mercoledì 12 novembre 2014

"Il cucù dell’esistenza" di Stefano D'Anna

«Da bambino giocavi a Cucù… »
Immediatamente il film della vita srotolò all’indietro i suoi fotogrammi. Il sole era oro liquido che verniciava smalti e sbrecci dell’antico terrazzo lasciando sul suo cammino lucertole a bocca aperta, colte di sorpresa ed immobilizzate tra un vaso di basilico ed uno di traboccanti gerani. Uno di noi, a turno, ‘andava sotto’, appoggiava al muro un braccino esile esile, vi premeva contro gli occhi e contava. Gli altri correvano a trovare un nascondiglio. Cucù era il grido lanciato a chi veniva preso di sorpresa, scovato, spaventato.
«Così fa l’esistenza… Cucù!» riprese il Dreamer, imitando perfettamente quel suono della mia infanzia e penetrando nel mezzo dei miei ricordi.Tentai di non distogliermi da quelle immagini, per trattenerli ancora un poco, provai a dare un nome ai volti di quegli scugnizzi luminosi, ma essi stavano già svanendo, portando via con sé un profumo incantato d’infanzia.
«L’esistenza viene a scovarti, dovunque tu sia, e mette la maschera più terribile per rivelare lo stato in cui sei. Di cosa hai paura? Di diventare povero? Di essere abbandonato? Di ammalarti, di perdere una proprietà o il lavoro? Quella è la maschera che l’esistenza indosserà per spaventarti.
Qualunque sia la paura di un uomo, essa si materializza in eventi che egli dovrà incontrare sulla sua strada. Come esami non superati, prima o poi dovrà nuovamente affrontarli.»

