Cosa
succede quando vi dedicate a scrivere una poesia, a fare un lavoro artistico?
E’ interessante fare anche un’annotazione di come avete trovato questo momento,
quali ostacoli e quali impedimenti trovate in questo momento creativo,
qualunque esso sia.
Dobbiamo
vedere come ulteriormente espandere le nostre digressioni sull’uomo,
sull’imprenditorialità, sul perché esistono queste due specie che si vanno
sempre più chiaramente delimitando: una specie umana, chiamiamola umana ancora,
con certe caratteristiche psicologiche, e un’altra specie umana con altre
caratteristiche psicologiche. Poiché l’uomo è un’animale speciale, e la
psicologia è parte fondamentale del suo essere, una differenza psicologica può
creare una vera e propria speciazione. Cioè, può creare esattamente due specie,
anche se poi apparentemente avranno la stessa conformazione fisica, lo stesso
scheletro, le stesse caratteristiche biologiche, ma la differenza psicologica
potrebbe essere una caratteristica fondamentale per portare addirittura alla
individuazione di due specie distinte. Il che spiegherebbe anche la lotta che
esiste continuamente nel corso dei secoli, dei millenni della nostra civiltà,
tra questi due tipi di uomo. Abbiamo già cominciato ad individuarne le
caratteristiche: abbiamo diviso l’umanità in INDIVIDUI e DIVIDUI; nel concetto
di dividuo si incarna il concetto di dipendenza.
La
dipendenza è un fatto interno, che però si manifesta nel linguaggio e nel
comportamento; abbiamo visto che c’è una specie di invisibilità dell’uomo, c’è
una specie di contenitore entro cui c’è tutto quello che noi non vediamo,
tocchiamo, sentiamo di un uomo, tutto quello che non possiamo misurare,
guardare, vedere, toccare. Tutto questo è l’essere dell’uomo: le sue idee, la
sua fede, in che cosa crede, in che cosa non crede e così via, sensazioni,
percezioni, idee generali, modi di pensare, cose che ama, che non ama, quello
che accetta, quello che respinge. Tutto questo forma quella parte invisibile di
noi stessi che poi abbiamo messo sotto una specie di etichetta unica che è la
qualità dell’uomo. Quindi alla fine siamo riusciti ad individuare che l’uomo è
una qualità, più alta o più bassa. Questa qualità è data in modo fondamentale
se non esclusivo dalla parte invisibile di un uomo, quelle che sono le sue
idee, al punto tale da dire “Dimmi come pensi e ti dirò quale dovrà essere il
tuo futuro”.
Abbiamo
fatto una scoperta straordinaria, insieme. Da tutta la Grecia andavano
dall’oracolo di Delfi in pellegrinaggio per sentire la sacerdotessa ispirata
dal dio che cosa poteva dire sul loro futuro; e anche i più grandi studiosi del
pensiero greco si fermano di fronte a questa cosa: io vado a sentire l’oracolo
per capire qual’è il mio futuro e questo mi fa trovare sulla porta scritto a
lettere cubitali “CONOSCI TE STESSO”. Cosa c’entra il conosci te stesso sul
tempio della divinazione, e pensate che la divinazione per i Greci era l’arte
più importante in assoluto, la scienza più importante in assoluto: nulla si
faceva, nulla si intraprendeva in Grecia se prima non si interrogava l’oracolo.
Quindi la sapienza in tutta l’età presocratica coincide con la divinazione; il
sapere, tutto quello che poteva conoscere l’uomo, l’uomo era veramente sapiente
se poteva vedere nel futuro, altrimenti era una sapienza che non interessava
nessuno. Per i Greci l’unica sapienza
seria, importante era la divinazione. Dopo l’età socratica la sapienza invece
diventa la ricerca del sapere, la filosofia: la nascita della filosofia è un
fatto post-socratico.
