mercoledì 15 giugno 2016

"Conosci te stesso" di Stefano D'Anna

Cosa succede quando vi dedicate a scrivere una poesia, a fare un lavoro artistico? E’ interessante fare anche un’annotazione di come avete trovato questo momento, quali ostacoli e quali impedimenti trovate in questo momento creativo, qualunque esso sia.
Dobbiamo vedere come ulteriormente espandere le nostre digressioni sull’uomo, sull’imprenditorialità, sul perché esistono queste due specie che si vanno sempre più chiaramente delimitando: una specie umana, chiamiamola umana ancora, con certe caratteristiche psicologiche, e un’altra specie umana con altre caratteristiche psicologiche. Poiché l’uomo è un’animale speciale, e la psicologia è parte fondamentale del suo essere, una differenza psicologica può creare una vera e propria speciazione. Cioè, può creare esattamente due specie, anche se poi apparentemente avranno la stessa conformazione fisica, lo stesso scheletro, le stesse caratteristiche biologiche, ma la differenza psicologica potrebbe essere una caratteristica fondamentale per portare addirittura alla individuazione di due specie distinte. Il che spiegherebbe anche la lotta che esiste continuamente nel corso dei secoli, dei millenni della nostra civiltà, tra questi due tipi di uomo. Abbiamo già cominciato ad individuarne le caratteristiche: abbiamo diviso l’umanità in INDIVIDUI e DIVIDUI; nel concetto di dividuo si incarna il concetto di dipendenza.
La dipendenza è un fatto interno, che però si manifesta nel linguaggio e nel comportamento; abbiamo visto che c’è una specie di invisibilità dell’uomo, c’è una specie di contenitore entro cui c’è tutto quello che noi non vediamo, tocchiamo, sentiamo di un uomo, tutto quello che non possiamo misurare, guardare, vedere, toccare. Tutto questo è l’essere dell’uomo: le sue idee, la sua fede, in che cosa crede, in che cosa non crede e così via, sensazioni, percezioni, idee generali, modi di pensare, cose che ama, che non ama, quello che accetta, quello che respinge. Tutto questo forma quella parte invisibile di noi stessi che poi abbiamo messo sotto una specie di etichetta unica che è la qualità dell’uomo. Quindi alla fine siamo riusciti ad individuare che l’uomo è una qualità, più alta o più bassa. Questa qualità è data in modo fondamentale se non esclusivo dalla parte invisibile di un uomo, quelle che sono le sue idee, al punto tale da dire “Dimmi come pensi e ti dirò quale dovrà essere il tuo futuro”.


