domenica 19 ottobre 2014

"Incontrare la Scuola" di Stefano D'Anna

Era mattino inoltrato. Percorrevo una strada elegante, ricca di negozi di antiquariato. Un caldo sole alle spalle sembrava sospingermi verso lo slargo che si indovinava in fondo. Mi accorsi di camminare di buon passo, come se fossi diretto ad un appuntamento. Tuttavia non sapevo né dove né con chi. Il marciapiede che stavo percorrendo sfociò nel dehors di un caffè italiano e lo slargo si rivelò una grande piazza, tra le più belle che avessi mai visto. Il Dreamer era seduto ad uno dei tavolini.
Lo circondava un piccolo stuolo di camerieri, ossequiosamente attenti ad ascoltarne le raccomandazioni. Arrivai mentre avvicinavano un secondo tavolo e cercavano spazio per depositare il contenuto di due grandi vassoi. Un’aria di ricchezza costantemente Lo circondava. Ricercava
la raffinatezza in ogni particolare ed amava l’abbondanza ma ogni Sua attitudine era improntata alla sobrietà di un guerriero macedone. Il Suo regime alimentare poi, andava ben oltre la frugalità.
Sembrò felice di rivedermi. Con un lieve cenno del capo assolse il doppio compito di salutarmi e di invitarmi a sedere. Da quel momento l’attenzione del Dreamer sembrò completamente assorbita da pasticcinie blandizie di ogni tipo disposti in bell’ordine sui tavoli.

Lo rivedevo per la prima volta dall’incontro a Marrakech. Avevo atteso con impazienza questo momento. Ora, in Sua presenza, mille domande mi affollavano la mente. Alcuni di questi quesiti avevano echeggiato per secoli, avevano attraversato tutta la storia del mondo, senza trovare
risposta. Religioni, scuole sapienziali e tradizioni profetiche, generazioni di scienziati, di ricercatori, di filosofi ed asceti, avevano invano cercato di venirne a capo.
Riflettei che l’uomo moderno, ultimo anello di questa millenaria ricerca, si ritrova ancora nudo di fronte all’enigma della sua esistenza, come Edipo davanti alla Sfinge. Ci servirono il tè. Il Dreamer seguì con scrupolosa cura ogni dettaglio di quell’operazione e diresse l’attività dei camerieri seguendo un rituale noto a Lui solo. A malapena toccò cibo. Il Dreamer sembrava nutrirsi
della Sua stessa attenzione, delle impressioni, dell’armonia e del ritmo di ogni più piccolo movimento. Dopo il tè ci fu una lunga pausa. Attesi con impazienza che prendesse a parlare. Intanto avevo aperto il taccuino e tenevo la penna a portata di mano. Quando la Sua voce risuonò
l’intonazione era solenne.
«Accanto a Me potrai deragliare dai solchi del tuo destino inflessibile – disse – accanto a Me potrai spezzare il cerchio meccanico delle tue abitudini, dei tuoi sensi di colpa… Accanto a Me dovrai rinunciare al dubbio, alla paura, ai tuoi pensieri distruttivi… dovrai abbandonare la bugia che ti
lega alla descrizione mortale dell’esistenza.»
«Per cambiare, dovrai lottare con la tua programmazione! – incalzò – Dovrai capovolgere la tua visione. Solo così, e attraverso un lungo lavoro, potrai cambiare il tuo destino… Un uomo da solo non potrà mai farcela. Ha bisogno di una Scuola.»
L’accento che mise sulla parola ‘scuola’ ed il contesto in cui la usò mi fece intuire l’esistenza di un significato oltre l’ordinaria accezione.
Mi sembrò di sentirla per la prima volta. Scoprii in essa una forza che non vi avevo mai trovato prima e la dolcezza di una promessa da tempo dimenticata.
Un pensiero mi percorse come un brivido.
«Cos’è la Scuola?» chiesi. La voce era tremula, ed io stesso fui sorpreso dalla mia emozione.
«La ‘Scuola’ è il viaggio di ritorno» disse il Dreamer. I Suoi occhi scuri brillavano di una gioia segreta.
The School is the quantum leap from multitude into integrity, from conflictuality into harmony,
from slavery into freedom.
«Trovare la Scuola significa legarsi al ‘sogno’ con un cavo d’acciaio… significa poter accedere alle zone più alte della responsabilità. Solo pochi tra i pochi possono sostenere un tale incontro» concluse.
Quelle parole, il Suo sguardo, forzarono un meccanismo recluso. Sentii fisicamente lo scatto meccanico di un ingranaggio che salta. Con il dolore lancinante di un rimorso, realizzai l’immoralità di aver vissuto anni ed anni ‘fuori casa’, la miracolosità di trovarmi di fronte a qualcosa,
a qualcuno che avevo disperatamente cercato.
“Come si fa a trovare la Scuola?” domandai con un filo di voce, compreso di riverenza, sentendo l’eccezionalità di quell’evento.
«Non temere… sarà la Scuola a trovare te» rispose il Dreamer. Poi, osservando il mio smarrimento, mitigò la laconicità di quella risposta ed aggiunse:
«Quando un uomo è irrimediabilmente deluso dalla sua vita… Quando realizza la sua incompletezza, la propria impotenza, quando l’esistenza lo stringe in una morsa senza respiro, solo allora… appare la Scuola.»

Tratto dal libro: "La Scuola degli Dei"


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