Andando nel
cuore di quella civiltà che si fondava sulla divinazione, nel tempio del dio
Apollo che era il dio della sapienza e della divinazione, troviamo scritto
sulla porta “Conosci te stesso”. Allora, che cos’è “conosci te stesso” se non
conoscere il proprio pensiero? Quando ci facciamo quella sfida di mettere carta
e penna sul comodino la mattina per cercare di catturare un frammento del
nostro pensare, tra i cinquantamila pensieri che ci attraversano tutti i giorni
prendiamone uno, per fare una biopsia di questo organismo che è il nostro
pensiero, e facciamo esattamente l’operazione che si fa con la cellula rispetto
a un organismo: andiamo a vedere, a risalire da quella indagine microscopica a
che cosa è l’organismo. Presa una cellula noi possiamo sapere tutto
dell’organismo, e preso un pensiero noi possiamo sapere tutto del nostro modo
di pensare. E quando ci accorgiamo che il nostro pensare è modesto, è piccolo,
è povero, è limitato, il pensiero dell’uomo è questo.
Nel mondo
Greco avevano individuato due categorie di uomini: quelli che si svegliano la
mattina pensando alla bolletta dell’ENEL, a come pagare il telefono, e altri
che invece si svegliano con altre idee. C’era tutta un’umanità, che diciamo
pari al 99,9%, che si svegliava preoccupata, immersa in preoccupazioni inutili,
e un’altra parte invece che si svegliava animata da un grande disegno. Questi
sono i due tipi di umanità che già i Greci riconoscevano; esisteva già una
speciazione in corso, l’umanità produceva già due rami. Gli umani che si
biforcavano erano pochi, così pochi che addirittura i Greci gli riconoscevano
una semideità, una semidivinità. Poi l’indagine è ancora in corso, se questo
numero sta aumentando nel tempo, se queste cellule stanno aumentando o sono
stabili o il loro rapporto rispetto all’umanità in generale è in crescendo o si
sta riducendo ma fatto sta che sicuramente questi due tipi umani esistono.
Esistono al punto tale che, se vi ricordate le parole di Caligola “se io sono
uomo voi siete animali, se voi vi riconoscete come uomini allora io sono un dio”,
e con questo voleva stabilire la differenza tra gli uomini.
Questa è
una visione fatta in scala: non possiamo mettere gli uomini tutti sullo stesso
piano, e tutti i tentativi fatti nel corso della storia dell’umanità, nella
storia della civiltà di rendere gli uomini uguali sono falliti. Vi ricordate
quell’esperimento di cui vi ho parlato, di 2800 anni fa, in cui la formula per
scacciare Teodoro fu “Vai con gli altri,
qui non ti vogliamo, tu che vuoi essere migliore”. Altri tentativi
probabilmente sono ancora anteriori; i tentativi di veder sparire queste
differenze tra gli uomini sono visti come terribili, perché danno un senso
della scala. Chi non si prepara non riesce ad avere una visione del mondo in
scala, riesce solo a vedere un mondo in contrapposizione. Non posso accettare
che qualcuno sia avanti per meriti, per qualità, per capacità, ma soltanto per
circostanze fortuite, e allora sento la contrapposizione: perché lui e non io,
perché lì e non qui, perché su e non giù, e in tutte queste separazioni ci
sfugge che in effetti il mondo è un continuo; non è un mondo di
contrapposizione, ma la visione più esatta, la più accurata, la più
intelligente è quella di un mondo fatto di continui.
E allora
tutto il lavoro che è al centro del pensiero creativo, che è quello che noi
stiamo studiando, è fatto per portarci verso una nuova visione del mondo.
Quando incontrerete gente che dirà che questo è un problema, voi direte che è
anche una soluzione; questa è una malattia, ma è anche una guarigione, questo è
sopra, ma è anche sotto, questo è a destra, ma è anche a sinistra. Perché?
Perché uno dei modi più efficaci di osservare la stupidità umana è stato quello
di Swift, che nel suo racconto fantastico dei viaggi di Gulliver scopre che
anche in quel micro mondo di esseri piccolissimi esisteva una mente
conflittuale che si esercitava in tutti i modi possibili, anche inventandosi
due partiti di cui uno apriva l’uovo dalla parte di sopra e uno apriva l’uovo
dalla parte di sotto. Poi esisteva il partito dei tacchi alti e il partito dei
tacchi bassi. E’ attualissima l’ironia di Swift applicata all’uomo di oggi,
perché c’è chi darebbe tutta la sua fiducia a Di Pietro e chi crede che sia un
malfattore, chi vuole andare a destra e chi a sinistra, chi vuole andare su e
chi vuole andare giù; in effetti l’uomo cerca soltanto una scusa all’esterno
per giustificare una divisione, una spaccatura che è interna.
