L'Iliade,
L'odissea, le Bibbie della Grecia antica, furono l'opera di un solo uomo o una
composizione di mille cantori (come aveva preteso il Vico per Omero)? Sono
convinto che per tutti i raggiungimenti umani e per tutte le epopee sia vero
quello che Joseph Bédier disse per la Chanson de Roland: "Elle est parce
que un homme fut"… C'é perché ci fu un uomo.
Come
tutte le grandi opere ed i raggiungimenti più straordinari essa è il dono
gratuito e splendido che ci ha fatto quest'uomo, non una legione d'uomini.
Dobbiamo tutto ai
sognatori
Agli individui dobbiamo tutto
quello che siamo e che abbiamo; ai visionari, ai sognatori pragmatici, ai matti
luminosi che si sono lasciati il mondo alle spalle per l’incapacità di stargli
dietro, dobbiamo ogni nostro progresso. Eppure li abbiamo perseguitati, in
tutte le epoche ed in tutte le civiltà, quasi senza eccezioni. Là dove nasce un
individuo immediatamente si mette in moto una forza antagonista, una massa
pronta ad eliminarlo. E questo giuoco mortale a guardie e ladri tra individuo e
massa, iniziato nella notte dei tempi, ancora continua ed è il nodo gordiano
della visione politica.
Solo
apparentemente un paese è guidato dai suoi governanti; in realtà il suo destino
è deciso dall’integrità di pochi individui. Se essi mancano la sorte di
nazioni, di grandi regioni del pianeta e perfino di intere civiltà, è già
segnata.
Prima un uomo fa il
passo, apparentemente, nel vuoto e solo
allora, immancabilmente, vedrà il sentiero emergere dall'invisibile e
materializzarsí sotto il suo piede, per dar ragione alla sua pazzia
luminosa.... Credere per vedere e non viceversa!”
Credere per vedere
“Credere e vedere sono una sola cosa. Nel
tempo vedrai tutto quello in cui credi e realizzerai tutto quello che sogni”.
Il tempo è una vernice inventata dall’uomo per rendere visibile l’invisibile.
E’ un bastone per ciechi. Rende visibile quello che l’umanità non è ancora
pronta a vedere.
Il
vero vedere è credere! Non possiamo vedere nulla che non crediamo. Anche l’uomo
più ordinario per vedere quello che vede deve credere nella descrizione del
mondo.
Credere per
vedere è lo spartiacque mentale che ha messo la specie Homo Sapiens di fronte ad un bivio della sua evoluzione. Attraverso
un movimento di millenni, due umanità fortemente distinte si sono delineate e
allontanate l’una dall’altra: una enormemente più vasta, fatta di chi crede che
il vedere venga prima del credere, e una piccola minoranza, pochi tra i pochi,
che sanno che devono credere per vedere.
Gli uomini continueranno a chiamarsi uomini per chissà quanto tempo
ancora ma da questa scoperta in poi apparterranno per sempre a due specie
conviventi ma separate, segnate da un diverso destino.
Il sogno è la realtà divisa dal tempo
Nel 1955
Rose Parker viene arrestata per essersi rifiutata di alzarsi su un bus
all’arrivo di un bianco. Nel 1968 M.Luter
King viene assassinato per il suo sogno paritario. Meno di trent’anni più tardi
Billy Wilder, nipote di schiavi, viene eletto governatore della Luisiana. E
neri saranno poi in progressione il sindaco di New York ed il Governatore di
Washington.
Immaginiamo
per un momento che cosa accadrebbe se per magia il tempo potesse essere
risucchiato, come l’aria sotto la campana di vetro nei nostri esperimenti di
fisica al liceo, e gli anni potessero essere compressi in un istante. Sarebbe
la pazzia. Vedremmo i bianchi che hanno buttato giù un nero dal bus, l’istante
dopo, scrollargli la polvere dal vestito e votarlo governatore o sindaco. E a
Montgomery, Alabama, Rose Parks invece che capeggiare il leggendario boicottaggio
nero dei bus sarebbe andata direttamente ad occupare la poltrona di presidente
dell'Institute for Self‑Development, dov'è oggi.
Senza
il paraurti del tempo, l'umanità impreparata, impazzirebbe.
