martedì 22 dicembre 2015

"Il visibile nasce nell'invisibile" di Stefano D'Anna

Visibilia ex invisibilibus. Tutto ciò che appare concreto e solido sotto i colpi del nostro bastone da ciechi che cerca di tastare le pareti del visibile, non è che la proiezione di un mondo invisibile ai nostri sensi, verticale ad esso e che ne costituisce la causa. Ora, se due fenomeni sono legati da un vincolo di causalità, e l'uno è l'effetto dell'altro, dobbiamo accettare il fatto che la causa vive a un livello del reale più alto di quello dell'effetto.
Il sogno e la realtà sono la stessa cosa separata dal tempo. Per questo il sogno è la realtà.. Le idee straordinarie, le intuizioni audaci che hanno fatto progredire il nostro pianeta, e così le future soluzioni ai problemi vitali della specie, capaci di renderci più felici e più prosperi, non potrebbero esistere senza un individuo con la responsabilità per captarle e crederci, con la forza per sostenerne la potenza e per realizzarle, anche a rischio della propria vita. Siamo perciò di fronte ad una scoperta semplice e rivoluzionaria: la causa, la fonte di ogni progresso civile, scientifico, economico, è sempre e soltanto l'individuo e tutto origina dall'impalpabilità del suo "sogno".
Il fenomeno è così costante e la sua osservazione così rigorosa e scientificamente esatta da poterlo inquadrare tra i fenomeni naturali, governato da leggi ineluttabili, incontrovertibili come quelle della gravità, dell'attrito e dell'entropia.


Il "sogno" è un tuffo nel miracoloso. Noi siamo arrivati fin qui perché ci sono stati grandi tuffatori prima di noi, sognatori, utopisti pragmatici, pazzi luminosi, uomini visionari, che hanno lasciato il mondo ansante alle loro spalle per l'incapacità di stargli dietro. Se la nostra civiltà non avesse questi uomini speciali, capaci di tuffarsi nell'invisibile, di credere nel miracoloso, di concepire l'impossibile, di sognare l'irrealizzabile, con la certezza assoluta che diventerà realtà, che il tempo gli darà ragione, noi saremmo ancora agli albori della coscienza. Solo l'individuo è creativo e solo ad individui dobbiamo il nostro progresso materiale e morale ed il patrimonio di arte, di valori e di idee grandi e nobili di cui ancora si nutre la nostra civiltà.
La ragione è che non esistono sogni di massa. La massa può avere visioni negative del futuro, distopie o incubi, ma mai sogni. Soltanto l'individuo può sognare. Dal taglio del canale di Suez alla scissione dell'atomo, dalla scoperta dell'America ai voli spaziali, dietro ogni sogno dell'umanità diventato realtà c'è sempre un uomo e uno solo.

