giovedì 1 ottobre 2015

"L'uomo verticale" di Stefano D'Anna

L'Uomo verticale
Più che l'economia e la politica quello che veramente è in gioco è il futuro della specie Homo Sapiens. La nascita e l'affermarsi di un uomo nuovo, dotato di un apparato psicologico più evoluto, non è un'opzione ma una condizione di sopravvivenza per tutto il genere umano. Seguendone le tracce, oltre i confini angusti dell'economia, la nostra ricerca ha percorso trasversalmente i domini scientifici di numerose altre discipline come antropologia, sociologia, e perfino etologia, cioé la scienza che studia il comportamento e le abitudini animali. Quando l'abbiamo individuata abbiamo chiamato questa nuova specie: l'uomo verticale.

Sono particolarmente lieto di poter dare a voi, lettori de "La Scuola degli Dei", l'importante annuncio scientifico di questa nuova specie psicologica anticipandovi i profondi rivolgimenti che il suo affermarsi avrà su tutte le attività umane e, soprattutto sull'economia e sulla politica.
Al di là dei caratteri biologici e morfologici comuni alla ordinaria umanità, essa è connotata da un modo di pensare e di sentire che non potrà mai essere imitato da nessun computer. La psicologia dell'uomo nuovo, dell'uomo verticale  non può appartenere a nessuna macchina. Egli non è una evoluzione della vecchia umanità ma un essere assolutamente originale, dotato di una psicologia libera da conflitti interiori e dalla zavorra delle emozioni negative. La sua logica non è più binaria, la sua mente non funziona per contrapposizioni, il suo spirito non è conflittuale. Egli conosce l'esistenza di livelli, i gradi cui ogni cosa appartiene nella Scala dell'essere e vede il mondo attraverso questo ordine, questa gerarchia, e non attraverso la frizione degli opposti. Gli opposti sono soltanto i due profili della stessa realtà, come le due estremità di un solo bastone. Dietro di essi c'è un'armonia nascosta, come già Eraclito sapeva. La gerarchia è Dio.
L'uomo verticale ha una dimensione in più. Il suo punto di vista è dall'alto. E' insieme l'osservatore e l'osservato, lo scienziato e la cavia, l'individuo e la folla, e come tale ha una psicologia più completa o, potremmo dire, appartiene ad una specie più intelligente. Unificando ed armonizzando gli opposti dentro di sé, sa usare la conflittualità esterna come propellente per la sua evoluzione. Attraverso questi uomini l'impossibile diventa prima possibile e poi inevitabile.




La legge dell'antagonista
In nessun altro spazio è così evidente la differenza rivoluzionaria tra la visione dell'umanità ordinaria e la visione verticale del mondo come nella percezione dell'antagonista. A una mente convenzionale l'esistenza appare come un flusso ininterrotto di ostacoli, di problemi e difficoltà. L'intero pianeta è percepito come il campo d'azione dell'antagonista, una forza cieca, inspiegabile, che sembra non avere altra funzione che quella di impedirci il raggiungimento, la soddisfazione di quanto desideriamo. L'universo è ostile, ciecamente, impietosamente avverso. Anche le scuole di pensiero sono nate intorno ad un dualismo ed ogni conoscenza o scienza dell'uomo non sembra svilupparsi da altro che dall'attrito tra due concetti contrapposti: il bello e il brutto (estetica), il bene ed il male (etica), il vero e il falso (logica), l'apparenza e la realtà, spirito e materia (epistemologia), etc.

L'intelligenza è ancora una scintilla sprigionata dallo strofinio di due selci tra le mani di un selvaggio.
La ragione dell'uomo ordinario è armata. La Grecia antica conosceva il suo male oscuro, quel pensiero conflittuale che decise la fine prematura di quella meravigliosa civiltà. Il mito di Atena, la nascita della dea-ragione dal cranio di Giove, in completo assetto di guerra, è una visione di spietata chiarezza e la diagnosi più lucida dell'esistenza di un male dei mali, una divisione, una conflittualità interna all'uomo, causa ed origine di ogni povertà e della sua lunga storia di disastri. L'uccello di Minerva prende il volo soltanto sul fare della notte.
Ama il tuo nemico
Per l'uomo verticale la forza antagonista è un alleato e il motore stesso della sua evoluzione, indispensabile alla sua crescita. Le avversità sono gradini su cui poggiare il piede ed andare oltre. Questo rovesciamento della visione ordinaria ha in sé il segreto del passaggio attraverso la cruna dell'ago, la porta stretta che conduce al mondo della responsabilità, della libertà, del successo. Mentre per un uomo ordinario l'attitudine nella vita è di evitare le difficoltà con ogni mezzo, un uomo verticale sa che le difficoltà annunciano la realizzazione delle proprie aspirazioni e le accoglie come alleati a lungo invocati.
Ama il tuo nemico  esprime in tutta la potenza di un linguaggio paradossale lo shock psicologico che segna il passaggio a questa nuova età. Possiamo affermare che parole come "ama il tuo nemico" sono il vagito di una nuova specie, ed il manifestarsi di una psicologia verticale di cui il Nuovo testamento, al di là della teologia, è il vero atto di nascita. Il pensiero verticale è l'evento  che nella coscienza della nostra civiltà traccia per sempre lo spartiacque tra due specie umane e decreta la definitiva obsolescenza del pensiero conflittuale, ancora eco di una nostalgia zoologica. L'età dell'uomo verticale annuncia in economia come in politica l'emergere di una nuova generazione di leader capaci di superare la visione orizzontale, per opposti, con una visione verticale, per gradi, in scala, capace di armonizzare gli apparenti antagonismi di sempre: economia ed etica, azione e contemplazione, ragione ed emozione, potere finanziario e amore. Solo uomini con questa visione potranno guidare la transizione da una civiltà cresciuta attraverso il contrasto, la lotta, l'opposizione, attraverso guerre, rivolte e conflitti, a una civiltà capace di trasformare gli antagonismi e le avversità in eventi di ordine superiore.

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