Ricordare il futuro
Il tempo è un ammortizzatore, una pietosa
cortina morale che ci protegge dal vedere quello che non siamo ancora pronti ad
accettare. Occorreranno all’America decenni per proiettare nel mondo esterno
quella comprensione che Rose Parker, M.Luter King, Malcom X e i leader neri
avevano già raggiunto da decenni attraverso il loro “sogno” di libertà. Come
tutti i sognatori, come tutti i tuffatori dell’invisibile, essi avevano il dono
di comprimere il tempo e di ricordare il futuro, vedere quello che gli altri
avrebbero visto ed accettato solo tanti anni dopo. Perché il sogno di essere
liberi precede sempre la libertà, come la regalità precede sempre la nascita di
un regno. In una visione verticale è evidente che sogno e realtà sono la stessa
cosa, soltanto divisa dal tempo.
La folla non sogna
E’
tempo di accertare in modo definitivo che la massa è un fantasma, un meccanismo
influenzato da tutto ed ogni cosa. Non ha fede, non ha una volontà
propria, non può creare. Difatti, in
tutta la storia del mondo la massa non ha mai creato nulla. Ha solo distrutto.
Questo è il vero ruolo della folla.
La
gente è un animale collettivo; un essere sovraindividuale, superordinato come
un termitaio, sempre uguale a se stesso. Gli uomini-cellule nascono e muoiono,
gioiscono e soffrono, sostituiti da altri esattamente simili a loro che
rigenerano, perpetuandola, l'eternità inconsapevole dell'organismo sociale.
Solo
l’individuo nella sua integrità può sognare, concepire l’impossibile e dargli
concretezza.
Oltre le piramidi dell’industria… oltre i
grattacieli della finanza… dietro tutto
quello che vedi e tocchi, dietro tutto quello che di utile, di bello, di vero
ha conquistato l’umanità…all’origine di ogni intuizione, di ogni raggiungimento
scientifico… c’è sempre il sogno di un
uomo… di un individuo.
La paura del nuovo
L’umanità
pensa e sente negativamente… non ha sogni né utopie, ma profezie di sventura,
distopie. Soprattutto non può immaginare, e tantomeno accettare, il nuovo.
La
massa ha paura di tutto ciò che è nuovo
e sconosciuto. La schiavitù in cui vive l’umanità, le sue mille sciagure, sono
fondate sulla paura dell’ignoto che la sconvolge e l’acceca. I leader politici
di tutti i tempi hanno alimentato e rafforzato questa fobia per il nuovo, per
l’ignoto. La folla non può sognare.
Il
mito, il volo del pensiero, il sogno, precederà sempre ogni vero cambiamento.
Nella costruzione del futuro, Icaro verrà per sempre prima dei fratelli
Mongolfier e dei fratelli Wright e le sue ali, apparentemente fragili,
palpiteranno e faranno vibrare l’aria millenni prima dei motori del Concorde.
L’illusione più perniciosa
Nell'uomo
c'è sia il progetto di diventare folla che quello di diventare individuo, di
fare a ritroso la via verso l'insetto o ritrovare le sue origini come nella
parabola del figliuol prodigo. Solo apparentemente egli è l'ultimo nato della
lunga storia evolutiva, in realtà egli affonda le sue radici nell'universo,
ancora prima della formazione dello stesso sistema solare. Egli può evolversi o
degradare e diventare massa, macchina tra milioni di altre macchine biologiche.
Questa verità si è perduta col tempo e la nostra civiltà ci ha convinti che
tutti sono individui, dotati di unicità e volontà.
Ma
è proprio questa la più perniciosa illusione dell'uomo ordinario, l’epitome
della sua mitologia e l’architrave su cui poggiano le sue superstizioni:
credere di essere già un individuo. La più grande offesa che gli si possa fare
è metterlo in dubbio. Nella convinzione che l’integrità, l’unità dell’essere,
siano possedute per diritto di nascita é stata abbandonata la ricerca interiore
e ogni sforzo per conquistarle.
"Senza individui,
senza la loro volontà in azione, non c’è profitto né progresso, non c’è
business né ricchezza. Essi sono il sale della terra. Grandi imperi politici e
fortune finanziarie si sfaldano e si disintegrano se essi mancano”.
I poeti del fare
Il
mondo ha bisogno di uomini nuovi, di individui capaci di invitare grandi idee e
crederci, sostenendole con la loro responsabilità e a loro rischio. Quando una
civiltà non sa più ascoltare il ‘sogno’ che l’ha generata, la voce dei suoi
uomini solari, decade. La loro assenza preannuncia la caduta di culture e
civiltà; coincide con momenti di pazzia collettiva capace di distruggere tutto
ciò che è stato creato, nei secoli, da individui che sognano, dai poeti del
fare.
Ci
sono idee straordinarie che potrebbero fare progredire l’intero pianeta, nuove
soluzioni a problemi vitali che potrebbero renderci una specie più felice e più
prospera, ma non ci sono gli uomini con la responsabilità per accettarle e crederci,
per sostenerne la potenza e per realizzarle, anche a rischio della propria
vita.
