lunedì 9 febbraio 2015

"Credere per vedere e mai viceversa." Di Stefano D'Anna

L'Iliade, L'odissea, le Bibbie della Grecia antica, furono l'opera di un solo uomo o una composizione di mille cantori (come aveva preteso il Vico per Omero)? Sono convinto che per tutti i raggiungimenti umani e per tutte le epopee sia vero quello che Joseph Bédier disse per la Chanson de Roland: "Elle est parce que un homme fut"… C'é perché ci fu un uomo.
Come tutte le grandi opere ed i raggiungimenti più straordinari essa è il dono gratuito e splendido che ci ha fatto quest'uomo, non una legione d'uomini.

Dobbiamo tutto ai sognatori

Agli individui dobbiamo tutto quello che siamo e che abbiamo; ai visionari, ai sognatori pragmatici, ai matti luminosi che si sono lasciati il mondo alle spalle per l’incapacità di stargli dietro, dobbiamo ogni nostro progresso. Eppure li abbiamo perseguitati, in tutte le epoche ed in tutte le civiltà, quasi senza eccezioni. Là dove nasce un individuo immediatamente si mette in moto una forza antagonista, una massa pronta ad eliminarlo. E questo giuoco mortale a guardie e ladri tra individuo e massa, iniziato nella notte dei tempi, ancora continua ed è il nodo gordiano della visione politica.
Solo apparentemente un paese è guidato dai suoi governanti; in realtà il suo destino è deciso dall’integrità di pochi individui. Se essi mancano la sorte di nazioni, di grandi regioni del pianeta e perfino di intere civiltà, è già segnata. 
Prima un uomo fa il passo, apparentemente, nel vuoto e solo allora, immancabilmente, vedrà il sentiero emergere dall'invisibile e materializzarsí sotto il suo piede, per dar ragione alla sua pazzia luminosa.... Credere per vedere e non viceversa!”

Credere per vedere

“Credere e vedere sono una sola cosa. Nel tempo vedrai tutto quello in cui credi e realizzerai tutto quello che sogni”. Il tempo è una vernice inventata dall’uomo per rendere visibile l’invisibile. E’ un bastone per ciechi. Rende visibile quello che l’umanità non è ancora pronta a vedere.
Il vero vedere è credere! Non possiamo vedere nulla che non crediamo. Anche l’uomo più ordinario per vedere quello che vede deve credere nella descrizione del mondo.
Credere per vedere è lo spartiacque mentale che ha messo la specie Homo Sapiens di fronte ad un bivio della sua evoluzione. Attraverso un movimento di millenni, due umanità fortemente distinte si sono delineate e allontanate l’una dall’altra: una enormemente più vasta, fatta di chi crede che il vedere venga prima del credere, e una piccola minoranza, pochi tra i pochi, che sanno che devono credere per vedere.   Gli uomini continueranno a chiamarsi uomini per chissà quanto tempo ancora ma da questa scoperta in poi apparterranno per sempre a due specie conviventi ma separate, segnate da un diverso destino.

Il sogno è la realtà divisa dal tempo

Nel 1955 Rose Parker viene arrestata per essersi rifiutata di alzarsi su un bus all’arrivo di un bianco. Nel 1968 M.Luter King viene assassinato per il suo sogno paritario. Meno di trent’anni più tardi Billy Wilder, nipote di schiavi, viene eletto governatore della Luisiana. E neri saranno poi in progressione il sindaco di New York ed il Governatore di Washington. 


Immaginiamo per un momento che cosa accadrebbe se per magia il tempo potesse essere risucchiato, come l’aria sotto la campana di vetro nei nostri esperimenti di fisica al liceo, e gli anni potessero essere compressi in un istante. Sarebbe la pazzia. Vedremmo i bianchi che hanno buttato giù un nero dal bus, l’istante dopo, scrollargli la polvere dal vestito e votarlo governatore o sindaco. E a Montgomery, Alabama, Rose Parks invece che capeggiare il leggendario boicottaggio nero dei bus sarebbe andata direttamente ad occupare la poltrona di presidente dell'Institute for Self‑Development, dov'è oggi.
Senza il paraurti del tempo, l'umanità impreparata, impazzirebbe.

