giovedì 9 aprile 2015

"Libertà e Falsa Libertà" di Stefano D'Anna


Nel 1955 Rose Parker viene arrestata per essersi rifiutata di cedere il suo posto all’arrivo di un bianco mentre viaggiava su un bus di linea. Meno di quarant’anni più tardi Billy Wilder, nipote di schiavi, viene eletto governatore della Luisiana. E neri saranno poi in progressione il sindaco di New York ed il Governatore di Washington. Immaginate per un momento che cosa sarebbe accaduto se quattro decenni non avessero opportunamente distanziato questi eventi. Cosa sarebbe accaduto se il tempo fosse stato risucchiato, come l’aria sotto la campana di vetro nei nostri esperimenti di fisica al liceo; se, quei quaranta anni si fossero compressi in un istante? Sarebbe stata la pazzia. Avremmo visto uomini bianchi buttare giù un nero dal bus e l’istante dopo scrollargli la polvere dal vestito per votarlo governatore o sindaco.
Il tempo è un ammortizzatore, una pietosa cortina che ci protegge e ci impedisce di vedere quello che non siamo ancora pronti ad accettare.



Il tempo è un ammortizzatore, una pietosa cortina che ci protegge e ci impedisce di vedere quello che non siamo ancora pronti ad accettare.

Ricordare il futuro
Occorreranno all’America quarant’anni per poter accettare, e vedere espressa nella realtà sociale, quella comprensione che Rose Parker e i leader neri avevano già raggiunto attraverso il loro “sogno” di libertà. Come tutti i sognatori, come tutti i tuffatori dell’invisibile, essi avevano il dono di comprimere il tempo e di ricordare il futuro, vedere quello che gli altri avrebbero visto ed accettato solo molti anni dopo. Perché il sogno di essere liberi precede la libertà, come la regalità viene prima del regno. E’ l’innalzamento della coscienza che crea la libertà. Ma come ogni guarigione, la libertà procede dall’interno all’esterno e non è possibile dare ad un uomo, come ad un popolo, un grado di libertà cui non é preparato.


Breve storia universale della Democrazia

L'età di Omero considerava la peggiore delle condizioni umane quella del thetes, l'operaio agricolo che per vivere doveva vendere le proprie braccia. Per i greci attaccatissimi alla libertà, dipendere da un altro per la sopravvivenza quotidiana era una servitù intollerabile. La sopravvivenza della loro civiltà dipendeva dal valore dei loro guerrieri non meno di quanto la nostra dipenda dallo spirito di iniziativa, dalle idee, dalla creatività che solo uomini liberi possono avere. Non a caso, in quella società dell’essere, che non aveva orologi e aveva rinunciato alla misurazione del tempo, si concepì e si attuò, nell’età di Pericle, la prima democrazia, anche se non liberale. Dovremo attendere ben oltre due millenni (1776) perché si ricreino le condizioni per la nascita della prima democrazia liberale. E’ rilevabile su scala mondiale una tendenza secolare in direzione della democrazia liberale e dello sviluppo del liberalismo economico. Questo è stato il fenomeno macropolitico più notevole degli ultimi 400 anni. Questo processo fondamentale è ancora in atto e detta un modello evolutivo comune a tutte le società umane, qualcosa come una storia universale dell’umanità che si muove in direzione della democrazia liberale. Questa tendenza può essere riconosciuta attraverso il lento ma progressivo aumento del numero di paesi ‘democratici’ che da tre nel 1790, diventarono tredici nel 1900, venticinque nel 1919, fino a sessantuno nel 1990. 

Libertà morale e libertà politica

Il Contratto Sociale si apre con una domanda: come mai l’uomo aspira ad essere libero ma é in catene dovunque volgiamo lo sguardo. Anche per Rousseaux è da ricercare all’esterno dell’uomo, nella riforma delle istituzioni.
Lo stesso Liberalismo è il tentativo di portare alla massa ideali di libertà nella convinzione che questa possa arrivare dall’esterno. Ho ascoltato illustri esponenti liberali distinguere tra una libertà morale, non vincolata ai rapporti esterni ed alle condizioni in cui l’individuo si trova a vivere, e la libertà politica che può esistere solo laddove è possibile esercitare un più o meno ampio sistema di diritti. Come dire: esiste una libertà interna ed una libertà esterna. Tra le maglie di questa convinzione trova spazio l’illusione di quanti credono che attraverso battaglie politiche, lotte e rivolte, sia possibile allargare la libertà dell’uomo, che sia possibile fargliene dono dall’esterno.


