mercoledì 27 luglio 2016

"Il mondo delle ombre" di Stefano D'Anna

Stiamo facendo questo lavoro per vedere com’è difficile accedere al sogno, quindi com’è difficile entrare in quel mondo speciale che stiamo tentando di esplorare, di cui stiamo comprendendo le vie di accesso, stiamo disegnando le mappe, cercando di capire come comportarci dato che è soggetto a leggi molto diverse. Noi che siamo abituati alle leggi di Flatland, pianeta piatto, mondo conflittuale, dove la mentalità dominante è quella dell’uomo in conflitto prima di tutto con se stesso, prima spaccato dentro di sé in mille parti, e poi in conflitto con l’esterno, che accusa, che si lamenta, che si giustifica ecc. Dall’altra parte c’è un altro mondo verticale a questo, di cui noi dobbiamo studiare la via di accesso.
C’è qualcosa dentro di noi che deve diventare un fatto esterno, il passaggio tra questo mondo ideale e il mondo della vita, dell’azione, quello che ci sembra concreto, ma che in realtà, come ben intuì e capì Platone è il mondo delle ombre. Allora noi cominciamo a capire che l’economia è la proiezione di qualche cosa d’altro; quando noi cerchiamo di cambiare l’economia con l’economia non succede nulla. 