L'individuo e la folla

Agli individui dobbiamo dunque tutto quello che siamo e che abbiamo; eppure li abbiamo perseguitati, quasi senza eccezioni. Là dove nasce un individuo immediatamente si mette in moto una forza antagonista, una massa pronta ad eliminarlo. E questo giuoco mortale a guardie e ladri tra individuo e massa, iniziato nella notte dei tempi, ancora continua ed è il nodo gordiano della visione politica. L'eccidio degli innocenti è sollevabile a paradigma scientifico universale.
La massa è antagonista dell'individuo. Lo è sempre stata, senza eccezioni, ed ha disprezzato i suoi saggi sotto ogni latitudine ed in ogni tempo. L'individuo è vivo, la massa è antibiotica. E la lotta tra individuo e massa, la persecuzione dell'individualità, è una costante della nostra storia. Abbiamo bisogno dell'individuo, e allo stesso tempo, come specie, abbiamo un insopprimibile istinto di sopprimerlo.
Questo è il paradosso della nostra civiltà, il meno esplorato, il più oscuro, perché ha le sue radici nella parte più profonda del nostro essere, là dove ancora eccheggia l'ululato di un predatore notturno, l'eco di una nostalgia animale. Quando nasce un individuo è come se in mezzo a un'orda di leoni intenti a dilaniare e spartirsi la preda, uno di essi si rizzasse sulla zampe posteriori, si apparecchiasse la tavola e usasse le posate. Verrebbe sbranato all'istante.
L'individuo ci spaventa, la vastità delle sue idee, la sua fiducia incrollabile in se stesso, l'ampiezza della sua visione, la sua compattezza interiore, la sua luminosità, ci mettono in una condizione di dolorosità insopportabile e di fronte a un sinallagma vertiginoso. Nel Contratto Sociale di Rousseaux è riportato che, secondo Filone, così ragionasse l'imperatore Caligola: o i popoli erano bestie, e quindi i re erano uomini, o i popoli erano fatti di uomini e allora i re erano dèi.
Soltanto incontrare un individuo, o ascoltarne la voce, o vederlo agire, ci mette di fronte alla nostra pigrizia, alla nostra bruttezza, alla nostra insopportabile deformità.
Lo sforzo richiesto per cambiare è troppo grande. Preferiamo eliminare il termine di confronto. Un colpo di martello al grillo parlante, la soppressione di questa voce che instancabilmente ci spinge ad essere di più, a diventare migliori, appare ogni volta la soluzione più semplice. Nell'isola di Efeso, quasi tremila anni fa, si fece un esperimento sociale ed uno dei primi tentativi registrati storicamente di eliminare l'individuo una volta e per tutte. Secondo Eraclito "gli abitanti di Efeso hanno scacciato Ermodoro, il migliore di loro, dicendo: non vogliamo avere nessuno che sia migliore tra noi; se c'è qualcuno che lo è, se ne vada altrove, tra gli altri".
Per questa cecità della massa Eraclito disprezza la folla. Non era chiaro allora, neppure ad uomini come Eraclito, e tantomeno lo è oggi, a uomini come noi, che la storia è dialettica e che l'agonismo tra individuo e massa, come tutti gli antagonismi, è creativo ed insopprimibile. La soppressione dell'antagonista, qualora riuscisse, si riverberebbe in una crisi tanto più ardua quanto più è imponderabile il vuoto che si spalanca davanti al vincitore. Ad una visione verticale, massa e individuo si mostrano come una sola realtà, due pistoni dello stesso motore. L'una non potrebbe esistere senza l'altro, così come non è immaginabile un bastone che abbia una sola estremità. Essi sono aspetti inseparabili di un'unica realtà.



L'unità dell'essere

L'imperatore della tradizione cinese classica nei momenti di difficoltà per l'impero si ritirava nella parte più segreta del tempio per incontrare le porte del tutto. Immobile, con il viso rivolto verso sud, provvedeva con le su virtù superumane a che tutto l'impero restasse in accordo con il Decreto del cielo. Egli, mentre il nemico si avvicinava, sapeva che la battaglia andava prima vinta interiormente, che doveva superare i limiti dentro di sé.   Quando aveva vinto i suoi limiti e sentiva la vittoria dentro, solo allora sarebbe arrivato un alleato o l'esercito avversario si sarebbe disfatto da solo, per malattie, per lotte interne o per qualche altro motivo.
Individuo deriva da indivisibile, indica un uomo che ha raggiunto una compattezza interiore, un grado elevato di affidabilità, di incorruttibilità, di amore; che è riuscito a far convergere verso una sola direzione tutto quello che sente, che fa, che dice, che pensa. L'uomo di massa, che potremmo a questo punto chiamare "dividuo", è invece una legione, diviso tra mille 'io' in lotta perenne tra loro, lacerato da pensieri ed emozioni contrastanti, diviso da se stesso e dagli altri, senza lealtà, senza idee, senza amore.
La vera immagine dell’uomo ordinario non è quella patetica di Charlie Chaplin in “Tempi moderni”, vittima negli ingranaggi di una civiltà industriale, o almeno non lo è più da tempo; l’immagine dell’uomo è forse più quella di Woody Allen che di fronte a una donna desiderabile e bellissima che entra nel suo appartamento diventa uno spastico: i suoi pensieri, i suoi desideri e le sue parole viaggiano in direzioni completamente diverse. Quest’uomo frammentato, incapace di puntare in una sola direzione e di mettere insieme il pensare, il desiderare e il sentire, è certamente l'immagine crudelmente più emblematica della condizione dell’uomo ordinario. Potremmo dire, se dovessimo risalire all’origine di tutti i mali che uscirono dal vaso di Pandora, che la causa delle cause di tutti i problemi che affliggono l’umanità è questa mancanza di unità dell’uomo.


