venerdì 22 aprile 2016

"Uscire dalle prigioni psicologiche" di Stefano D'Anna

La riflessione più immediata è che se non c’é la capacità di innalzare un nostro stato d'essere, di modificare una nostra condizione interna, noi siamo guidati dalla meccanicità, dalle influenze esterne che guidano all’unisono la vita di milioni di uomini. Uno sgambetto alla meccanicitàè un movimento intenzionale teso a contrastare un'azione meccanica. Un pur piccolo sforzo intenzionale, come iniziare a radersi iniziando dall'altra guancia, modificare una reazione abituale o contrastare un'abitudine, è un allenamento all'intelligenza e un modo di svilupparla.

Ce ne occupiamo alla School for Dreamer perché è da queste capacità che nascono il successo e le fortune. E’ impensabile che un uomo possa raggiungere risultati straordinari, compiere imprese meravigliose e gli possano arridere felicità e prosperità facendo quello che fanno tutti gli altri. Il successo lo si fabbrica nell’andare controcorrente. Soprattutto contro le descrizioni del mondo in cui siamo stati ingabbiati da bambini, contro il nostro sentire e pensare ormai diventati meccanici. Felicità, successo, gioia sono beni che non si trovano su Flatland, non sono in vendita nei negozi della ordinarietà. Non si acquistano con il denaro comune. Per acquistarli occorrono sforzi speciali.
Il fatto che l’uomo ordinariamente capisca solo attraverso il dolore spiega la dolorosità della vita di tanti uomini e Marais intuisce un segreto dell’esistenza immenso studiando le leggi zoologiche, il comportamento animale. La massa degli uomini conosce per evolversi solo il passing time. All’individuo invece è aperta la possibilità di capire in modo verticale. Questa comprensione è una fuga da Alcatraz. Man is psychologically in prison. La sua non può essere una fuga di massa. Le sbarre della prigione si segano da soli, in silenzio, con un desiderio grande di libertà e una lunga preparazione.
La verticalizzazione di un uomo è questa fuga dall’ordinarietà, dalle leggi di gravità cui sono sottoposti tutti gli abitanti del pianetà: la meccanicità, la ripetitività, la prevedibilità e tutto quello che fa di un essere una preda. La differenza tra preda e predatore è che la preda ha delle abitudini inalterabili, immodificabili e il predatore le conosce.  Sa i percorsi, le reazioni. Proprio come accade agli uomini che attraverso la loro meccanicità sono facile bersaglio dei tiratori scelti dell’invisibile.   
Uscire dalle prigioni psicologiche, vedere la vita con gli occhi di un bambino, continuamente nuova, fresca, richiede un lungo lavoro, una lotta senza soste contro la meccanicità, le abitudini, le routine accumulatesi e stratificatesi negli anni. E’ una lotta contro se stessi. Per vincere occorre conoscere l’arte dell’agguato. Diventare i cacciatori spietati di ogni manifestazione della nostra meccanicità. Conoscere noi stessi, prevederci, attenderci al varco e tenderci delle trappole.
Lo si fa studiando noi stessi, cogliendo un nostro movimento abituale, una reazione solita, un’espressione ricorrente, un intercalare, un percorso ripetitivo ed intervenendo modificandolo intenzionalmente. Cambiando un vocabolo, dizione o strada. Rallentando o accelerando volutamente un’azione, uscendo dai solchi della meccanicità. Questa è la più sacra, la più giusta delle guerre.
Gesù entra in Gerusalemme come un re, padrone di sé. Sul dorso di un’asino. E’ una strategia, un atto di follia controllata. L’umiltà, la sobrietà simboleggiati dall’asino sono le qualità di un leader, dei poveri in spirito (di essi è il Regno dei Cieli)... L’asino è anche al centro della fuga in Egitto. Simboleggia il nascondersi, rendersi invisibili, il travestimento, la recita, il considerare esteriore... Mascherare la verità per non colpire la suscettibilità, la verità dei poveri. Al mondo non si può dire tutto perché é fragile. Un guerriero è come un camaleonte, cambia con le condizioni. Un guerriero che non si traveste non può sopravvivere. Il travestimento richiede anni ed anni di disciplina.
Tutto quello che faccio intenzionalmente contro abitudini e routine mi arricchisce di energia, mi fa più intelligente ed aumenta le mie possibilità di successo. Può sembrare una piccola cosa ma anche una sola di queste vittorie creative ci mette in sintonia con altre leggi. E’ l’inizio di una grande rivoluzione: la nostra trasformazione. Sembra qualcosa alla portata di tutti, che tutti potrebbero fare; in realtà basta provare a modificare anche la più piccola cosa in noi per accorgerci che si tratta di un’impresa ai limiti dell’impossibile.
Apparentemente tutti vorrebbero una vita felice, una bella famiglia, un buon business, ma se ci accostiamo più da vicino ad osservarne i pensieri, i comportamenti, le emozioni ci accorgiamo che questi sono costantemente rivolti in direzioni opposte. La peccabilità, nell’originale significato di mancare il bersaglio, di deviare dal proprio obiettivo, è la condizione naturale dell’umanità. Per cui un grado alla volta un uomo si ritrova a deviare radicalmente dal suo obiettivo ed a seguire una direzione opposta a quella che si proponeva di raggiungere.
La metafora più grande è la parabola del figliuol prodigo, il racconto del ritorno dell’uomo all’invisibile, alla impeccabilità. Un viaggio alla ricerca di se stesso, della propria unicità. E’ il messaggio della speranza di poter un giorno riguadagnare la propria integrità, di uscire dalla ipnosi, dalla follia collettiva.
L’umanità vive male. La vita ai livelli più bassi dell’esistenza è dolorosa. E’ sufficiente guardare la gente per le strade, negli uffici, per rilevare l’estensione dell’infelicità umana, per capire che un  malessere così diffuso deve avere una radice comune in tutti gli uomini. Il pensare negativo attira gli eventi della nostra vita. Esso è a sua volta il riflesso di qualcosa di più profondo che riguarda l’essere, uno stato basso del sentire, inquinato dalla paura e da tutte le emozioni più spiacevoli.
I greci avevano individuato il male del male, il male oscuro che l’uomo si porta dentro da sempre e che, come avevano intuito, avrebbe portato a morte prematura la loro civiltà: il pensiero conflittuale. Il mito di Minerva armata che nasce dal cranio di Giove è il più profetico e meno conosciuto dei nostri miti. La ragione dell’uomo è armata, la sua logica è fondata sugli opposti. Ecco la fonte, la vera causa di ogni disgrazia.

