venerdì 4 marzo 2016

"Sfuggire all'ipnosi collettiva" di Stefano D'Anna

«Accanto a Me potrai deragliare dai solchi del tuo destino inflessibile – disse – accanto a Me potrai spezzare il cerchio meccanico delle tue abitudini, dei tuoi sensi di colpa... Accanto a Me dovrai rinunciare al dubbio, alla paura, ai tuoi pensieri distruttivi... dovrai abbandonare la bugia che ti lega alla descrizione mortale dell’esistenza.»
«Quando un uomo è irrimediabilmente deluso dalla sua vita... Quando realizza la sua incompletezza, la propria impotenza, quando l’esistenza lo stringe in una morsa senza respiro, solo allora... appare la Scuola.»
«Per cambiare, dovrai lottare con la tua programmazione! – incalzò – Dovrai capovolgere la tua visione. Solo così, e attraverso un lungo lavoro, potrai cambiare il tuo destino... Un uomo da solo non potrà mai farcela. Ha bisogno di una Scuola.»
L’accento che mise sulla parola ‘scuola’ ed il contesto in cui la usò mi fece intuire l’esistenza di un significato oltre l’ordinaria accezione. Mi sembrò di sentirla per la prima volta. Scoprii in essa una forza che non vi avevo mai trovato prima e la dolcezza di una promessa da tempo dimenticata.

Seduto al caffè di quella città sconosciuta, Lo ascoltavo raccogliendo pagine di appunti. Avevo la sensazione che il mio apprendistato iniziato in quella singolare residenza, e poi a Marrakech, seguisse una pedagogia segreta, le linee di un disegno mai interrotto.
«Tu sei la causa di tutto e ogni cosa. Un giorno quando sarai guarito, saprai che tu sei le radici del mondo. Il mondo per esistere ha bisogno di te...
Un pensiero mi percorse come un brivido.
«Incontrare la Scuola è l’evento più straordinario della vita di un uomo... l’unica opportunità per sfuggire alla ipnosi comune – epilogò il Dreamer – per realizzare che tutto quello che vedi e ti circonda non è il mondo... ma solo una descrizione.»
«Cos’è la Scuola?» chiesi. La voce era tremula, ed io stesso fui sorpreso dalla mia emozione.
«La ‘Scuola’ è il viaggio di ritorno» disse il Dreamer. I Suoi occhi scuri brillavano di una gioia segreta.
«Trovare la Scuola significa legarsi al ‘sogno’ con un cavo d’acciaio... significa poter accedere alle zone più alte della responsabilità. Solo pochi tra i pochi possono sostenere un tale incontro» concluse.
«Non temere... sarà la Scuola a trovare te» rispose il Dreamer. Poi, osservando il mio smarrimento, mitigò la laconicità di quella risposta ed aggiunse:
"Hai dimenticato di essere l’artefice, l’inventore, e sei diventato l’ombra della tua stessa creazione.». Il tono che usò annullò quel divario sul nascere e mi rimise in riga, come uno scolaretto.
«Il mondo è soggettivo, personale!... È il riflesso speculare del nostro Essere... Visione e realtà sono la stessa ed identica cosa; ciò che li divide è solo il ‘fattore tempo’... »
Avrei voluto dire di sì. Accettare la Sua visione. Eppure, qualcosa in me si opponeva. La mia razionalità vacillava ma non cedeva. Com’era possibile trovarsi di fronte ad uno stesso oggetto, panorama, evento o persona, ed averne visioni diverse?
«Ma esisterà bene una realtà oggettiva! – affermai per mettere un puntello alle mie convinzioni di sempre – In fondo una cosa non può essere nient’altro che quello che è... »
Il Dreamer mi rivelò che Scuole di preparazione per uomini straordinari erano sempre esistite, in tutti i tempi ed in tutte le civiltà. Queste ‘scuole’ al di là delle differenze filosofiche e culturali che sembravano distinguerle, erano in realtà una sola Scuola.
Ancora tentavo di difendere le ‘mie’ credenze, ma sapevo che, per quanto radicate, non avrebbero resistito. Erano destinate ad essere sovvertite a contatto con la visione del Dreamer. Anche questa volta, come tutte le altre volte, ci sarebbe stato l’imprevedibile prodigio: quello scatto nella comprensione che, accanto a Lui inevitabilmente avveniva senza tuttavia poter prevedere come e quando. Desideravo e temevo quella trasmutazione.
La sua voce era rimasta immutabilmente la stessa, il suo pensiero aveva attraversato tutti i tempi e tutte le civiltà. Questa scuola Egli la chiamò la ‘Scuola dell’Essere’: una fucina universale di sognatori, dove uomini visionari, utopisti luminosi, hanno da sempre affinato il loro intento.
Quando finalmente accadeva, sentivo le pareti dell’Essere allargarsi a dismisura per fare spazio ad una visione più chiara, più libera, più intelligente del mondo.
Aspirò intensamente le volute aromatiche che esalavano dal Suo tè, poi sottovoce completò:
«La Scuola degli Dei... dove, prima ancora di poter governare gli altri, si impara a governare se stessi.» La Sua voce mi diede i brividi. Si era trasformata nel sibilo marziale di un guerriero in azione.
«Noi possiamo vedere solo ciò che siamo!»
Poi con il Suo inimitabile umorismo, sottilmente prossimo al sarcasmo, dichiarò:
«Se un ladro incontrasse un santo ne vedrebbe soltanto le tasche.»
Ripensai alla tradizione classica, anteriore all’età di Omero, che divideva l’umanità in due specie infinitamente distanti tra loro: gli eroi, campioni di un’umanità sognante, individui capaci di dare concretezza all’impossibile, e una moltitudine indeterminata di esseri senza volontà, senza sogni, senza volto.
Questa boutade fu per me illuminante e per qualche istante indugiai in quell’immagine comica ed istruttiva. Ma il Dreamer aveva già ripreso il Suo discorso con piglio severo, come se quella divagazione, per quanto minima, l’avesse fatto rallentare o divergere fin troppo dall’obiettivo del nostro incontro.

«Solo l’incontro con la Scuola può permetterci di sfuggire alla rigidità di una vita ordinaria.
Soltanto un ‘lavoro di scuola’ potrà un giorno permetterci di ‘vedere’ il mondo al di là della sua falsa descrizione. Soltanto un ‘uomo di scuola’ potrà un giorno accedere ad una visione armoniosa, ad uno stato d’integrità. E solo una visione armoniosa e integra, potrà guarire il mondo.»

Estratto dal libro: "La Scuola degli Dei" di Stefano D'Anna



                                       IL PROSSIMO INCONTRO CON LA SCUOLA SARà A MILANO IL 16/17 APRILE

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