Nella tradizione giudaico-cristiana il peccato originale  è la divisione da Dio, la prima e più insanabile delle divisioni. L'individuo che ha raggiunto l'unità dell'essere sembra essere senza questo peccato originale. E questo gli dà la capacità di amare. Questa capacità appare come il più chiaro spartiacque tra gli uomini e il confine più netto tra queste due porzioni di umanità: gli individui e la massa. Se proviamo a rovesciare i termini di quella straordinaria equazione interiore: "ama il prossimo tuo come te stesso", essa mostra una inarrivabile conoscenza dell'animo umano. Amare se stesso è la misura ed allo stesso tempo il limite della capacità di amare gli altri. Questa è ancora oggi la visione più alta e la formula più potente per l'armonizzazione dell'eterno antagonismo tra individuo e massa.
L'individuo riesce ad amare la massa attraverso la comprensione che il prossimo suo è se stesso; che l'altro, l'opposto, non deve essere combattuto. Più lo combattiamo e più ci dividiamo. E questo spazio crea dolore, sofferenza, ignoranza. L'altro deve essere assorbito, integrato. L'assorbimento elimina la divisione e porta soluzione, dentro e fuori. Noi dobbiamo molto ai sognatori della storia, agli utopisti, ai filantropi, a tutti quei pazzi luminosi che si sono lasciati il mondo alle spalle senza fiato per l'incapacità di stargli dietro e che hanno fatto avanzare la nostra civiltà. Essi sono i precursori dell'uomo verticale, le cellule di questa nuova umanità che si sta formando e che, liberandosi dal pensiero conflittuale, ha la possibilità di trovare soluzione a problemi che la vecchia umanità si trascina da sempre. Ci sembra impossibile perfino immaginare una società senza lotta, il dibattito, le controversie ed il conflitto. E' una società capace di sognare. Per questo occorre una diversa psicologia, un pensiero verticale che non vede più il mondo attraverso gli opposti, con una logica binaria, ma attraverso i livelli e i gradi di una scala qualitativa.
Per cui se condotta da un uomo verticale la politica è gioco. Se condotta da un uomo orizzontale la politica è arroganza, vanità, prevaricazione, odio e morte.
La politica intesa come divisione e conflitto è finita. E' morta. Essa non ha soluzioni a meno che salti di grado, di livello, di piano..La politica come noi la conosciamo è un'espressione statica dell'esistenza; ma resa dinamica, verticale, essa diventa l'arte del sognare. 









                                                 IL PICCOLO DREAMER PROGRAMMATORE DI MONDI di VEGA ROZE



                                                                         NEL RINASCISENSO di MARIO DAL MARE


                                                            L'EONARDO- IL TRASFORMISTA di MICHELE LOMBARDI

lunedì 14 dicembre 2015

"La nuova mission delle imprese: la felicità" di Francesca Del Nero

In realtà la felicità dovrebbe essere la mission più alta nell' esistenza di ciascun essere umano consapevole.
E’ la verticale che dovrebbe sovraintendere, impermeandolo, ogni nostro Sogno.
E infatti, non per niente, "Il Piccolo Dreamer" di Vega Roze autrice di questo best seller che sta appassionando ed elevando a un livello superiore chiunque lo legga,  ha generato in Vega l’idea del "Progetto felicità"  che la sta portando nelle Scuole e nelle associazioni di mezza Italia e insieme con School for Dreamers il "Progetto felicità" è entrato anche nelle aziende.


 
Correva l’anno 2011, quando il mondo di fuori non era ancora pronto, avevo scritto un articolo che aveva lo stesso titolo di questo che sto riscrivendo ora per condividerlo con tutti voi.
Pensate un po’ la magia di quello che sto per dirvi! Mio padre, mancato nel lontano 1997, di origine danese da parte di padre, mi ha trasmesso un principio tra i tanti, davvero memorabile: “Francesca abbiamo il dovere di essere felici”.  Credetemi, mi sento così grata per aver avuto accesso a questa profondità! E’ come se mio Padre mi avesse dato un imprinting per sviluppare la mia direzione, il mio Sogno, sorretta da una consapevolezza che va sopra ogni altra cosa. Grazie Papà, ancora grazie! 
Scopro incredula pochi anni fa che la felicità era stata addirittura inserita nella Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America del 4 luglio del 1776. Essa sanciva un diritto mai affermato prima in nessuna dichiarazione, proclama o carta in tutta la storia dell’uomo: il diritto alla felicità. 
Vediamo insieme cosa recita:

”Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità”.