Molti, convinti che la causa sia fuori, che l’uomo sia vittima di circostanze esterne a lui, credono che sia possibile portare aiuto dall’esterno, si dedicano agli altri attraverso il volontariato ed organizzazioni filantropiche ed umanitarie. In realtà noi possiamo solo fare per noi stessi. Ama te stesso è la misura ed il limite del nostro amore per gli altri. E ne è anche la condizione sine qua non. Accade invece che proprio chi non ha amore per sé elude il vero problema cercando di aiutare e di cambiare gli altri. Impresa impossibile. Neanche Gesù, com’è riportato nel Vangelo, ha mai operato miracoli dall’esterno. “La tua fede ti ha salvato” .
Appena un uomo tende i suoi sforzi verso l’alto, volge gli occhi all’invisibile, quando ottiene le sue prime vittorie creative, comincia a ricevere tutti gli aiuti possibili. Chi sceglie la sua direzione e la mantiene sa che può contarci. Il fatto è che noi tradiamo le nostre aspirazioni non una o due volte, ma cento, mille volte, accusando poi le circostanze esterne per il nostro fallimento. Appare evidente l’esistenza di una forza capace di prevenire ogni tentativo di evasione, una forza che solo pochi uomini riescono ad eludere. Una specie di forza di gravità psicologica che tiene schiacciati al suolo tutti tranne i tuffatori dell’invisibile, i sognatori che hanno il segreto del pensiero verticale, un piano di fuga dall’ordinarietà, dall’ipnotismo collettivo attraverso un salto nell’essere.
I greci chiamavano Poiesis l’arte del fare. Essi sapevano che l’elevarsi dell’uomo lungo la verticale dell’essere, attraverso la poesia, l’arte e la ricerca del bello e del vero, è la più concreta, la più produttiva delle attività.
Gli altri sembra che facciano, ma sono semplicemente affaccendati, inutilmente affannati. Nella ricorrenza, nella fissità in cui sono congelati i loro pensieri ed i sentimenti si sentono inutilmente sicuri. Essi in realtà sono le termiti guidate dal misterioso fluido di un essere immobile, rinchiuso nella parte più inaccessibile e protetta del termitaio. Sfuggire alla ripetitività, sospendere la descrizione rigida del mondo trasmessaci con la prima educazione. Radersi da sinistra a destra o viceversa, infilarsi la giacca diversamente dal solito, modificare il passo, contrastare le nostre abitudini, una per una, sono sgambetti alla meccanicità.. Essi richiedono attenzione, intenzionalità, volontà. E’ l’uscita dalla ipnosi. E’ una lotta contro se stessi..
Possiamo domandarci: perché dovremmo lottare contro noi stessi? Perchè tutto quello che ci è stato insegnato attraverso la prima educazione, i modelli che ci sono stati forniti, le idee che abbiamo assorbito formano un sistema perfetto per fallire. Abbiamo ricevuto fin dall’infanzia milioni di informazioni e tutte le leggi per diventare dei mediocri. I  nostri pensieri e quello che percepiamo e sentiamo formano una descrizione orribile del mondo cui tutti obbediscono in una sorta di trance o sonno ipnotico.
Per vincere occorre contrastare in sé i rituali di massa, l’ansia divoratrice degli uomini, la descrizione della sconfitta, della infelicità, la peccabilità, il senso di morte che ci fa tradire continuamente il nostro sogno. Andare a destra, quando tutti vanno a sinistra. Se camminano al sole andate all’ombra. Se gli altri studiano, voi andate in discoteca. Questa si chiama la follia controllata.
La follia controllata è una delle scoperte più importanti che fornisce uno strumento concreto per combattere la vera follia, quella dell’umanità ordinaria. La pazzia di un’umanità divisa, dentro e fuori, lacerata da pensieri e desideri contrastanti, dotata di un armamentario psicologico obsoleto, di una logica conflittuale, che vede solo per opposti. A questo pensare non poteva corrispondere che una storia di criminalità, una serie interminabile e ricorrente di sventure e di guerre, una storia di dolore.