Se l’economia è soltanto un’ombra, che cosa è l’oggetto, che cosa c’è dietro, qual’è il mondo reale, il mondo concreto? Pensate che capovolgimento di mentalità dobbiamo fare per capire che tutto quello che vediamo e tocchiamo in effetti sono le ombre, e quello che è quel mondo invisibile è il mondo delle cause, il mondo delle soluzioni, ed è lì che noi possiamo trovare la chiave per risolvere i problemi che affliggono l’umanità. Ed è sempre stato così: tutte le volte che si è trovata una soluzione, se andiamo a guardare bene vediamo che è stata presa in questo mondo straordinario dove alcuni uomini riescono ad accedere. Quando riescono ad accedere diventano di tipo speciale, sono uomini straordinari, sono i “remarkable men”.
Ci sono due specie in conflitto: da una parte c’è la massa degli uomini, che hanno questa mente conflittuale, dall’altra c’è l’individuo, che come l’uccello solitario punta verso mete inconcepibili, impossibili per chiunque altro perfino da immaginare, e straordinariamente riesce anche a renderle concrete, a realizzarle. Questi uomini speciali, che fino a oggi nascevano in modo spontaneo, cominciano probabilmente a diventare più frequenti. 
Stiamo parlando di qualche cosa che è la prossima rivoluzione: la metanoia. E’ una rivoluzione del pensiero, molto più rapida delle precedenti. Si tratta di concepire quali sono gli elementi che caratterizzano questa nuova psicologia, che soltanto l’educazione può individuare e trasferire. Per cui noi dobbiamo rieducarci: siamo stati educati in modo tradizionale per avere una psicologia di tipo conflittuale, una logica binaria, e dobbiamo entrare in una nuova specie psicologicamente diversa che è fatta di un altro modo di pensare che noi chiamiamo la psicologia verticale. E’ la nascita del “vertical man”.
Ormai le differenze non sono più visibili, le differenze sono ormai soltanto psicologiche. La vecchia umanità aveva un “vantaggio”, che il mondo era tranciato in parti molto ben visibili: il sì e il no, il bello e il brutto, il buono e il cattivo, l’alto e il basso, e la mente si manteneva facilmente duale perché tutto nasceva per contrasto. E’ come paragonare la visione di una rana a quella di un uomo: la rana vede soltanto le ombre, per cui se una cosa le si agita davanti ed è al di sotto di certe dimensioni salta e cerca di mangiarsela, se è al di sopra di certe dimensioni si spaventa e scappa. Non ha altri riferimenti. L’uomo ordinario è così: o una cosa lo attrae e ci salta su, oppure ne ha paura e scappa, ma vede soltanto l’ombra, non è che capisce di che cosa si tratta. Noi dobbiamo avere invece una psicologia completa che ci permetta di capire di che cosa si tratta. Quindi eventualmente non ci spaventiamo quando gli altri si spaventano e non saltiamo quando gli altri saltano.
Questo è un uomo che ha un comportamento diverso da quello degli altri, è un essere straordinario. Essendo imprevedibile, è anche una preda più difficile. Ora, vi ricordate l’esperimento di Pavlov sui riflessi condizionati del cane? Più le nostre reazioni sono meccaniche, più si avvicinano a quelle dell’animale. Quando il cane non riesce più a stabilire qual’è il segnale, e quindi che cosa seguirà, entra nella nevrosi, diventa nevrotico. L’umanità della vecchia psicologia sta entrando in questa fase, poiché si cominciano a sovrapporre gli elementi: la destra e la sinistra non sono più riconoscibili, le differenze non si vedono più perché cominciano ad essere interne. Chi non ha questa profondità non vede più le differenze perché superficialmente il mondo comincia a sovrapporsi. Le differenze non sono più grossolane, ma sottili; quindi occorre un uomo con una vista speciale.
Avere paura significa essere già sconfitti internamente. La paura è animalesca; ogni volta che abbiamo paura ci avviciniamo alla bestia, ed essere liberi dalla paura è un diritto dell’uomo. Un giorno avere paura sarà considerato immorale, criminale, quello che per l’umanità ordinaria oggi è una condizione normale. Allora: i confini delle nazioni si stanno eliminando, il denaro sta sparendo, i confini delle religioni si stanno cancellando; ad un certo punto esternamente non riusciamo a vedere più quelle differenze che una volta orientavano l’uomo. Quindi, se non arriva un uomo che ha inserito nella propria visione un elemento di profondità entreremo nella nevrosi collettiva, in mancanza di quegli elementi che una volta costituivano i riferimenti più sicuri per orientare la propria vita.
La capacità di padroneggiare le proprie emozioni, di essere veramente padroni della propria azienda interna, è un fatto fondamentale per tutto quello che noi dovremo fare; quindi la vera scuola è quella di eliminazione della zavorra.
Io credo che sia interessante ricordare quello che fece una volta Rockfeller; lasciò detto e scritto ai suoi eredi “Ricordatevi che il vostro patrimonio non è vostro, noi siamo soltanto i responsabili di questa fortuna, la dobbiamo solo gestire ed amministrare per il bene del paese e per il bene degli altri. Quindi ricordatevi che non è nostra”. Nel momento in cui noi abbiamo questa attitudine, non possiamo avere paura. La paura c’è invece quando noi viviamo in questa stupidità, che tutto è nostro, lo abbiamo creato, e eventualmente possiamo perderlo. Ma noi possiamo perdere solo quello che non ci appartiene: quello che ci appartiene non ce lo può togliere nessuno. Quello che noi abbiamo guadagnato in quel particolare punto della nostra vita e che si chiama essere non ce lo può togliere nessuno. Cambieranno le leggi, ci saranno delle rivoluzioni, ma state sicuri che un uomo che ha costruito sulla roccia non può perdersi. Quindi noi dobbiamo costruire questa solidità, che è quella preparazione interna di cui stiamo parlando. Dobbiamo perdere la zavorra; tutte le volte che noi abbiamo emozioni negative, dobbiamo capire che ci stanno appesantendo.
In quell’aerostato che è la nostra vita, che deve andare verso questo mondo superiore delle soluzioni, lì dove basta allungare la mano per trovare l’idea del futuro, in quell’area noi ci arriviamo soltanto con la leggerezza. Self observation: ma è un lavoro che deve essere protratto nel tempo, è un lavoro che dobbiamo fare adesso per essere pronti quando ci saranno le sfide che ci attendono.
Stiamo entrando in un’epoca in cui si abbattono le frontiere, sparisce il denaro, scompaiono le religioni, la differenza tra i sessi comincia ad essere sempre più labile: è stata annunciata la nascita di un uomo che non è né maschio né femmina, che è sia l’uno che l’altro. Quindi a un certo punto lo inviteremo, e ci faremo spiegare che cosa significa vivere questa ambiguità in un mondo che non sa che cos’è l’ambiguità, che cos’è la visione senza opposti. Una visione in cui un essere non è né uomo né donna, è soltanto un essere e va giudicato per la sua interiorità, per la sua responsabilità, per il suo grado di amore, per il suo sogno, per la sua capacità di concepire cose grandi e di realizzarle. Questo deve essere: senza credi, senza differenze di censo, di religione, di nazionalità; questa è una nuova umanità. Chi è pronto ad entrare in questo nuovo mondo? Soltanto i sognatori sono pronti, perché anticipano di anni, anni e anni quello che verrà.
Noi lanciamo continuamente dei messaggi precisi; e anche quando siamo da soli in una stanza, e soprattutto quando siamo da soli in una stanza, noi stiamo lanciando messaggi al futuro. Pensate a quel film straordinario che è “Ritorno al futuro”, in cui lui facendo un viaggio a ritroso modifica un movimento del padre e così facendo ne modifica tutta la vita. Il predatore è sempre in agguato, per grazia di Dio, perché ci deve consentire di migliorarci: ed è implacabile, ci ascolta continuamente.
Quindi non è che se noi stiamo al chiuso di una stanza noi non stiamo mandando messaggi: perché questi messaggi sono registrati nell’essere. Appena noi andiamo fuori da una stanza, dove abbiamo fatto la cosa più orribile del mondo, o la più stupida, o la più ignorante, tanto non ci ha visti nessuno, il mondo ne è immediatamente informato. Come ha fatto? Noi abbiamo una “black box” come quei camionisti, che si dicono “Ah, non c’è la polizia, adesso mi metto a correre”, e la black box registra. Poi lo fermano, gli dicono di far vedere la black box, e gli dicono “Come mai lei ha fatto tanti chilometri in tanti minuti? Allora lei ha corso”. “Ma come fate a saperlo?”. Voi andate nel mondo, incontrate un altro uomo che è un millimetro più avanti di voi, e immediatamente lui sa tutta la storia. Non sa esattamente fisicamente cosa avete fatto, ma sa che c’è stata una degradazione.