Da allora, la parola “felicità” si è persa nelle pieghe della società come del business. 
I termini “benessere psico-fisico” hanno preso il suo posto in quanto determinano obiettivi quantificabili, quindi programmabili e teoricamente più facili da raggiungere. Di quale sfera dell’uomo fa parte la felicità?  La felicità appartiene alla sfera dell’Essere quindi ha a che fare con tutte le sue dimensioni, corpo, mente, spirito e alla loro armonia. La felicità è quindi uno stato d’Essere.



Tornando per un attimo all’eredità di mio padre, scopro inoltre che Il Paese più felice del mondo ( World Happiness Report 2013) con i lavoratori più felici del mondo è la Danimarca, secondo i principali studi sulla soddisfazione nel posto di lavoro, è la patria dell’arbejdsglæde, cioè essere felici sul posto di lavoro. Un articolo del giornale americano Fast Company (l’autore è Alexander Kjerulf, danese, uno dei maggiori esperti mondiali della felicità sul posto di lavoro) ha analizzato 5 motivi per cui i danesi in ufficio sorridono più di tutti. 1)Hanno un orario di lavoro ragionevole. 2) Le gerarchie sono minime.3)I sussidi di disoccupazione sono generosi.4) La formazione è costante.5) il Focus sulla felicità è costante. Esiste infatti questa parola arbejdsglæde in danese perché lì da sempre si ha a cuore la felicità dei dipendenti in ufficio. Per la maggior parte dei danesi infatti un lavoro non è solo un modo per guadagnarsi da vivere, ma anche un’occasione per stare bene e divertirsi. 
Ho compreso quindi da quanto lontano arrivasse il messaggio nel cuore di mio padre che me lo ha trasmesso come se fosse la cosa più normale del mondo, come se là fuori tutti lo sapessero!

Ancora una volta invece ci siamo dimenticati di ciò su cui, apparentemente, l’Umanità era già pronta centinaia di anni fa. Pensate che radicamento potente! Inserire in quella Carta il perseguimento della felicità da parte dello Stato più pragmatico al mondo! Un Sogno con basi certe, a lungo studiate dalla scienza e sancite infine in quella Carta a garanzia della Direzione assunta dal Popolo americano.

Noi di School for Dreamers sentiamo vivo in noi il compito di riportare alla luce tutto questo attraverso un programma specifico: Happy people in happy companies. Immaginiamo insieme per un momento un mondo in cui le persone che lavorano come sostenitori di un progetto aziendale  (non più come dipendenti, parola che evoca un restringimento creativo, collaborativo e motivazionale) siano felici di contribuire a“ costruire una cattedrale” qualunque essa sia, in qualsivoglia campo del business. Immaginiamo l’effetto a livello individuale con i risvolti positivi sulle famiglie, gli amici e  conoscenti di ciascun lavoratore e ovviamente anche ci piace immaginare gli immensi benefici di un’azienda che diventa felice perché ogni lavoratore, dal primo all’ultimo è felice! Stupendo vero? Ecco, il nostro programma Happy people in happy companies ha questo obiettivo, rimanendo fedeli al nostro percorso sull’Essere, ci avviciniamo al cuore delle aziende attraverso le Lezioni di felicità che aprono la strada e il cuore con fiducia e accoglienza più intense al programma successivo. Che bel Sogno immaginare aziende felici in cui tutti esprimano i loro talenti, in cui il sorriso e la risata regnino, dove il lavoro si possa trasformare in un gioco bellissimo di costruzione di una vita piacevole per tutti,  dove i conflitti si trasformino in momenti di comprensione, di aggregazione e unione, alla fine, dove ognuno possa esprimere se stesso rispettando e amando se stesso e quindi l’altro! Vi va di condividerlo?!

So, intimamente so, che questa è la nuova frontiera di ogni impresa, l’impresa del nuovo paradigma dell’esistenza. Ogni azienda, dalla più piccola alla più grande, che abbia davvero a cuore il suo successo e la sua longevità diventa una cellula intelligente in armonia con l’Universo ed  ha quindi  il compito di intraprendere questa Direzione come bene supremo per se stessa e per tutti coloro che contribuiscono a darle vita. E’ un grande Disegno? Si lo è! Ma ormai sappiamo che per portare nella realtà un Sogno dobbiamo averlo prima immaginato e … mentre lo immaginiamo si sta già manifestando con l’adesione entusiasta di ogni azienda che ne viene in contatto! Grazie.





