mercoledì 17 settembre 2014

"Less is more" di Stefano D'Anna

Esiste una via d’uscita dal labirinto, un modo per evadere dalla prigione dell’angoscia
metafisica e del moderno senso di disperazione in cui ci siamo incarcerati
da noi stessi. Questa via è viaggiare leggeri, liberarsi dal super fluo. Perché less is more.

Credo che tra i diritti naturali e inalienabili dell’uomo, assieme a quelli sanciti dalla Dichiarazione d’Indipendenza del 1776, il diritto alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità vada indicato più specificamente il diritto alla gioia, al godimento dell’esistenza quale diritto di nascita di ogni essere umano. In questo articolo ho raccolto alcune idee che possono aiutarci a riportare nella nostra vita la joie
de vivre. Prima tra tutte quella di viaggiare leggeri, liberandoci dal superfluo. La mia prima riflessione si basa sull’osservazione che la nostra vita somiglia sempre più a un negozio ingombro di troppi articoli. A guardare più da vicino scopriamo che non solo essi sono eccessivi in quantità e numero ma anche che i loro prezzi sono stati assegnati a casaccio: gli oggetti di maggior valore si svendono e per contro la paccottiglia ha prezzi ridicolmente alti. Portando attenzione, entrando in ogni angolo della nostra vita, è possibile fare un inventario di cosa è necessario e cosa non lo è, e scoprire quanto superfluo si sia affastellato in anni di disattenzione e quanta zavorra fisica ed emozionale stia appesantendo la nostra esistenza.
Finché resterà spazio solo per quello che è reale, per quello che ha un valore, un significato. Osserviamo la nostra vita: guardiamola dentro e fuori. Per semplicità, possiamo cominciare dall’esterno. 
Guardiamo nell’armadio, apriamo i cassettiesploriamo ogni ripostiglio fino a controllare cosa si è accumulato nel frigorifero e scopriremo che ovunque si posa lo sguardo c’è affollamento, una moltitudine d’indumenti, capi di abbigliamento, vestiti che non indosseremo mai, nonché oggetti di tutti i tipi che per lo più occupano spazio senza servire a nulla. Se poi ci osserviamo interiormente e facciamo un inventario di cosa vediamo, scopriamo lo stesso: affollamento di sentimenti, desideri, simpatie, antipatie, pensieri, emozioni e fantasie, speranze, ambizioni, segreti, ricordi, paure e incertezze, nonché attrazioni contrastanti, desideri opposti, amori e avversioni, e soprattutto un ventaglio di sentimenti per lo più spiacevoli, di emozioni negative e di fantasie distruttive. Per alleggerire la vita occorre sviluppare un senso di discernimento, assegnare priorità, discernere ciò che vale da ciò che non ha alcun valore. Verso la fine del V secolo a. C., esisteva in Grecia una scuola di filosofi, conosciuti come cinici. Essi credevano nell’importanza di vivere una vita semplice in armonia con la natura e liberi da qualsiasi vincolo o possesso. Conseguentemente, rigettavano tutti i convenzionali desideri e l’esercizio di qualsiasi sforzo per acquisire ricchezze, potere, sesso e fama. Caposcuola e leader dei filosofi cinici fu Diogene di Sinope (nell’attuale Turchia) che portò questa filosofia all’estremo, fino al punto di vivere in un barile per le strade di Atene. Un aneddoto narra di un suo incontro con Alessandro Magno. Quando Alessandro si recò da lui, attratto dalla sua fama di grande filosofo, lo trovò immobile, fuori dal suo barile, che prendeva il sole. Quando gli chiese se potesse fare qualcosa per lui, Diogene rispose:
«Sì, puoi spostarti. La tua ombra mi impedisce di prendere il sole!». Alessandro rimase così colpito che disse: «Se non fossi Alessandro, vorrei essere Diogene».
Di questo filosofo si narra che girasse anche in pieno giorno per le strade di Corinto con una lampada accesa, in cerca dell’uomo, senza apparentemente riuscire a trovarne alcuno. Diogene è anche un buon esempio di come la frugalità possa prolungare la durata della nostra vita. Morì nel suo barile, all’età di 96 anni, nello stesso giorno della morte di Alessandro Magno.
Fin dai primi anni di vita siamo stati convinti che avere di più sia meglio che avere meno, che aumentare sia meglio che ridurre. In realtà, solo pochi tra i pochi avranno nell’arco della loro vita l’opportunità di abbandonare questo pregiudizio e scoprire che la capacità di raggiungere potere, lucidità e felicità funziona proprio al contrario. L’astinenza dell’asceta, la solitudine dell’eremita e la frugalità del monaco si dimostrano essere espressioni della stessa intelligenza. Straordinariamente, i corporate leaders più grandi, i 10 ceo che hanno portato le loro imprese al vertice del successo mondiale, secondo i risultati del Management Research Laboratory di Boulder, hanno in comune gli stessi tratti psicologici e abitudini di vita ispirate a sobrietà, modestia e semplicità. Nell’affrontare la complessità di nuovi mercati, nel decidere investimenti in nuove tecnologie e adottare strategie hanno applicato la stessa regola d’oro: less is more. Gli stessi guerrieri macedoni, considerati per tutta l’antichità come modelli ineguagliati di coraggio e forza, erano di una frugalità leggendaria. Dormivano sulla nuda terra e, anche quando la loro capacità di resistenza era portata all’estremo, durante le imprese più ardue, mangiavano solo una manciata di olive. Eppure erano infaticabili, i guerrieri più temuti, l’incubo dei loro nemici. Specialmente per quanto riguarda l’educazione occorre abbattere il pregiudizio diffuso che l’aggiunta di contenuti e di nozioni costituisca la reale essenza della nostra crescita. In realtà, la vera istruzione consiste nell’eliminare più di quanto non ci si sforzi di aggiungere. Una volta cominciato, non importa se dal frigorifero, dagli armadi o dalle soffitte dell’essere, non impiegheremo molto a scoprire che l’eliminazione intenzionale di qualunque cosa superflua è così potente da svellere dai suoi cardini la moderna idea del mondo e destabilizzare l’intero sistema di convinzioni, l’equilibrio artificiale su cui si fonda la visione dell’umanità ordinaria. Man mano che eliminiamo il superfluo, avvertiremo con sempre maggiore continuità una leggera vibrazione, come un formicolio sottopelle.
È la tingling vibrating sensation che provavamo nei primi anni di vita e che da adulti abbiamo completamente dimenticato. È il segnale fisico della sensazione di felicità. L’adulto è un bambino che ha perso la capacità di sognare e di gioire.
È un messaggio di guarigione da quella malattia dell’essere che chiamiamo infelicità e che solo un uomo che ha messo mano all’aratro può ricevere e provare.


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