L’uomo è psicologicamente in prigione

Questa visione fa il paio con quelle teorie dello sviluppo che si ostinano a credere che il decollo delle economie sottosviluppate possa avvenire attraverso gli aiuti internazionali. E’ dal 1940 che invano attendiamo un tale miracolo; perfino l’economia dello sviluppo dovrebbe ormai convincersi che dall’esterno non è possibile arricchire nessuno e neppure alleviarne la povertà. La libertà dalla povertà, dal bisogno, come ogni guarigione, procede dall’interno all’esterno. E questo è vero per un paese, come per un uomo e per un’intera civiltà. Lo dimostra il destino dei sudden millionaires; di quanti vincendo, o trovandosi improvvisamente a disporre di forti somme di denaro senza la preparazione necessaria, sono presto ritornati all’originaria povertà.
Man is psychologically in prison. E il suo peggior carceriere è la propria convinzione/illusione di essere libero.

 

 

Libertà interiore, libertà esterna

Interno ed esterno si corrispondono. Libertà interiore e libertà esterna procedono di pari passo. Il muro di Berlino cade, e la bandiera rossa viene ammainata sul Kremlino, senza che un solo politologo lo abbia previsto. Questa conquista di libertà, apparentemente improvvisa, impensabile, per milioni di uomini non è effetto di movimenti di opinione o di battaglie politiche, ma è la conseguenza di un allargamento di uno spazio psicologico. Si verifica quando un innalzamento della nostra coscienza rende anacronistici quel muro, il rosso di quella bandiera, e tutto ciò che essi simboleggiano.

La schiavitù non è mai scomparsa, ha solo cambiato pelle.

Ricordo una lezione di Sociologia all'università. Commentando una notizia di cronaca di quei giorni (la scoperta che nello stato del Mississippi esisteva, ancora in vigore, una vecchia legge schiavista) sorpresi non poco gli studenti affermando che in realtà la schiavitù non è mai stata abolita. Una nuova forma di schiavitù, di subalternità, aveva preso il posto di quella antica:è la condizione impiegatizia. dei nostri tempi. La crescita di esercito sterminato di esseri umani disposti a dipendere, a barattare il proprio tempo in cambio di un salario o uno stipendio, è un fenomeno recente, un prodotto della modernità.


L’insegnamento a dipendere
I giovani, attraverso quella che eufemisticamente ancora chiamiamo educazione, sono esposti ogni giorno nelle scuole e nelle università ad un unico messaggio educativo globale: l'insegnamento a dipendere. Scuole ed università, vere e proprie fabbriche di omologazione, hanno continuato a preparare le nuove generazioni all’assenza di libertà, alla rassegnazione in lavori subordinati, senza gioia, senza creatività, convinti che l'economia potesse fondarsi sul lavoro servile e che il mondo dovesse abbisognare per sempre di milioni di dipendenti, che uffici e fabbriche, come moderne trasposizioni delle piantagioni di cotone, avrebbero continuato a richiedere mano d'opera coatta. L’età post-moderna ha sconvolto questa concezione. E’ tempo di prenderne atto. “Fai solo ciò che ami” è il vessillo di una nuova umanità che ha rovesciato come un guanto la vecchia visione del lavoro-fatica. La libertà è un ritorno a se stessi, è uno stato dell’essere che per essere raggiunto richiede un lavoro strenuo di anni. Per questo è necessaria una seconda educazione che è come il viaggio di ritorno dei salmoni controcorrente.