domenica 6 dicembre 2015

"La realtà è il nostro fedele riflesso" di Francesca Del Nero

C'è un buco nero nel cuore dell'uomo ... diceva Stefano D'Anna nel suo libro La Scuola degli Dei. Scrivo per condividere con tutti voi qualche mio pensiero circa gli ultimi accadimenti riguardanti Parigi, Bruxelles …Tantissime persone di buona volontà cercano le cause di questo pezzo di storia in fase di scrittura e cercano quindi di risalire indietro nel tempo, dalle torri gemelle in poi o da qualche anno prima! Ma a cosa serve questa analisi? A nulla! In realtà credo che più che un'analisi storica dovremmo, cominciare proprio da tre considerazioni principali: 1)la realtà è il nostro fedele riflesso, noi siamo sempre all'inseguimento del riflesso e ci dimentichiamo che siamo noi i creatori della nostra realtà. ( l'immagine che vediamo proiettata nello specchio) Quand'anche l'analisi storica dovesse risalire a 15/20/30/100 anni fa non ne verremmo a capo, ci sarebbe da andare indietro molto molto più in là e scavare nella inconsapevolezza, nella menzogna e nella bugia che ogni uomo si porta dentro, di ogni razza e religione. Dovremmo andare fino in fondo al buco nero! Ci accaniamo dunque contro lo specchio ( la realtà) invece di guardare all'immagine originale: è proprio quest'ultima che rimanda infatti quel riflesso, quella realtà. Qualcuno sostiene che una parte del mondo musulmano è indietro di 500 anni ... vogliamo parlare delle nostre crociate quando uccidevamo e massacravamo in nome di Dio?! Qual è allora il punto? Nulla è cambiato ed è assolutamente perfetto così com’è. Il tempo non esiste! Il mondo ci riflette sempre. 2) c'è una sola cosa che può guarire l'Umanità, che può spiegare il come si esce da questa logica dissennata: l'AMORE. L'uomo non si conosce, quindi non può amarsi e quindi non può amare gli altri. ( ama il prossimo tuo come te stesso ). 3) la responsabilità: anch'io, anche tu che leggi, tutti noi abbiamo in qualche modo a che fare con queste aberrazioni.La violenza ce la portiamo dentro con la nostra paura, rabbia, aggressività, in lotta continua contro qualcosa o qualcuno ... Non possiamo sentirci esenti! Separati dal tutto! Ho aperto il seminario del 14/15 novembre scorso all'indomani dei fatti di Parigi... così... abbiamo tutti insieme, chiuso gli occhi e mandato luce a amore alla città di Parigi, alle vittime, le famiglie, gli amici ...ma vogliamo perpetrare l'ipocrisia che ci vede sempre in allerta quando le cose riguardano il nostro mondo occidentale? Allora ci sentiamo colpiti, offesi, angosciati! e tutto ciò che riguarda le altre guerre in corso sul pianeta, dove la mettiamo quella sofferenza, quel dolore, quella violenza ...? Pensate a quanto poco ci appartengono eppure esistono, solo che riguardano altra gente, "diversa" da noi e non ce ne curiamo. Conclusione: la soluzione è mettere mano a se stessi, uscire dal buio della inconsapevolezza, riprendere in mano le redini del proprio destino. Questo è un lavoro solo individuale, perché la scelta è sempre e solo individuale. Ciò significa che per dare risposta vera e autentica a tutto questo cui siamo di fronte abbiamo un’unica scelta, quella di guarire noi stessi. 