Ricordare il futuro

Il tempo è un ammortizzatore, una pietosa cortina morale che ci protegge dal vedere quello che non siamo ancora pronti ad accettare. Occorreranno all’America decenni per proiettare nel mondo esterno quella comprensione che Rose Parker, M.Luter King, Malcom X e i leader neri avevano già raggiunto da decenni attraverso il loro “sogno” di libertà. Come tutti i sognatori, come tutti i tuffatori dell’invisibile, essi avevano il dono di comprimere il tempo e di ricordare il futuro, vedere quello che gli altri avrebbero visto ed accettato solo tanti anni dopo. Perché il sogno di essere liberi precede sempre la libertà, come la regalità precede sempre la nascita di un regno. In una visione verticale è evidente che sogno e realtà sono la stessa cosa, soltanto divisa dal tempo.

La folla non sogna

E’ tempo di accertare in modo definitivo che la massa è un fantasma, un meccanismo influenzato da tutto ed ogni cosa. Non ha fede, non ha una volontà propria,  non può creare. Difatti, in tutta la storia del mondo la massa non ha mai creato nulla. Ha solo distrutto. Questo è il vero ruolo della folla.
La gente è un animale collettivo; un essere sovraindividuale, superordinato come un termitaio, sempre uguale a se stesso. Gli uomini-cellule nascono e muoiono, gioiscono e soffrono, sostituiti da altri esattamente simili a loro che rigenerano, perpetuandola, l'eternità inconsapevole dell'organismo sociale.
Solo l’individuo nella sua integrità può sognare, concepire l’impossibile e dargli concretezza.
Oltre le piramidi dell’industria… oltre i grattacieli della finanza…  dietro tutto quello che vedi e tocchi, dietro tutto quello che di utile, di bello, di vero ha conquistato l’umanità…all’origine di ogni intuizione, di ogni raggiungimento scientifico…  c’è sempre il sogno di un uomo… di un individuo.

La paura del nuovo

L’umanità pensa e sente negativamente… non ha sogni né utopie, ma profezie di sventura, distopie. Soprattutto non può immaginare, e tantomeno accettare, il nuovo.
La massa  ha paura di tutto ciò che è nuovo e sconosciuto. La schiavitù in cui vive l’umanità, le sue mille sciagure, sono fondate sulla paura dell’ignoto che la sconvolge e l’acceca. I leader politici di tutti i tempi hanno alimentato e rafforzato questa fobia per il nuovo, per l’ignoto. La folla non può sognare.
Il mito, il volo del pensiero, il sogno, precederà sempre ogni vero cambiamento. Nella costruzione del futuro, Icaro verrà per sempre prima dei fratelli Mongolfier e dei fratelli Wright e le sue ali, apparentemente fragili, palpiteranno e faranno vibrare l’aria millenni prima dei motori del Concorde.


L’illusione più perniciosa

Nell'uomo c'è sia il progetto di diventare folla che quello di diventare individuo, di fare a ritroso la via verso l'insetto o ritrovare le sue origini come nella parabola del figliuol prodigo. Solo apparentemente egli è l'ultimo nato della lunga storia evolutiva, in realtà egli affonda le sue radici nell'universo, ancora prima della formazione dello stesso sistema solare. Egli può evolversi o degradare e diventare massa, macchina tra milioni di altre macchine biologiche. Questa verità si è perduta col tempo e la nostra civiltà ci ha convinti che tutti sono individui, dotati di unicità e volontà.
Ma è proprio questa la più perniciosa illusione dell'uomo ordinario, l’epitome della sua mitologia e l’architrave su cui poggiano le sue superstizioni: credere di essere già un individuo. La più grande offesa che gli si possa fare è metterlo in dubbio. Nella convinzione che l’integrità, l’unità dell’essere, siano possedute per diritto di nascita é stata abbandonata la ricerca interiore e ogni sforzo per conquistarle.
"Senza individui, senza la loro volontà in azione, non c’è profitto né progresso, non c’è business né ricchezza. Essi sono il sale della terra. Grandi imperi politici e fortune finanziarie si sfaldano e si disintegrano se essi mancano”.

I poeti del fare
Il mondo ha bisogno di uomini nuovi, di individui capaci di invitare grandi idee e crederci, sostenendole con la loro responsabilità e a loro rischio. Quando una civiltà non sa più ascoltare il ‘sogno’ che l’ha generata, la voce dei suoi uomini solari, decade. La loro assenza preannuncia la caduta di culture e civiltà; coincide con momenti di pazzia collettiva capace di distruggere tutto ciò che è stato creato, nei secoli, da individui che sognano, dai poeti del fare.
Ci sono idee straordinarie che potrebbero fare progredire l’intero pianeta, nuove soluzioni a problemi vitali che potrebbero renderci una specie più felice e più prospera, ma non ci sono gli uomini con la responsabilità per accettarle e crederci, per sostenerne la potenza e per realizzarle, anche a rischio della propria vita.