Abbiamo fatto una scoperta straordinaria, insieme. Da tutta la Grecia andavano dall’oracolo di Delfi in pellegrinaggio per sentire la sacerdotessa ispirata dal dio che cosa poteva dire sul loro futuro; e anche i più grandi studiosi del pensiero greco si fermano di fronte a questa cosa: io vado a sentire l’oracolo per capire qual’è il mio futuro e questo mi fa trovare sulla porta scritto a lettere cubitali “CONOSCI TE STESSO”. Cosa c’entra il conosci te stesso sul tempio della divinazione, e pensate che la divinazione per i Greci era l’arte più importante in assoluto, la scienza più importante in assoluto: nulla si faceva, nulla si intraprendeva in Grecia se prima non si interrogava l’oracolo. Quindi la sapienza in tutta l’età presocratica coincide con la divinazione; il sapere, tutto quello che poteva conoscere l’uomo, l’uomo era veramente sapiente se poteva vedere nel futuro, altrimenti era una sapienza che non interessava nessuno. Per i Greci l’unica sapienza seria, importante era la divinazione. Dopo l’età socratica la sapienza invece diventa la ricerca del sapere, la filosofia: la nascita della filosofia è un fatto post-socratico.
Andando nel cuore di quella civiltà che si fondava sulla divinazione, nel tempio del dio Apollo che era il dio della sapienza e della divinazione, troviamo scritto sulla porta “Conosci te stesso”. Allora, che cos’è “conosci te stesso” se non conoscere il proprio pensiero? Quando ci facciamo quella sfida di mettere carta e penna sul comodino la mattina per cercare di catturare un frammento del nostro pensare, tra i cinquantamila pensieri che ci attraversano tutti i giorni prendiamone uno, per fare una biopsia di questo organismo che è il nostro pensiero, e facciamo esattamente l’operazione che si fa con la cellula rispetto a un organismo: andiamo a vedere, a risalire da quella indagine microscopica a che cosa è l’organismo. Presa una cellula noi possiamo sapere tutto dell’organismo, e preso un pensiero noi possiamo sapere tutto del nostro modo di pensare. E quando ci accorgiamo che il nostro pensare è modesto, è piccolo, è povero, è limitato, il pensiero dell’uomo è questo.
Nel mondo Greco avevano individuato due categorie di uomini: quelli che si svegliano la mattina pensando alla bolletta dell’ENEL, a come pagare il telefono, e altri che invece si svegliano con altre idee. C’era tutta un’umanità, che diciamo pari al 99,9%, che si svegliava preoccupata, immersa in preoccupazioni inutili, e un’altra parte invece che si svegliava animata da un grande disegno. Questi sono i due tipi di umanità che già i Greci riconoscevano; esisteva già una speciazione in corso, l’umanità produceva già due rami. Gli umani che si biforcavano erano pochi, così pochi che addirittura i Greci gli riconoscevano una semideità, una semidivinità. Poi l’indagine è ancora in corso, se questo numero sta aumentando nel tempo, se queste cellule stanno aumentando o sono stabili o il loro rapporto rispetto all’umanità in generale è in crescendo o si sta riducendo ma fatto sta che sicuramente questi due tipi umani esistono. Esistono al punto tale che, se vi ricordate le parole di Caligola “se io sono uomo voi siete animali, se voi vi riconoscete come uomini allora io sono un dio”, e con questo voleva stabilire la differenza tra gli uomini.
Questa è una visione fatta in scala: non possiamo mettere gli uomini tutti sullo stesso piano, e tutti i tentativi fatti nel corso della storia dell’umanità, nella storia della civiltà di rendere gli uomini uguali sono falliti. Vi ricordate quell’esperimento di cui vi ho parlato, di 2800 anni fa, in cui la formula per scacciare Teodoro fu “Vai con gli altri, qui non ti vogliamo, tu che vuoi essere migliore”. Altri tentativi probabilmente sono ancora anteriori; i tentativi di veder sparire queste differenze tra gli uomini sono visti come terribili, perché danno un senso della scala. Chi non si prepara non riesce ad avere una visione del mondo in scala, riesce solo a vedere un mondo in contrapposizione. Non posso accettare che qualcuno sia avanti per meriti, per qualità, per capacità, ma soltanto per circostanze fortuite, e allora sento la contrapposizione: perché lui e non io, perché lì e non qui, perché su e non giù, e in tutte queste separazioni ci sfugge che in effetti il mondo è un continuo; non è un mondo di contrapposizione, ma la visione più esatta, la più accurata, la più intelligente è quella di un mondo fatto di continui.