School for Dreamers ha questa missione: ispirare quante più persone possibili a svegliarsi dal sonno ipnotico in cui l'umanità si ritrova. Si perché questo è il lavoro incessante che anche ognuno di noi sta compiendo su di sé. Cambieremo il mondo, elimineremo le guerre, la sofferenza e la malattia ...solo mettendo sotto sopra noi stessi. Non ci sono altre vie se non quella di cambiare noi stessi laddove cambiare significa svegliarsi, capire come funziona l'Universo, come funzioniamo noi e come funziona la realtà. Sappiamo di essa che spesso ci fa paura, la accusiamo giustificandoci, pensiamo che sia altro rispetto a noi. Siamo convinti che essa si trovi fuori! Invece no! Così come nel caso del corpo umano quando si ammala un organo e si inquina tutto l’organismo, ugualmente funziona quella che noi chiamiamo realtà. Noi tutti insieme, con i nostri alibi e bugie inconsapevoli ne siamo responsabili. Abbiamo inquinato la realtà con il nostro Essere e non facciamo altro che lamentarci e alimentare attraverso la paura questa creazione aberrante. Spostiamo dunque il focus: da dentro a fuori e non viceversa. Pensiamo a eliminare il caos dalla nostra esistenza! Immaginate per un attimo di essere in un cerchio, il vostro, voi siete al centro. Nel momento in cui state male anche tutti i cerchi ( concentrici) intorno a voi ( le persone e le situazioni) staranno male, viceversa se il vostro cerchio è felice, sta bene, anche tutti i cerchi intorno a voi vibreranno alla stessa frequenza. Allora termino dicendo: pensiamo al nostro cerchio, impariamo a conoscere noi stessi e ad amarci … tutti gli altri cerchi ne beneficeranno. 7 e più miliardi di cerchi, quanti siamo sul pianeta Terra, da riequilibrare ... è un’impresa impossibile! L’unica impresa possibile è quella di pensare a noi stessi, paradossalmente, è l'unico modo per amare gli altri. La rivoluzione è sempre individuale, il capovolgimento è questo: "ama il tuo nemico perché il tuo nemico sei tu!". E’ così, che ci piaccia o meno, noi possiamo solo scegliere se trasformare gli ostacoli in opportunità, il male apparente in bene reale e incessantemente “ lavorare” alla nostra riprogrammazione per creare, da dentro ognuno di noi, il mondo libero e felice che tutti sogniamo. Grazie.

                                                          SCOPRI "LA SCUOLA DEGLI DEI" DI STEFANO D'ANNA


                                              SCOPRI "IL PICCOLO DREAMER PROGRAMMATORE DI MONDI" DI VEGA ROZE


                                                SCOPRI L'ENORADO IL TRASFORMISTA DI MICHELE LOMBARDI

                                                         SCOPRI "NEL RINASCISENSO" DI MARIO DAL MARE




lunedì 16 novembre 2015

"La legge dell'antagonista" di Stefano D'Anna

LA LEGGE DELL’ANTAGONISTA.

OGNI ORGANISMO SULLA VIA DELLA SUA EVOLUZIONE E' MINACCIATO DA UN ANTAGONISTA CHE E' PROPORZIONALE ALLA FORZA E ALL'AMPIEZZA DEL SUO PROGETTO.
QUESTA MINACCIA E' IL MOTORE DELLA SUA EVOLUZIONE ED E' INDISPENSABILE ALLA SUA CRESCITA.
UN UOMO CHE CRESCE ABBANDONA LE SUE ATTUALI DIFFICOLTA', ORMAI ARMONIZZATE E COMPRESE, E QUINDI NON PIU' ANTAGONISTE MA PARTE DEL SUO SVILUPPO, E VA INCONTRO A PROSSIMO LIVELLO DI DIFFICOLTA'.
QUALSIASI ATTIVITA', PRATICA O FILOSOFICA, TENDE A SVILUPPARE NELL'UOMO LA CAPACITA' DI USARE L'ANTAGONISTA COME UNO SCALINO SU CUI POGGIARE IL PIEDE ED ANDARE OLTRE.
L'ANTAGONISTA LO INCONTRA SOLO CHI HA UNO SCOPO E VUOLE RAGGIUNGERLO. LA CADUTA NON HA ANTAGONISMO, E' LIBERA E QUINDI INDOLORE.

La prima forza, il nostro aim, può essere immaginata come un invito che spediamo all’antagonista indicandogli dove stiamo andando, una specie di sfida, il lancio di un guanto. Al tempo debito, l’antagonista puntualmente ci verrà incontro, non per ostacolarci, come potrebbe sembrare, ma per permetterci di superarlo e di realizzare il nostro scopo. Oscuramente l'umanità sa che più grande è il sogno, più ampio lo scopo, maggiori sono le difficoltà che ci verranno incontro proprio per permetterne la realizzazione. Come in ogni duello si combatte solo tra pari, e la forza dell’antagonista è grande quanto la posta in palio. Così inconsapevolmente gli uomini accettano il limite, imparano a contenere le loro aspirazioni, imparano a rimpicciolire il sogno, per limitare l'attrito, la forza avversa. Questa visione mantiene la maggior parte dell'umanità al di sotto di un livello di responsabilità, di dignità ed anche di ricchezza materiale.