Tutta l’umanità obbedisce alle leggi della gravità, pure qualcuno ha creduto che fosse possibile volare e ha volato. I primi salti, le prime vittorie sulla legge di gravità sono ottenibili lottando la meccanicità e la ripetitività, deviando dal solco delle nostre abitudini che a vent’anni è già profondissimo. Nel portare avanti questo lavoro di deipnotizzazione, di fuga dalla pazzia ordinaria un uomo è solo. Rovesciando come un guanto le idee, le convinzioni ed i comportamenti dell’umanità e procedendo verso la sua meta, non ha compagni. Ma tutti gli uomini sono soli. La differenza è tra quelli che lo sanno e quelli che ne sono inconsapevoli. Il Leader, il sognatore, il guerriero, l’uomo verticale vive la condizione di solitude (e non loneliness) come uno stato di privilegio e ne conosce la necessità. Egli sa che non è possibile cercare la sicurezza negli occhi degli altri. Non è possibile attendersene l’approvazione. Per avere l’approvazione del mondo occorre omologarsi. Egli ascolta solo un applauso interno, e persegue il successo che lui solo conosce e si tributa.
La follia controllata ci rende aristocratici (la radice ar significa scegliere), capaci di scegliere. Ordinariamente, gli uomini non scelgono nulla, tutto è stato già deciso per loro, dalle idee che credono di avere ai sentimenti che credono di provare. Tutto gli è arrivato con la prima educazione, una visione del mondo precostruita, pronta come un boccone già masticato, avvolto di saliva altrui. Più facile da ingestire ma orribile.
La metafora del figliuol prodigo è quella di chi prende in mano la propria vita e si fa carico di una seconda educazione verso un pensare indipendente, creativo perché libero da paure e pregiudizi. Come l’avventura dei salmoni, il suo è un viaggio controcorrente. Una parte di quello che ha ricevuto resterà, una gran parte dovrà essere abbandonata e sostituita. E tra la zavorra da abbandonare è certamente il carico enorme delle emozioni negative che sono assolutamente illusorie. Esse sono fantasmi, ombre che, pur non esistendo, guidano l’umanità e ne sono il vero boss.
Da abbandonare sarà anche tutta la meccanicità, la prevedibilità, la ripetitività che ci rendono più simili ad una macchina biologica, ad un burattino biochimico, soggetto alle leggi della robotica, più che ad un uomo. Occorre superare quella soglia che segna lo spartiacque tra il mondo zoologico e l’uomo, tra una umanità orizzontale, prigioniera dei sensi, ingabbiata in trappole psicologiche, in stato continuo di ipnosi, ed una umanità verticale, psicologica, che vede per livelli, per gradi e non più per opposti, che ha raggiunto una integrità interiore, che ha sconfitto in sé il pensiero conflittuale.
Il vangelo, al di là del suo valore religioso, è in ogni sua parte l’annuncio dell’uomo psicologico ed è una mappa luminosa, precisa in ogni dettaglio, sul come poter fuggire dalle prigioni dell’ordinarietà. E’ un testo di psicologia verticale che rovescia come un guanto con il suo linguaggio paradossale la visione ordinaria del mondo.
Vuoi essere il primo, sii l’ultimo. Ama il tuo nemico. Porgi l’altra guancia. Sono i primi pensieri veramente umani, il vagito dell’uomo nuovo. Prima di questi ci sono soltanto i suoni inarticolati dell’uomo zoologico, con il fardello ancestrale ancora intatto della sua sentimentalità, eco di una nostalgia animale. Il nostro respiro si sospende per l’orrore della scoperta che le nostre emozioni negative sono le stesse di  ogni altro mammifero terrrestre e che siamo inseguiti sempre più da vicino dalle macchine, da esseri dall’intelligenza artificiale, prodotti dalla robotica e dalla cibernetica più avanzata. In fondo l’uomo è fatto di aminoacidi ed i computer di silicio. La differenza non è immensa. Solo il pensiero verticale ci fa sfuggire a questo destino e ci restituisce l’orgoglio di essere creature uniche, fatte a Sua immagine e somiglianza. Cambiare intenzionalmente anche un solo gesto ci allontana anni luce dal destino di una macchina, ci fa uomini veri, arbitri del loro destino. Anche se per una manciata di secondi ci fa consapevoli che è possibile sfuggire alle leggi della meccanicità, ci fa scoprire la dimensione della verticalità, dell’essere, del senza tempo.



                                 ACQUISTA IL TUO BIGLIETTO PER IL PROSSIMO DREAMERS DAY DEL 2 OTTOBRE 2016




                                                           ACQUISTA IL LIBRO LA SCUOLA DEGLI DEI DI STEFANO D'ANNA


Nessun commento:

Posta un commento