Loro avevano l'esatta convinzione che l'essere e l'avere fossero la stessa cosa, e in effetti poi soltanto il tempo ci impedisce di
vedere questa equazione. Accettare questo significa veramente dare una svolta
alla nostra vita, perché nel momento in cui sappiamo che potremo avere soltanto
quello che siamo, che niente può venirci incontro che non ci corrisponda, ci
farà smettere di accusare e ci farà diventare un uomo interiore. Perché noi
scopriremo in noi stessi il motivo e la ragione di tutto quello che ci accade.
Quando l’uomo assume questa responsabilità, “nulla mi accade che io non abbia
permesso”, e “il mio modo di pensare di oggi sta preparando gli eventi che mi
arriveranno tra qualche tempo”, non si può stabilire quanto tempo impiegherà
questo pensiero a trasformarsi in realtà, ma il pensiero è creativo, sempre
creativo.
Un pensiero
positivo crea la possibilità, un pensiero di prosperità crea la prosperità, un
pensiero di infelicità o di povertà crea la povertà e l’infelicità. Allora la
prima responsabilità è il management del proprio sentire, il management
interno; la nostra prima gestione riguarda un’impresa interiore. Ognuno ha ciò
che si merita, si dice anche nella saggezza popolare, perché essa si costruisce
attraverso i secoli e in qualche modo è come una visione dall’alto che
abbraccia un certo numero di secoli. Quando noi cominciamo ad avere queste
compressioni, cioè quando riusciamo a prendere un arco di tempo
sufficientemente lungo e a comprimerlo per cercare di capire, questa
compressione ci porta in una verticale: noi ci innalziamo e guardiamo un
fenomeno, e guardandolo nel tempo cominciamo a dire “Ecco perché”. Perché il
tempo si annulla.
Se io sono
sull’Empire State Building e sto guardando due macchine che si stanno venendo
incontro, una sta svoltando l’angolo e sono quasi in rotta di collisione, mi
rendo conto che queste si incontreranno in un certo punto, è come se io avessi
la possibilità di vedere il futuro; ma nessuno di quelli che stanno sul piano
riesce a sapere che sta per accadere qualche cosa, cosa che per me è evidente.
Quest’innalzamento, questo sollevamento della visione è uno scollamento dal
piano; noi stiamo studiando i modi di scollarci dalla superficie, di avere o
mantenere il più possibile la frequentazione del mondo verticale. Questo mondo
verticale è il mondo delle soluzioni, è il mondo delle idee, è il mondo della
felicità e della prosperità. E’ come la caverna di Alì Babà: c’è un posto dove
io posso andare in questa caverna, e il futuro è già lì, è già presente.
Sappiamo
già che sconfiggeremo l’AIDS, sappiamo già che conquiste della scienza e della
tecnica sono a portata di mano, ma quando le raggiungeremo, quando diventeranno
realtà? Quando l’uomo sarà pronto, non prima. Quindi, scienza e coscienza viaggiano insieme, e noi non possiamo avere scientificamente
quello che non siamo preparati a ricevere dal punto di vista della coscienza.
Cioè un’umanità impreparata non dovrebbe avere una tecnica che non è in grado
di dominare con la propria comprensione. Non c’è nessun animale che dalla
natura riceva una forza, qualunque sia, che non sia controllabile dal suo
sistema nervoso. Più un animale è forte e potente, più è capace di controllare
la propria forza: se questa è una legge naturale applicabile all’uomo e alle
società, che è una nostra estrapolazione di cui dobbiamo prenderci la
responsabilità, riusciamo ad accertare che un uomo non può avere più potere di
quanto sia in grado di gestire. E questa gestione è proprio il suo sistema
nervoso, il suo pensiero. Il nostro pensiero controlla la realtà e addirittura
la crea.
Quindi questa era la
visione dei Greci: la corrispondenza tra il pensiero, perché “conosci te
stesso” significa avere consapevolezza del proprio pensare e sentire, e il
futuro. Allora se io so, conosco il mio pensare, so anche il mio futuro; se io
prendo adesso un frammento dei miei pensieri so anche cosa posso attendermi
dalla vita. E’ una notizia buona e anche cattiva insieme, quindi non è né buona
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