Nella navigazione a vela la prima forza è la rotta, la direzione che diamo all'imbarcazione. Il vento è una forza che sembra contrastarci ma in realtà alimenta le vele ed è il motore stesso del nostro viaggio. L'arte della navigazione è proprio la capacità di volgere il vento a proprio vantaggio, orientando le vele nel modo più opportuno. Ed ogni disciplina marziale è l’arte di volgere a proprio vantaggio la forza avversaria.
Questa visione dell'antagonista ha in sé la chiave di accesso al mondo della responsabilità e della libertà. Il segreto di questo passaggio attraverso la cruna dell’ago è una rivoluzione degli schemi mentali, un rovesciamento della descrizione ordinaria del mondo.
Mentre per un uomo ordinario l'attitudine nella vita è di evitare le difficoltà con ogni mezzo, un leader sa che le difficoltà annunciano la realizzazione delle proprie aspirazioni e le accoglie come alleati a lungo invocati.
ADVERSITY IS PROSPERITY
ADVERSITY IS FORTUNE
ADVERSITY IS BLESSING
Ogni nostra conquista, ogni nostro achievement richiede uno sforzo. Quando Agamennone sogna di conquistare Troia gli viene chiesto di sacrificare la figlia più cara, Ifigenia. E ad Abramo di immolare la cosa più preziosa, il figlio Isacco. Ed in tutte le tradizioni ed in tutte le mitologie, ogni eroe, da Ulisse a Sigfrido, ad Arjuna, per raggiungere la sua meta, affronta prove che richiedono un coraggio e una forza al di sopra di quella degli uomini comuni. Ma per realizzare il nostro Aim che cosa ci è chiesto veramente di sacrificare? Ifigenia, Isacco sono simboli. Per raggiungere il suo scopo ad un uomo è richiesto di sacrificare limiti e mediocrità ed ogni identificazione, esterna ed interna, con emozioni negative, pensieri piccoli che impediscono il suo passaggio e non possono seguirlo lì dove egli ha scelto di andare. E’ straordinario come i miti greci sappiano trasferirci un messaggio così potente ed offrirci le scoperte di una scienza antica quanto l’uomo, infinitamente più avanzata della moderna psicologia. Ciò che impedisce a un uomo di andare oltre sono i suoi attaccamenti; e ciò cui un uomo è più attaccato, anche se è difficilo vederlo ed ammetterlo, non sono i figli o i suoi beni, ma le sofferenze ed i limiti.
Gli uomini sono attaccati alle loro sofferenze più che ai loro beni e per questo hanno tanta difficoltà ad abbandonarle. La paura ed il dolore circoscrivono uno spazio ipnotico, delimitano i confini delle nostre possibilità e ci fanno sentire sicuri come tra le pareti massicce di un bunker, metà rifugio, metà prigione....
Togliere ad un uomo che non si è preparato un malanno o una difficoltà, è come dare alla sua vita un’accelerazione cui non è pronto e le cui conseguenze non sono prevedibili. Egli immediatamente li sostituirebbe con un altro malanno o con un’altra difficoltà ripristinando, come una perfetta macchina omeostatica, le condizioni che gli corrispondono....  (S. E. D’Anna - La rivoluzione individuale).
Se hai un aim c’è un prezzo che ti è richiesto di pagare in anticipo. Pagalo senza esitazioni e con gioia. Quando l’avrai pagato saprai che il prezzo è sempre giusto. Quando ricorderete questo messaggio della vostra Scuola e lo porterete con voi, impresso nella parte più profonda di voi, avrete nelle vostre mani il segreto più importante per conquistare posizioni di responsabilità e di ricchezza. Quando arriveranno eventi minacciosi, burrascosi, apparentemente insostenibili, soltanto pochi sapranno riconoscere dietro le apparenze dell’antagonista, il migliore alleato.

Senza farlo vedere, vi stropiccerete le mani, sapendo che dietro quell’avversità che spaventa tutti gli altri, che li spinge ad abbandonare, a tradire, a fuggire, c'è il grande segreto per andare oltre.

Alla vigilia della battaglia con i germani, mentre tutti i romani sono spaventati e pronti ad abbandonare, a disertare, c'è soltanto un uomo che mantiene la sua integrità, l'impeccabilità, l'incorruttibilità, e vede la grande opportunità oltre l'apparente avversità. Pensate alla diversa ampiezza del loro aim. Chi voleva tornare in patria per riabbracciare la famiglia, chi per tornare agli agi della propria condizione. Cesare aveva a cuore le sorti della patria, di tutto quello che era stato costruito attraverso i secoli e di cui si sentiva responsabile e continuatore. Nella diversa ampiezza del loro aim c'è la diversa ampiezza del loro essere e la diversità del loro destino. Cesare nel pensare, nel sentire, nel comportamento è già un imperatore, l'impero gli sarà soltanto aggiunto.