C’è un uomo che commette un omicidio, nessuno lo ha visto. Ma come esce per strada, passa una macchina e lo sporca da capo a piedi con l’acqua di una pozzanghera; è come se venisse riconosciuto. L’uomo, anche se non l’aveva visto nessuno, va e si costituisce”.



La macchia interna in effetti il mondo la rende anche visibile; io vi sto parlando di una cosa di una concretezza estrema: un uomo, qualunque cosa faccia, qualunque cosa dica, qualunque cosa pensi, qualunque movimento è registrato nell’essere. La navigazione della nostra vita è tutta registrata in questa black box: una parte di umanità ne è consapevole, un’altra parte non ne è consapevole. C’è una parte di umanità che sa, e un’altra parte che invece crede di potersi nascondere. Ed è una fondamentale differenza. 
Nel momento in cui noi pensiamo così siamo diventati un’altra specie. Vi rendete conto che per uno che sa che in una stanza qualunque movimento faccia, qualunque cosa stia pensando viene visto, non è mai solo e nascosto, può diventare un’ossessione: chi entra in questa forma di autoosservazione, all’inizio sente questa difficoltà di riuscire a capire che ogni cosa è registrata.
Oscar Wilde rende questa cosa nel “Ritratto di Dorian Gray”: tutto quello che io faccio, che apparentemente non lascia tracce, resta da qualche parte registrato. 



Ricordate la storia? E’ un uomo che riesce a conquistare l’immortalità, l’eterna giovinezza, che però poi usa per danneggiare il prossimo, per traviare delle giovani approfittando della sua bellezza fisica e della sua eternità. Tutto il male che lui fa invece di lasciare delle tracce su di lui vanno a trasferirsi su un suo ritratto che è in soffitta, un quadro che lo ritrae. Quindi quando poi lui va in soffitta un giorno e vede questo quadro si trova davanti un essere orribile.
Quindi, quest’idea che da qualche parte viene tutto registrato è sempre esistita. Se noi a caldo seguiamo la traccia di qualsiasi cosa che ci accade oggi, potremo trovare la causa. E la causa è sempre dentro di noi. Il mea culpa diventa l’esatta comprensione di tutto questo: alla fine di tutto quello che accade, io posso andare sempre indietro a cercare l’origine dentro di me. Che cos’è? Tutta la zavorra, tutto il pensare negativo, tutte le emozioni stupide, tutto l’appesantimento che ci stiamo portando dietro, che ci schiaccia su Flatland e non ci permette di sollevarci. Quando ci si libera da tutto questo si è veramente liberi, perché tutte le paure dell’uomo sono immaginarie. L’uomo, vivendo e nutrendosi di paure immaginarie, di dubbi, di passato, di stupidità, di terrori, di orrori e di tutte le cattiverie possibili, si appesantisce sempre di più. Quando arriva il momento in cui ha bisogno di coraggio, di forza perché arrivano le sfide, non li trova.
Automaticamente, tutto quello che accade internamente a un uomo sta decidendo anche gli eventi esterni. L’unica cosa che ci impedisce di vedere questo è il tempo. La paura è quello che ci dice che non siamo ancora preparati; questo è il nostro lavoro: noi dobbiamo continuamente prepararci. Questo significa essere continuamente sgombri, liberi, puliti, felici, gioiosi con il sogno davanti di quello che noi vogliamo fare senza mai allontanarci da questo. 

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