Visibilia ex Invisibilibus

Ci sono paesi dalle favolose ricchezze naturali, come la Colombia che ha inesauribili miniere d’argento e di smeraldi; giacimenti di petrolio,  immense foreste e sconfinate pianure, grandi piantagioni di caffè, di tabacco. Eppure è uno dei paesi più poveri al mondo. Per converso, i paesi economicamente più sviluppati spesso sono totalmente sprovvisti di risorse naturali ma hanno un capitale di idee, di cultura, di storia, d’arte, hanno un capitale di uomini speciali.
Economy is a way of thinking. L’economia di un paese, il grado di benessere materiale da esso raggiunto, è il riflesso del modo di pensare e di sentire di uomini solari. Il loro sistema di valori, la qualità del pensiero, l’ampiezza della visione,  è la causa. L’economia è l’effetto”.
Scomparsi quegli uomini, venuto meno il sogno, inarididiti i valori, viene meno anche la ricchezza.
Visibilia ex Invisibilibus. La ricchezza materiale, visibile, è soltanto il riflesso della prosperità interiore di un uomo, di un’impresa, di una nazione. Prosperity comes from within. E’ un processo che, come ogni guarigione, procede dall’interno all’esterno”.

Occorrono Scuole per individui
L’ostacolo principale contro cui si infrangono i progetti più ambiziosi, non sono le risorse finanziarie o naturali, ma la penuria di uomini capaci di sostenerne la responsabilità, di contenere quell’idea luminosa, di crederci con tutte le proprie forze, di pagarne in anticipo il prezzo.
Da qui la necessità di educare uomini responsabili,  capaci di connettersi al sogno del loro paese, di nutrirne le radici. La vita di un’intera civiltà dipende dall’esistenza di questi uomini. L’ampiezza della loro visione si riflette illimitatamente nell’universo economico e ne espande i confini. Senza di essi nessun progresso è possibile.
L'educazione, e specialmente le università, avranno un ruolo decisivo nel creare le condizioni per quel cambiamento del pensiero che può nascere solo dall'interno, per quel quantum jump nell'essere che solo l'individuo può fare. Come tutte le altre rivoluzioni essa produrrà una diversa economia ed una diversa politica, poiché il cambiamento della mentalità, del sistema di convinzioni e di valori, il loro innalzamento è il vero motore di trasformazione di una nazione, la causa del suo progresso civile e la chiave del suo destino economico.
Nessuna politica, religione o sistema filosofico può trasformare la società dall’esterno. Solo una rivoluzione individuale, una rinascita psicologica, una guarigione dell’essere, uomo per uomo, cellula per cellula, potrà condurci verso un benessere planetario, verso una civiltà più intelligente, più vera, più felice
Le università del futuro avranno il compito di continuare, in versione laica, quel lavoro che sinagoghe, conventi ed ashram hanno svolto per millenni e abbandonato incompiuto, diventando ricettacoli di irresponsabili, rifugi per uomini e donne spaventati dall’esistenza.
Molte università scompariranno e solo a poche tra poche sarà affidato il compito vitale di preparare i nuovi leader: leader visionari, guerrieri impeccabili, individui, capaci di vincere le sfide che fronteggiano la nostra civiltà attraverso le qualità dell’essere e lo sviluppo di nuovi sensi: l’intuito, la visione, il ‘sogno’.

Individuo

Tutti credono di potersi fregiare di questo titolo. Sarebbe impossibile trovare chi non creda di essere un individuo, un essere dotato di caratteristiche uniche e originali. E’ interessante, per le prospettive che apre, l’ipotesi che individuo provenga invece da indivisibile. L’etimo indicherebbe cioè un uomo che ha raggiunto un’unità, una compattezza interiore, un grado elevato di affidabilità, di incorruttibilità. Individuo, da indivisibile, è un uomo che ha saputo superare difficoltà enormi per raggiungere una compattezza interiore, una unicità.
Gli individui sono i precursori di una nuova umanità più responsabile e innamorata, e per questo più ricca materialmente e più felice. Lentamente, anche la vecchia umanità sta cambiando pelle. Sta perdendo il suo tradizionale armamentario psicologico ormai obsoleto, come una coda ancestrale che ancora dondola tra il si e il no, fondata com’è su una logica conflittuale che ragiona solo per antitesi, antagonismi, opposizioni e contrasti.