Ma come fare ad accogliere gli eventi che si presentano in modo così minaccioso? L'antagonista sembra conoscere le nostre paure, i limiti della nostra comprensione, e trova sempre maschere tali da spaventarci. Che cosa può darci quella fiducia in noi stessi, la certezza di farcela, la capacità di vedere il successo dietro la maschera terribile dell'antagonista? Cosa ci può permettere di credere in quella incredibile combinazione di eventi che permette a quella donna di trovare l'unico uomo al mondo che poteva donarle un midollo compatibile e che da un paese distante migliaia di chilometri è arrivato puntualmente a salvarla?

E' questa puntualità che ci interessa. E' la stessa che troviamo in tutti i meccanismi narrativi, dalle fiabe ai film: l'eroe, l’uomo che ha un sogno, che ama, l'essere luminoso, è sempre al centro di questa puntualità. E quando il momento è estremo, ha il coltello alla gola e tutto sembra perduto, uno squillo annuncia l'arrivo dell'aiuto.
L'ANTAGONISTA NON E' MAI SUPERIORE ALLE NOSTRE FORZE.
Non possiamo essere avversati da nulla che sia più grande di noi, che non sia nelle nostre capacità di contenere, di sopportare, di superare e trasformare. Anche tra Davide e Golia, oltre le apparenze, la lotta è sempre pari. Per chi conosce il Gioco, la vita è una palestra meravigliosa per crescere ed essere di più. Freedom from Fear, libertà dalla paura.

Senza la comprensione di questo, la maggior parte degli uomini si ferma molto prima di questa soglia e si rifiuta di pagare il prezzo del prossimo passaggio evolutivo. Il pagamento è inevitabile e tutti fanno sforzi e tutti pagano. La differenza è l'intenzionalità. Gli sforzi che siamo obbligati a fare, ai quali non possiamo sottrarci, è come se non contassero. Valgono solo gli sforzi consapevoli, i sacrifici intenzionali volti al raggiungimento di un aim, liberamente scelto.

E' una esperienza comune a tutti noi l'accorgersi che il nostro stato d'essere cambia continuamente e che con esso si modifica la nostra visione del mondo reale: ciò che abbiamo visto in uno stato di ottimismo o di euforia, radicalmente si trasforma quando, per qualunque motivo, entriamo in uno stato d'animo diverso, e quel progetto che ci era apparso così desiderabile e realizzabile, diventa improvvisamente irto di difficoltà insormontabili e ci spaventa, smorzando quella che ora ci appare una inspiegabile velleità.
Vision and reality are one.
Il mondo è tale perchè la nostra visione è tale. Alice nel Paese delle Meraviglie che annega nelle proprie lacrime è la metafora dell’uomo che ha una visione rovesciata del mondo e da creatore è diventato vittima della sua creazione. Il mondo ingrandisce o si rimpicciolisce, è minaccioso o amico, è splendido o miserabile con l'ampliarsi o il rattrappirsi dei nostri pensieri, del livello e della qualità delle nostre emozioni, delle nostre sensazioni e la ricchezza o il grado di povertà delle nostre percezioni, cioé con il nostro livello d'essere. I pensieri dell’uomo, nel bene e nel male, sono sempre creativi, come i frutti dell’albero della conoscenza. E come il sognatore trasforma il sogno in realtà, così l’uomo ordinario, dal pensiero distruttivo, e che ha dentro un canto di dolore, determina gli eventi luttuosi della sua vita e diventa vittima della sua creatività distruttiva.
Dal mito biblico di Adamo ed Eva fino a Frankenstein e a Blade Runner, il peccato dei peccati è la degradazione dell’uomo-Dio, che in uno stato di dimenticanza, si identifica con la sua creatura, il mondo, trasformandosi in un essere pauroso e piagnucoloso. E, come accade in tutti questi miti, la creatura si ribella ed uccide. 
L’antagonista viene a risolvere.. a pareggiare i conti che non abbiamo chiuso.. i vuoti nell’essere che non abbiamo riempito.

                                                                                "La Scuola degli Dei" di Stefano D'Anna



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