Partendo da questo assioma la
nostra ricerca ha raggiunto una prima conclusione così rivoluzionaria da
richiedere, anche soltanto per poter essere formulata, il completo
rovesciamento della visione ordinaria del mondo.
La ricchezza delle nazioni, il loro grado di prosperità e di benessere,
la stabilità e la maturità delle loro istituzioni, sono l'effetto dei modi di
pensare e di sentire dell'umanità. L'economia di un paese non è che la
proiezione del suo sistema di valori e dei principi in cui crede.
Per cambiare il nostro destino,
anche economico, dobbiamo perciò prima cambiare la nostra psicologia. Il
sistema dei valori morali, delle idee e dei principi in cui crediamo è la causa
ed i fatti economici sono l'effetto. Questo
è vero per un paese, per una organizzazione, per un uomo come per una civiltà.
La vera differenza tra le nazioni non è quindi creata dalla quantità della loro
ricchezza, comunque misurata, che è al più un effetto, o dalla disponibilità
più o meno grande di risorse naturali o tecnologiche, ma dalla diversa qualità
delle loro idee, dell'ampiezza del loro modo di pensare e di sentire, della
profondità del sistema dei valori morali di quei popoli. Così come la
differenza tra gli uomini non è di ceto, di razza, di credo, ma di psicologia. Questa scoperta è uno shock del pensiero che getta all'aria la vecchia descrizione
del mondo e produce conseguenze straordinarie sul piano delle idee e perciò
sulla realtà stessa della civiltà contemporanea. Intervenire in economia e
cercare di indirizzarla attraverso misure e strumenti economici è la concezione
di una scienza isolata, chiusa in se stessa. E' come tentare di cambiare le
immagini proiettate su uno schermo grattandole con le mani. Quando le immagini
appaiono sullo schermo piatto dell'esistenza, e sono a noi visibili, vuol dire
che esse sono già irrimediabilmente proiettate. Così i "fatti"
economici. Essi sono già "fatti". Essi sono in realtà la
materializzazione di una psicologia. L'unico modo per cambiarli è di risalire
alla loro causa: il pensiero che li ha proiettati. Continuando la nostra
metafora, occorre risalire al proiettore ed alle immagini sulla pellicola.
Le conclusioni cui siamo giunti
sono valide per l'economia come per la politica. La politica è tale perché la
nostra psicologia, il nostro modo di pensare e di sentire, è tale. La satira di Swift nei Viaggi di
Gullier è ancora ferocemente attuale. A Lilliput si combattevano due partiti:
quello che voleva aprire le uova dalla parte più stretta e quello che voleva
invece aprirle dalla parte più larga. In tutti i tempi i motivi che dividono le
fazioni raramente sono stati meno pretestuosi. Dietro la forma del mondo c'è lo
spirito di divisione, la mancanza di unità e la mente conflittuale dell'uomo.
La Politica e il pensiero conflittuale
Come l'economia, anche la politica
è il riflesso della psicologia dell'umanità ordinaria.
Il mondo è tale perché la nostra psicologia è tale.
Una psicologia conflittuale
guidata dagli istinti di razza e di territorio, fondata su una visione
predatoria del mondo, su una logica binaria, duale, dove l’opposizione, il
contrasto, l’antagonismo, la competizione, sembrano parte permanente ed
ineliminabile della storia dell’uomo. La politica, intesa come attività faziosa
fondata sull'egoismo e sull'affermazione cieca del proprio interesse e di
quello del proprio gruppo sugli altri.
Essa esisterà fino a quando sarà
prevalente la parte di umanità governata da una emozionalità malata, che pensa
e sente negativamente. L'uomo è un
progetto incompleto, un essere in prigione laddove si crede libero e una
moltitudine, laddove si crede un individuo interiormente compatto, integro.
"L'uomo è una corda su un abisso tesa fra la bestia ed il superuomo",
aveva intuito Nietzche e paventava un'età in cui l'umanità "non getterà
più la freccia del suo desiderio al di là dell'uomo e la corda del suo arco
avrà disimparato a vibrare".
La psicologia ordinaria, che nel
nostro studio chiamiamo orizzontale, é quella di un essere che manca di unità
interiore, irascibile, suscettibile, agitato internamente da una legione di
emozioni, pensieri e desideri contrastanti che tirano in direzioni opposte e lo
lacerano, creando esternamente conflitti, divisioni, criminalità e guerre.
L'uomo orizzontale è internamente una moltitudine, perciò è infelice. Una divisione tra le divisioni.