Visibilia ex Invisibilibus
Ci sono paesi
dalle favolose ricchezze naturali, come la Colombia che ha inesauribili miniere
d’argento e di smeraldi; giacimenti di petrolio, immense foreste e sconfinate pianure, grandi
piantagioni di caffè, di tabacco. Eppure è uno dei paesi più poveri al mondo. Per converso, i paesi economicamente
più sviluppati spesso sono totalmente sprovvisti di risorse naturali ma hanno
un capitale di idee, di cultura, di storia, d’arte, hanno un capitale di uomini
speciali.
Economy
is a way of thinking. L’economia di un paese, il grado di benessere materiale da esso
raggiunto, è il riflesso del modo di pensare e di sentire di uomini solari. Il
loro sistema di valori, la qualità del pensiero, l’ampiezza della visione, è la causa. L’economia è l’effetto”.
Scomparsi
quegli uomini, venuto meno il sogno, inarididiti i valori, viene meno anche la
ricchezza.
Visibilia
ex Invisibilibus. La ricchezza materiale, visibile, è soltanto il riflesso
della prosperità interiore di un uomo, di un’impresa, di una nazione.
Prosperity comes from within. E’ un processo che, come ogni guarigione, procede
dall’interno all’esterno”.
Occorrono
Scuole per individui
L’ostacolo
principale contro cui si infrangono i progetti più ambiziosi, non sono le
risorse finanziarie o naturali, ma la penuria di uomini capaci di sostenerne la
responsabilità, di contenere quell’idea luminosa, di crederci con tutte le
proprie forze, di pagarne in anticipo il prezzo.
Da qui la
necessità di educare uomini responsabili,
capaci di connettersi al sogno del loro paese, di nutrirne le radici. La
vita di un’intera civiltà dipende dall’esistenza di questi uomini. L’ampiezza
della loro visione si riflette illimitatamente nell’universo economico e ne
espande i confini. Senza di essi nessun progresso è possibile.
L'educazione,
e specialmente le università, avranno un ruolo decisivo nel creare le
condizioni per quel cambiamento del pensiero che può nascere solo dall'interno,
per quel quantum jump nell'essere che solo l'individuo può fare. Come tutte le
altre rivoluzioni essa produrrà una diversa economia ed una diversa politica,
poiché il cambiamento della mentalità, del sistema di convinzioni e di valori,
il loro innalzamento è il vero motore di trasformazione di una nazione, la
causa del suo progresso civile e la chiave del suo destino economico.
Nessuna politica, religione o sistema
filosofico può trasformare la società dall’esterno. Solo una rivoluzione
individuale, una rinascita psicologica, una guarigione dell’essere, uomo per
uomo, cellula per cellula, potrà condurci verso un benessere planetario, verso
una civiltà più intelligente, più vera, più felice
Le università del
futuro avranno il compito di continuare, in versione laica, quel lavoro che
sinagoghe, conventi ed ashram hanno svolto per millenni e abbandonato
incompiuto, diventando ricettacoli di irresponsabili, rifugi per uomini e donne
spaventati dall’esistenza.
Molte università
scompariranno e solo a poche tra poche sarà affidato il compito vitale di
preparare i nuovi leader: leader visionari, guerrieri impeccabili, individui,
capaci di vincere le sfide che fronteggiano la nostra civiltà attraverso le
qualità dell’essere e lo sviluppo di nuovi sensi: l’intuito, la visione, il
‘sogno’.
Individuo
Tutti
credono di potersi fregiare di questo titolo. Sarebbe impossibile trovare chi
non creda di essere un individuo, un essere dotato di caratteristiche uniche e
originali. E’ interessante, per le prospettive che apre, l’ipotesi che
individuo provenga invece da indivisibile. L’etimo indicherebbe cioè un uomo
che ha raggiunto un’unità, una compattezza interiore, un grado elevato di
affidabilità, di incorruttibilità. Individuo, da indivisibile, è un uomo che ha
saputo superare difficoltà enormi per raggiungere una compattezza interiore,
una unicità.
Gli
individui sono i precursori di una nuova umanità più responsabile e innamorata,
e per questo più ricca materialmente e più felice. Lentamente, anche la vecchia
umanità sta cambiando pelle. Sta perdendo il suo tradizionale armamentario
psicologico ormai obsoleto, come una coda ancestrale che ancora dondola tra il
si e il no, fondata com’è su una logica conflittuale che ragiona solo per
antitesi, antagonismi, opposizioni e contrasti.