E allora tutto il lavoro che è al centro del pensiero creativo, che è quello che noi stiamo studiando, è fatto per portarci verso una nuova visione del mondo. Quando incontrerete gente che dirà che questo è un problema, voi direte che è anche una soluzione; questa è una malattia, ma è anche una guarigione, questo è sopra, ma è anche sotto, questo è a destra, ma è anche a sinistra. Perché? Perché uno dei modi più efficaci di osservare la stupidità umana è stato quello di Swift, che nel suo racconto fantastico dei viaggi di Gulliver scopre che anche in quel micro mondo di esseri piccolissimi esisteva una mente conflittuale che si esercitava in tutti i modi possibili, anche inventandosi due partiti di cui uno apriva l’uovo dalla parte di sopra e uno apriva l’uovo dalla parte di sotto. Poi esisteva il partito dei tacchi alti e il partito dei tacchi bassi. E’ attualissima l’ironia di Swift applicata all’uomo di oggi, perché c’è chi darebbe tutta la sua fiducia a Di Pietro e chi crede che sia un malfattore, chi vuole andare a destra e chi a sinistra, chi vuole andare su e chi vuole andare giù; in effetti l’uomo cerca soltanto una scusa all’esterno per giustificare una divisione, una spaccatura che è interna.
Loro avevano l'esatta convinzione che l'essere e l'avere fossero la stessa cosa, e in effetti poi soltanto il tempo ci impedisce di vedere questa equazione. Accettare questo significa veramente dare una svolta alla nostra vita, perché nel momento in cui sappiamo che potremo avere soltanto quello che siamo, che niente può venirci incontro che non ci corrisponda, ci farà smettere di accusare e ci farà diventare un uomo interiore. Perché noi scopriremo in noi stessi il motivo e la ragione di tutto quello che ci accade. Quando l’uomo assume questa responsabilità, “nulla mi accade che io non abbia permesso”, e “il mio modo di pensare di oggi sta preparando gli eventi che mi arriveranno tra qualche tempo”, non si può stabilire quanto tempo impiegherà questo pensiero a trasformarsi in realtà, ma il pensiero è creativo, sempre creativo.
Un pensiero positivo crea la possibilità, un pensiero di prosperità crea la prosperità, un pensiero di infelicità o di povertà crea la povertà e l’infelicità. Allora la prima responsabilità è il management del proprio sentire, il management interno; la nostra prima gestione riguarda un’impresa interiore. Ognuno ha ciò che si merita, si dice anche nella saggezza popolare, perché essa si costruisce attraverso i secoli e in qualche modo è come una visione dall’alto che abbraccia un certo numero di secoli. Quando noi cominciamo ad avere queste compressioni, cioè quando riusciamo a prendere un arco di tempo sufficientemente lungo e a comprimerlo per cercare di capire, questa compressione ci porta in una verticale: noi ci innalziamo e guardiamo un fenomeno, e guardandolo nel tempo cominciamo a dire “Ecco perché”. Perché il tempo si annulla.
Se io sono sull’Empire State Building e sto guardando due macchine che si stanno venendo incontro, una sta svoltando l’angolo e sono quasi in rotta di collisione, mi rendo conto che queste si incontreranno in un certo punto, è come se io avessi la possibilità di vedere il futuro; ma nessuno di quelli che stanno sul piano riesce a sapere che sta per accadere qualche cosa, cosa che per me è evidente. Quest’innalzamento, questo sollevamento della visione è uno scollamento dal piano; noi stiamo studiando i modi di scollarci dalla superficie, di avere o mantenere il più possibile la frequentazione del mondo verticale. Questo mondo verticale è il mondo delle soluzioni, è il mondo delle idee, è il mondo della felicità e della prosperità. E’ come la caverna di Alì Babà: c’è un posto dove io posso andare in questa caverna, e il futuro è già lì, è già presente.
Sappiamo già che sconfiggeremo l’AIDS, sappiamo già che conquiste della scienza e della tecnica sono a portata di mano, ma quando le raggiungeremo, quando diventeranno realtà? Quando l’uomo sarà pronto, non prima. Quindi, scienza e coscienza viaggiano insieme, e noi non possiamo avere scientificamente quello che non siamo preparati a ricevere dal punto di vista della coscienza. Cioè un’umanità impreparata non dovrebbe avere una tecnica che non è in grado di dominare con la propria comprensione. Non c’è nessun animale che dalla natura riceva una forza, qualunque sia, che non sia controllabile dal suo sistema nervoso. Più un animale è forte e potente, più è capace di controllare la propria forza: se questa è una legge naturale applicabile all’uomo e alle società, che è una nostra estrapolazione di cui dobbiamo prenderci la responsabilità, riusciamo ad accertare che un uomo non può avere più potere di quanto sia in grado di gestire. E questa gestione è proprio il suo sistema nervoso, il suo pensiero. Il nostro pensiero controlla la realtà e addirittura la crea.
Quindi questa era la visione dei Greci: la corrispondenza tra il pensiero, perché “conosci te stesso” significa avere consapevolezza del proprio pensare e sentire, e il futuro. Allora se io so, conosco il mio pensare, so anche il mio futuro; se io prendo adesso un frammento dei miei pensieri so anche cosa posso attendermi dalla vita. E’ una notizia buona e anche cattiva insieme, quindi non è né buona né cattiva, è soltanto come stanno le cose.

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