Una infelicità tra le infelicità. La sua psicologia è conflittuale, la sua
visione del mondo è fatta di opposti, la sua logica è dicotomica.
La causa delle cause
E' sufficiente aprire un giornale
per rendersi conto che la vera malattia del mondo, la causa delle cause, che è
dietro ogni problema, ogni male dell'umanità è il pensiero conflittuale
dell'uomo e la sua mancanza di unità. Lack
of Unity. Anche la nostra
conoscenza è il prodotto di opposizioni concettuali, e l'avanzamento della
nostra scienza coincide spesso con il potenziamento dell'industria bellica e un
aumento della nostra capacità distruttiva Il mondo è il riflesso, l'esatta
proiezione del nostro modo di pensare e di sentire. Il mondo è un chewing gum, prende la forma dei nostri denti. La radice, la
causa prima di tutti i problemi del mondo, della povertà endemica, della
conflittualità permanente e della criminalità, è che l'umanità
pensa e sente negativamente. La malattia più terribile del pianeta non è
il cancro o l'Aids ma il pensiero conflittuale e la mancanza di unità
interiore. Per cambiare il destino dell'umanità bisogna cambiarne la
psicologia.
La ragione armata
La mitologia dei greci antichi
rappresentava la ragione come una Dea che
nasce armata, partorita dalla testa di Giove, da una sua emicrania o da un
suo incubo. Il pensiero meccanico, ripetitivo, senza gioia né creatività
caratteristico dell'uomo ordinario può essere studiato con più aderenza dalla
robotica e dalla intelligenza artificiale più che dalla psicologia.
Di fatto nel futuro questa qualità
di pensiero sarà raggiunta dalle macchine. Esistono già oggi le conoscenze ed
il potere di calcolo per fare un computer pensante. La prospettiva è che se il
pensiero dell'uomo rimane nello stato attuale, fondato su una logica binaria,
non ci sarà una differenza radicale tra l'attività cerebrale dell'uomo
ordinario e l'attività pensante delle macchine del futuro. Noi siamo fatti di
aminoacidi, un computer di silicio. Anche fisicamente la differenza non è veramente
grande.
Le nostre speranze di una politica più stabile, di istituzioni più
mature e di una vita sociale non conflittuale sono quindi affidate
all'affermarsi di un tipo umano dotato di una vera psicologia.
Quando l'abbiamo
individuata abbiamo chiamato questa nuova specie: l'uomo verticale.
Sono particolarmente lieto di
poter dare a voi, studenti lettori de. "La Scuola degli Dei" l'importante annuncio
scientifico di questa nuova specie psicologica anticipandovi i profondi
rivolgimenti che il suo affermarsi avrà su tutte le attività umane e,
soprattutto sull'economia e sulla politica.
Al di là dei caratteri biologici e
morfologici comuni alla ordinaria umanità, essa è connotata da un modo di
pensare e di sentire che non potrà mai essere imitato da nessun computer. La
psicologia dell'uomo nuovo, dell'uomo
verticale non può appartenere a
nessuna macchina. Egli non è una evoluzione della vecchia umanità ma un essere
assolutamente originale, dotato di una psicologia libera da conflitti interiori
e dalla zavorra delle emozioni negative. La sua logica non è più binaria, la
sua mente non funziona per contrapposizioni, il suo spirito non è conflittuale.
Egli conosce l'esistenza di livelli, i gradi cui ogni cosa appartiene nella
Scala dell'essere e vede il mondo attraverso questo ordine, questa gerarchia, e
non attraverso la frizione degli opposti. Gli opposti sono soltanto i due
profili della stessa realtà, come le due estremità di un solo bastone. Dietro
di essi c'è un'armonia nascosta, come già Eraclito sapeva. La gerarchia è Dio.
L'uomo verticale ha una dimensione in più. Il suo punto di
vista è dall'alto. E' insieme l'osservatore e l'osservato, lo scenziato e la
cavia, l'individuo e la folla, e come tale ha una psicologia più completa o,
potremmo dire, appartiene ad una specie più intelligente. Unificando ed
armonizzando gli opposti dentro di sé, sa usare la conflittualità esterna come
propellente per la sua evoluzione. Attraverso questi uomini l'impossibile diventa prima possibile e
poi inevitabile.
"Per cambiare il nostro destino, anche economico, dobbiamo perciò prima cambiare la nostra psicologia. Il sistema dei valori morali, delle idee e dei principi in cui crediamo è la causa ed i fatti economici sono l'effetto. Questo è vero per un paese, per una organizzazione, per un uomo come per una civiltà".
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