Il re è la terra, la terra è il re
E’ questa la soluzione di un enigma che da anni assilla gli
studiosi di economia e che i centri di ricerca delle università e delle
business school di mezzo mondo stanno inutilmente cercando di risolvere. Le
imprese del pianeta muoiono giovani. La loro esistenza si dimostra sempre più
precaria e la vita media si è progressivamente ridotta fino a raggiungere
durate effimere. Anche i giganti dell’economia e della finanza non vivono a
lungo se si pensa che la metà delle imprese classificate tra le cinquecento più
grandi del mondo, vent’anni dopo non esiste più. La loro prematura scomparsa è
dovuta all’assenza di questi uomini e donne. Ne sarebbe bastato uno a
scongiurare il dissolvimento di intere civiltà come la perdita di immensi
patrimoni di conoscenze, di uomini e mezzi. Pensate a dove sarebbe Roma senza
Scipione, e più tardi, Cesare; e cosa sarebbe stato della Chiesa Cattolica, la
più grande multinazionale del mondo, senza manager del calibro di Francesco
d’Assisi. Uomini integri, sani… individisibili.
“Il re è la terra e la
terra è il re. Una piramide organizzativa è legata al respiro del suo leader.
Un filo d'oro salda la sua immagine e il suo destino personale a quello della
sua organizzazione e dei suoi uomini. Il suo sé corporeo coincide con la sua
economia, come fu quello degli antichi sovrani”.
L’imperatore cinese
Secondo la tradizione cinese classica , nei momenti di
maggiore difficoltà per l'impero, come una carestia o un’invasione nemica,
l'imperatore cinese, il figlio del cielo, si ritirava nelle stanze interne del
Palazzo per incontrare le porte del tutto. Immobile, rivolto verso il sud,
provvedeva con le sue virtù superumane a che tutto l'impero restasse in accordo
con il Decreto del Cielo. Egli sapeva che le difficoltà che si trovava a
fronteggiare rivelavano una sua perdita di integrità. Era consapevole che la
battaglia andava prima vinta interiormente. Per quell'uomo, a quel livello di
responsabilità, non c’era separazione tra la propria integrità e quella
dell'impero. Vincere se stesso, reintegrare l'unità dell'essere, era la reale
vittoria. Solo allora sarebbe arrivata la soluzione, effetto e misura del suo
grado di impeccabilità; si sarebbe
manifestata sotto forma dell'arrivo di un esercito alleato o della
disgregazione dell'esercito avversario, per lotte interne, per intemperie, per
carestie.
Quando il Re si ammala, la terra si ammala
E’
ancora viva e palpitante, per chi la vuole ascoltare, l’intelligenza che
percorre da sempre la storia delle civiltà, dalle più antiche tradizioni fino
alla moderna storia del business. Dall'impero cinese all’impero mediatico di
Maxwell, da Walt Disney al reame di Artù, nei secoli risuona una stessa,
immutabile legge: “Quando il Re si
ammala, la terra si ammala. Perché il Re è la terra e la terra è il Re”.
Anche la storica asserzione di Luigi XIV può
essere oggi riletta alla luce di una nuova intelligenza. “L’Etat c’est Moi” non
era il grido di un despota, l’affermazione di una sovranità senza limiti, come
abbiamo creduto per secoli, ma la consapevolezza di un uomo della perfetta
coincidenza tra il suo destino personale e quello di milioni di uomini, di un
intero impero.
“Un leader, un
businessman, un uomo di responsabilità sa che il suo destino finanziario, la
longevità e il successo delle sue intraprese, e perfino la sua salute fisica,
sono direttamente connesse al suo grado di integrità".
La
vera disuguaglianza tra gli uomini
La radice da cui ogni altra differenza
visibile si produce, è la loro appartenenza a livelli diversi di
responsabilità. La differente qualità del pensiero posiziona verticalmente gli
uomini su piani diversi lungo la scala dell’essere. Esiste una gerarchia
interiore che nessuna guerra o rivoluzione potrà mai cancellare perchè la vera
diversità tra gli uomini non è di censo, nè di credo o di razza. E’ una
differenza di stati d’essere. E’ una differenza psicologica, verticale,
evolutiva, di grado. Perciò essa può essere superata solo attraverso un
cambiamento radicale del modo di pensare e di sentire.
Dovunque si incontrino, per pochi istanti o per anni, gli uomini formano
inevitabilmente una piramide, si dispongono a livelli diversi di una scala
invisibile rispettando un ordine interiore, matematico, come gerarchie
planetarie fatte di luminosità, di orbite, di massa e di distanza dal loro sole
Lezioni di Economia dal Vangelo
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