Non avevo bisogno di ricapitolare mentalmente le mie esperienze per sapere che il Dreamer stava dicendo il vero. E tuttavia resistevo a quelle idee. Mi sembrava aberrante la visione di un meccanismo planetario fatto per mantenere l’umanità in uno stato permanente di paura, di precarietà, sotto il tallone di una continua minaccia.
«Solo sotto minaccia un uomo ordinario può trovare la forza di fugare le ombre, i fantasmi creati dai suoi traumi infantili, dai suoi sensi di colpa…Un uomo reale non ne ha bisogno… Vive perpetuamente in uno ‘stato di certezza’» chiarì il Dreamer, e sottolineò l’espressione con un tono
particolare della voce, per evidenziarne l’importanza.
Ero perplesso. Quella che stavo ascoltando mi appariva la teorizzazione di un’ingiustizia planetaria. L’umanità sarebbe divisa in due specie: una felice e spensierata, benedetta da un senso di certezza incrollabile, e l’altra, immensamente più grande, in preda a paure, tremante, in perpetua attesa
di problemi e sciagure. Glielo dissi e trovai il Dreamer in una disposizione d’animo inaspettatamente comprensiva. Nel mondo del Dreamer anche fare una domanda richiedeva cautela e attenzione. In Sua presenza ero continuamente vigile a cosa pensassi, a cosa sentissi, ad ogni più piccolo movimento, a una intonazione, a uno sguardo. Questo trasformava ogni momento accanto a Lui in ‘lavoro’ di Scuola. All’opposto, lontano dal Dreamer, la mia capacità di attenzione si disgregava, attratta in mille direzioni, e con essa tutto il mio Essere si frammentava.
«Anche l’uomo ordinario si sente sicuro; le sue certezze sono le sue paure… i suoi dubbi sono la sua verità. Li ama e non se ne separerebbe per nulla al mondo. Fin dall’infanzia si è nutrito di paure illusorie, ha mangiato il frutto della sua immaginazione negativa, della sua creatività a rovescio.
Perciò scambia le ombre per avversità reali e vive e si sente costantemente sotto minaccia… »
Il Dreamer mi spiegò che la dolorosità di questa condizione a poco a poco non si sente più; essa viene percepita come tutt’uno con l’esistenza. Dolore ed insicurezza diventano componenti naturali della vita, ringhiere familiari, rassicuranti ad un punto tale che abbandonarle sarà un’impresa impossibile per la maggior parte degli uomini.
«Feel safe − mi esortò − Fuori non c’è nessun nemico… In realtà sei sempre tu che minacci te stesso. La gente non si sente mai al sicuro. Anche quando un uomo è ricco e, apparentemente non ha nulla da temere, si sente dubbioso, in uno stato di continua precarietà e vive nella paura, nella incertezza, nel dolore… È la sola occupazione che conosce… un’attività che governa tutta la sua vita.»
«Allora non c’è rimedio... »
«Non ci sono metodi per sentirsi al sicuro − mi disse il Dreamer − non ci sono porte blindate né casseforti o bunker, né ci sono precauzioni che si possano prendere.» Poi recitò:
Only a real dreamer can feel safe.
Dream is safety.
Doubt, fear, sufferings are illusions,
but ordinary man’s sole reality.
Chiusi gli occhi e mi lascia cullare da questa filastrocca del Dreamer…provai il senso di sicurezza, di invulnerabilità che solo un bambino sente, nonostante sia circondato da adulti paurosi, ansiosi... Tentai di andare indietro, ancora più indietro, fino a ritornare ad essere un feto ancora nell’utero. Allora ‘ricordai’ quell’integrità senza scalfitture, quell’innocenza senza la più piccola separazione, e fluttuai nel liquido amniotico di un oceano di certezza senza limiti.
La voce del Dreamer recitò gli ultimi versi:
« …To be safe you have to be without sin… without blame…»
In un lampo, mi fu chiaro che un uomo può essere attaccato solo da nemici interni. Chi mente, chi simula, chi inganna, una persona peccabile, incerta, dubbiosa… chi ha paura, non ha modo di sfuggire. Sono le sue stesse paure che aprono le porte ai ladri… Mi sentii perduto! …e con
me sentii che tutta l’umanità era perduta, condannata ad una perpetua insicurezza.
Chi avrebbe mai potuto farcela? Uno stato di irrimediabile sconforto prosciugò quell’universo e la sua aridità sabbiosa prese rapidamente il posto del liquido di certezza in cui stavo nuotando. Scivolai verso condizioni dell’Essere sempre più dolorose e lontane.
«Solo un uomo capace di puntare tutto su se stesso, solo un uomo che ‘vuole’, che chiede e cerca di cambiare con tutte le sue forze, può farcela − intervenne il Dreamer arrestando quella mia caduta − E anche se agli occhi dell’umanità ordinaria egli appare un temerario, una persona che vive ad alto rischio, o addirittura un incosciente, un uomo guidato dalla integrità e dalla serietà è costantemente accompagnato da questo ‘senso di salvezza’. Solo lui sa che in realtà non sta rischiando nulla. Nel business, nelle imprese apparentemente più temerarie, chi ha questa certezza non
può essere attaccato, non può fallire.
Qualunque cosa tocchi si arricchisce e moltiplica; sotto qualunque circostanza, anche la più disperata, trova sempre la soluzione. E gli eventi e le circostanze gli danno sempre ragione perché lui stesso è la soluzione”.
Continuò la filastrocca.
Feel safe permanently.
Be safe and feel immortal right now.
Poi, col tono sommesso di chi sta confidando un segreto, disse:
«Anche se l’uomo ordinario si sente costantemente sotto minaccia ed ha sempre paura di qualcuno o qualcosa, in realtà non c’è nulla e nessuno che può nuocergli dall’esterno. Il mondo è la proiezione, la materializzazione del nostro ‘sogno’… o dei nostri incubi. Il mondo può essere un paradiso o
un inferno. Dove vivere lo decidi tu!»
Il Dreamer si fermò per darmi il tempo di annotare queste parole sul mio inseparabile taccuino, poi concluse:
«Be free from fear!… Fearlessness is the door to certainty and integrity and yet no amount of effort can make you fearless. Fearlessness comes by itself when you realize that there is nothing to be afraid of.»
La rivelazione del Dreamer che nessuna minaccia è esterna mi stava mettendo davanti ad una voragine senza fondo. La prospettiva di vivere senza paura, di sostenere una condizione dell’Essere che richiedeva uno stato di vigilanza senza tregua, l’attenzione incessante a filtrare anche il più piccolo granello d’inferno, la sentii più minacciosa della nostra trepidante condizione.
Aver paura, essere dubbiosi, sentirsi minacciati dagli accadimenti della vita, era l’unica nostra certezza ed infine, la quintessenza di quello che è considerato uno stato naturale dell’uomo.
L’idea di una umanità senza paura era ripugnante quanto la prospettiva di vederla trasformata in una nuova razza distante da me e dalla mia concezione di uomo più di una specie extraterrestre.
La minaccia alla nostra insicurezza è più spaventosa della paura stessa, come l’idea della immortalità è più inaccettabile della certezza di morire.
Fui assolutamente sicuro che ogni uomo sarebbe stato pronto a sacrificare la sua vita per difendere, per sé e per le future generazioni, il diritto di avere paura e di soffrire.
«Dietro ogni dolore, paura, dubbio, incertezza si nasconde un pensiero distruttivo; e dietro un pensiero distruttivo, c’è la causa delle cause: l’idea della inevitabilità della morte − riaffermò il Dreamer, e aggiunse − Questo è il vero killer dell’umanità… l’origine di ogni sventura dell’uomo, di ogni guerra e di ogni criminalità nelle civiltà da lui create. La consapevolezza di questo seme di morte nell’uomo cancellerebbe per sempre la morte fisica dalla sua esistenza. La morte e ogni limite, come ringhiere, mettono l’uomo ordinario al riparo dallo sconcerto dell’infinito.»
Il Dreamer mi spiegò che il senso di morte che l’uomo si porta dentro sembra originarsi al momento della sua nascita, anche se in realtà ha origini molto più lontane.
Venendo al mondo la prima sensazione dell’essere umano è quella di soffocare, di venire sopraffatto.
Nelle nostre società, cosiddette civili, la vita ha inizio secondo un rituale tra i più brutali, che il Dreamer definì ‘un vero e proprio benvenuto all’inferno’.
Partorito nel dolore, accolto dalle luci accecanti di una sala operatoria, dalle voci concitate dei medici e dalle grida della madre, sculacciato e sdraiato su una fredda superficie d’acciaio, il neonato incontra la paura come prima impressione e dal quel momento, come nell’imprinting delle oche, la seguirà come la sua vera genitrice.
«Da allora nulla ci apparirà più familiare del gusto dolciastro della paura» affermò il Dreamer. Tutta la vita di un uomo ordinario sembra controllata da questo primo attimo, dall’esperienza di quel fuoco liquido che ha sentito attraversargli i polmoni terrificante passaggio da essere acquatico ad essere d’aria. «L’abbandono della paura è il primo passo verso l’integrità, verso l’unità dell’Essere – completò il Dreamer – sulla paura non si costruisce niente né si può aggiungere intelligenza. L’assenza di paura è la prima legge del guerriero. La paura ti fa dipendere da un impiego e ti spinge a rifugiarti nella malattia, come hai già fatto in passato.»
La voce del Dreamer assunse il tono di una burbera esortazione quando mi ordinò:
«Trasforma la paura in opportunità!… L’uomo ha due soli sentimenti: la paura e l’amore. Essi non sono opposti tra loro… Sono la stessa realtà su piani diversi dell’Essere… La paura è l’amore degradato, l’amore è la paura sublimata.»


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