una moltitudine, perciò è infelice. Una divisione tra le divisioni. Una infelicità tra le infelicità. La sua psicologia è conflittuale, la sua visione del mondo è fatta di opposti, la sua logica è dicotomica.

La causa delle cause
E' sufficiente aprire un giornale per rendersi conto che la vera malattia del mondo, la causa delle cause, che è dietro ogni problema, ogni male dell'umanità è il pensiero conflittuale dell'uomo e la sua mancanza di unità. Lack of Unity. Anche la nostra conoscenza è il prodotto di opposizioni concettuali, e l'avanzamento della nostra scienza coincide spesso con il potenziamento dell'industria bellica e un aumento della nostra capacità distruttiva Il mondo è il riflesso, l'esatta proiezione del nostro modo di pensare e di sentire. Il mondo è un chewing gum, prende la forma dei nostri denti. La radice, la causa prima di tutti i problemi del mondo, della povertà endemica, della conflittualità permanente e della criminalità, è che l'umanità pensa e sente negativamente. La malattia più terribile del pianeta non è il cancro o l'Aids ma il pensiero conflittuale e la mancanza di unità interiore. Per cambiare il destino dell'umanità bisogna cambiarne la psicologia.

La ragione armata
La mitologia dei greci antichi rappresentava la ragione come una Dea che nasce armata, partorita dalla testa di Giove, da una sua emicrania o da un suo incubo. Il pensiero meccanico, ripetitivo, senza gioia né creatività caratteristico dell'uomo ordinario può essere studiato con più aderenza dalla robotica e dalla intelligenza artificiale più che dalla psicologia.
Di fatto nel futuro questa qualità di pensiero sarà raggiunta dalle macchine. Esistono già oggi le conoscenze ed il potere di calcolo per fare un computer pensante. La prospettiva è che se il pensiero dell'uomo rimane nello stato attuale, fondato su una logica binaria, non ci sarà una differenza radicale tra l'attività cerebrale dell'uomo ordinario e l'attività pensante delle macchine del futuro. Noi siamo fatti di aminoacidi, un computer di silicio. Anche fisicamente la differenza non è veramente grande.
Le nostre speranze di una politica più stabile, di istituzioni più mature e di una vita sociale non conflittuale sono quindi affidate all'affermarsi di un tipo umano dotato di una vera psicologia.



Quando l'abbiamo individuata abbiamo chiamato questa nuova specie: l'uomo verticale.
Sono particolarmente lieto di poter dare a voi, studenti lettori de. "La Scuola degli Dei" l'importante annuncio scientifico di questa nuova specie psicologica anticipandovi i profondi rivolgimenti che il suo affermarsi avrà su tutte le attività umane e, soprattutto sull'economia e sulla politica.
Al di là dei caratteri biologici e morfologici comuni alla ordinaria umanità, essa è connotata da un modo di pensare e di sentire che non potrà mai essere imitato da nessun computer. La psicologia dell'uomo nuovo, dell'uomo verticale  non può appartenere a nessuna macchina. Egli non è una evoluzione della vecchia umanità ma un essere assolutamente originale, dotato di una psicologia libera da conflitti interiori e dalla zavorra delle emozioni negative. La sua logica non è più binaria, la sua mente non funziona per contrapposizioni, il suo spirito non è conflittuale. Egli conosce l'esistenza di livelli, i gradi cui ogni cosa appartiene nella Scala dell'essere e vede il mondo attraverso questo ordine, questa gerarchia, e non attraverso la frizione degli opposti. Gli opposti sono soltanto i due profili della stessa realtà, come le due estremità di un solo bastone. Dietro di essi c'è un'armonia nascosta, come già Eraclito sapeva. La gerarchia è Dio.

L'uomo verticale ha una dimensione in più. Il suo punto di vista è dall'alto. E' insieme l'osservatore e l'osservato, lo scenziato e la cavia, l'individuo e la folla, e come tale ha una psicologia più completa o, potremmo dire, appartiene ad una specie più intelligente. Unificando ed armonizzando gli opposti dentro di sé, sa usare la conflittualità esterna come propellente per la sua evoluzione. Attraverso questi uomini l'impossibile diventa prima possibile e poi inevitabile.


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                                                                                    "La Scuola degli Dei di Stefano D'Anna"


                                                               "iL Piccolo Dreamer Programmatore di mondi" di Vega Roze


                                                                           "L'eonardo il Trasformista" di Michele Lombardi


                                                                                  "Nel RinasciSenso" di Mario Dal Mare