La razza da impiego

Tutto iniziò quando si cominciò a considerare il tempo come una merce. Quando cioé si concepì di comprare il tempo degli uomini invece di ciò che essi producono: beni, servizi e idee. Questo avvenne con la nascita delle grandi imprese, e la necessità conseguente alla rivoluzione industriale di un esercito di milioni di lavoratori "dipendenti", operai o impiegati, disposti a vendere il proprio tempo a prezzo fisso, un tanto all'ora o al mese. Che il lavoro umano sia comprato ad ora o a mese non fa differenza.
Ciò che invece è rilevante osservare è l'andamento parallelo di due fenomeni: da una parte l'ininterrotto, tumultuoso sviluppo del capitalismo moderno, cosiddetto razionale, per oltre due secoli, e dall'altra, nello stesso arco temporale, il progressivo espandersi di questa nuova forma di schiavitù, di subalternità, che è la condizione impiegatizia.
L'umanità ha subito una "speciazione", si è formata cioé una nuova specie, una sorta di "razza da impiego", un gruppo umano planetariamente esteso, capace, per le esigenze di una miriade di organizzazioni, di accettare quelle terribili condizioni di esistenza e di sopportare, senza neppure avvertirla, l'indicibile dolorosità del dipendere.
Generazione dopo generazione, attraverso processi di origine genetica e culturale, si sono prodotte trasformazioni somatiche e comportamenti simili a quelli che compaiono regolarmente nel corso dell'addomesticamento e negli animali di allevamento: il rilassamento dei muscoli, l'adiposità, l'inflaccidimento e l'afflosciamento del ventre, l'accorciamento della base cranica e degli arti.

La vera libertà è conoscersi

C’era un’arte che i Greci antichi anteponevano ad ogni altra ed onoravano in sommo grado. L’arte della profezia, del vaticinio, la conoscenza del futuro. Sapiente era soltanto chi sapesse predire l’avvenire. In nessun’altra civiltà la profezia assunse una posizione di tale centralità nella vita della società e degli individui come in Grecia dove fu elevata ad emblema, divenne l’abbreviazione della Grecia stessa.
Alla ricerca di un sapere perduto ci siamo imbattuti in un vero rompicapo. Sul timpano del tempio di Delfi, centro universale dell’arte profetica, chi aveva a lungo viaggiato affrontando i più gravi pericoli per conoscere il suo destino trovava scritto “conosci te stesso”. Ci è mancata per secoli l’informazione necessaria a capire quale fosse la relazione tra conoscere se stesso e conoscere il proprio futuro. E altrettanto arduo è stato capire come fosse possibile raggiungere questa conoscenza di sé. Con ogni probabilità un pezzo del timpano con l’informazione rilevante è andato perduto, polverizzato dai secoli, lasciandoci con un’informazione a metà. Noi l’abbiamo ricostruita. Conoscere se stessi è un effetto, avviene di conseguenza. Per poter conoscere se stessi occorre studiare se stessi. Self-observation. Nulla possiamo conoscere di noi stessi senza osservarci, senza studiarci.

 

Individuo, indivisibile

La vera libertà è una libertà psicologica. Essere libero significa sfuggire ad ogni influenza ipnotica, alle superstizioni, alla tirannia dell’omologazione, alla meccanicità dei rituali, alla divisione. Solo un uomo dotato di una psicologia libera da conflitti interiori e dalla zavorra delle emozioni negative, un uomo che ama se stesso intensamente può essere libero. Solo un uomo che ha raggiunto l’unità dell’essere, una compattezza interna, una integrità, una indipendenza dal mondo esterno può sostenere l’immensa energia della libertà. La logica non è più binaria, la sua mente non funziona per contrapposizioni, la sua razionalità non è conflittuale. Libertà dalla paura, dal dolore, dal dubbio. Un uomo che si libera da queste “ombre” dell’essere governa se stesso e gli altri e può vivere libero sotto qualsiasi governo o regime. Fu Cicerone che studiando gli atomisti, e dovendo tradurre atomo (non divisibile), coniò la parola individuum. Nell’etimo di “individuo” c’è quindi il significato di indivisibile, c’è insita una condizione di integrità. Solo l’individuo può essere libero.  La sua morale, la qualità dei suoi principi, non gli permettono di essere al servizio di una fazione.
Ognuno è convinto di avere uno spazio di libertà più o meno grande da poter gestire. Ma gli uomini sono prigionieri di una finta libertà, misurano i passi da un muro all’altro della loro cella senza saperlo.
Verità e Libertà si corrispondono.. sono interconnesse... si comunicano continuamente. La Verità va in profondità, la Libertà vola. Più si va in profondità e più si vola. Più si sale in altezza e più si scava.

Per essere più liberi bisogna essere più veri,
per essere più veri bisogna essere più liberi.



.

*   *   *


                                              Prossimi eventi della School for Dreamers
                                                                                      



Nessun commento:

Posta un commento