Il re è la terra, la terra è il re

E’ questa la soluzione di un enigma che da anni assilla gli studiosi di economia e che i centri di ricerca delle università e delle business school di mezzo mondo stanno inutilmente cercando di risolvere. Le imprese del pianeta muoiono giovani. La loro esistenza si dimostra sempre più precaria e la vita media si è progressivamente ridotta fino a raggiungere durate effimere. Anche i giganti dell’economia e della finanza non vivono a lungo se si pensa che la metà delle imprese classificate tra le cinquecento più grandi del mondo, vent’anni dopo non esiste più. La loro prematura scomparsa è dovuta all’assenza di questi uomini e donne. Ne sarebbe bastato uno a scongiurare il dissolvimento di intere civiltà come la perdita di immensi patrimoni di conoscenze, di uomini e mezzi. Pensate a dove sarebbe Roma senza Scipione, e più tardi, Cesare; e cosa sarebbe stato della Chiesa Cattolica, la più grande multinazionale del mondo, senza manager del calibro di Francesco d’Assisi. Uomini integri, sani… individisibili.
“Il re è la terra e la terra è il re. Una piramide organizzativa è legata al respiro del suo leader. Un filo d'oro salda la sua immagine e il suo destino personale a quello della sua organizzazione e dei suoi uomini. Il suo sé corporeo coincide con la sua economia, come fu quello degli antichi sovrani”.

L’imperatore cinese
Secondo la tradizione cinese classica , nei momenti di maggiore difficoltà per l'impero, come una carestia o un’invasione nemica, l'imperatore cinese, il figlio del cielo, si ritirava nelle stanze interne del Palazzo per incontrare le porte del tutto. Immobile, rivolto verso il sud, provvedeva con le sue virtù superumane a che tutto l'impero restasse in accordo con il Decreto del Cielo. Egli sapeva che le difficoltà che si trovava a fronteggiare rivelavano una sua perdita di integrità. Era consapevole che la battaglia andava prima vinta interiormente. Per quell'uomo, a quel livello di responsabilità, non c’era separazione tra la propria integrità e quella dell'impero. Vincere se stesso, reintegrare l'unità dell'essere, era la reale vittoria. Solo allora sarebbe arrivata la soluzione, effetto e misura del suo grado di impeccabilità; si  sarebbe manifestata sotto forma dell'arrivo di un esercito alleato o della disgregazione dell'esercito avversario, per lotte interne, per intemperie, per carestie.

Quando il Re si ammala, la terra si ammala
E’ ancora viva e palpitante, per chi la vuole ascoltare, l’intelligenza che percorre da sempre la storia delle civiltà, dalle più antiche tradizioni fino alla moderna storia del business. Dall'impero cinese all’impero mediatico di Maxwell, da Walt Disney al reame di Artù, nei secoli risuona una stessa, immutabile legge: “Quando il Re si ammala, la terra si ammala. Perché il Re è la terra e la terra è il Re”.
Anche la storica asserzione di Luigi XIV può essere oggi riletta alla luce di una nuova intelligenza. “L’Etat c’est Moi” non era il grido di un despota, l’affermazione di una sovranità senza limiti, come abbiamo creduto per secoli, ma la consapevolezza di un uomo della perfetta coincidenza tra il suo destino personale e quello di milioni di uomini, di un intero impero.
“Un leader, un businessman, un uomo di responsabilità sa che il suo destino finanziario, la longevità e il successo delle sue intraprese, e perfino la sua salute fisica, sono direttamente connesse al suo grado di integrità".

La vera disuguaglianza tra gli uomini
La radice da cui ogni altra differenza visibile si produce, è la loro appartenenza a livelli diversi di responsabilità. La differente qualità del pensiero posiziona verticalmente gli uomini su piani diversi lungo la scala dell’essere. Esiste una gerarchia interiore che nessuna guerra o rivoluzione potrà mai cancellare perchè la vera diversità tra gli uomini non è di censo, nè di credo o di razza. E’ una differenza di stati d’essere. E’ una differenza psicologica, verticale, evolutiva, di grado. Perciò essa può essere superata solo attraverso un cambiamento radicale del modo di pensare e di sentire.
Dovunque si incontrino, per pochi istanti o per anni, gli uomini formano inevitabilmente una piramide, si dispongono a livelli diversi di una scala invisibile rispettando un ordine interiore, matematico, come gerarchie planetarie fatte di luminosità, di orbite, di massa e di distanza dal loro sole 


Lezioni di Economia dal Vangelo
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